True crime, i crimini realmente accaduti, oggi vanno di gran moda: la storia del Dottor Cream è una delle più misteriose e ha lasciato una traccia attraverso ben due continenti; le sue vittime accertate sono 9, ma si suppone che siano molte di più, e in punto di morte alcuni testimoni lo hanno sentito pronunciare alcune parole che lo collegherebbero anche a un altro celebre caso d’omicidio.
Chi era il dottor Cream
Thomas Neill Cream nacque nel 1850 a Glasgow, in Scozia ma la sua famiglia si trasferì nel 1854 in Quebec, in Canada. Fu uno studente eccellente a scuola e, successivamente, al college. Frequentò la McGill e si laureò a Montreal nel 1876 con una tesi sul cloroformio. Si trattava, in quegli anni, di un argomento molto in voga fra i medici, in quanto l’anestesia era da poco utilizzata in sala operatoria, e se ne stavano ancora valutando effetti e risultati.
SI può pensare che Cream volesse diventare un medico per vocazione, ma la realtà che si delineò nel tempo era molto diversa. Poco tempo dopo, infatti, mise incinta una ragazza, le praticò un aborto, e quando i familiari di lei compresero la situazione lo costrinsero a sposarla. dovettero condurlo all’altare sotto minaccia di una pistola.
La luna di miele era appena finita quando Cream partì di notte per l’Inghilterra, lasciando un biglietto per sua moglie. stranamente, rimase lontano abbastanza a lungo affinché gli giungesse la notizia della morte della moglie per tubercolosi: in seguito fu accusato della sua morte.
Vedovo, si trasferì a Edimburgo per esercitare la professione medica, ma quando una donna con la quale avrebbe avuto una relazione fu trovata morta, incinta e avvelenata dal cloroformio in un vicolo, nell’agosto del 1879, Cream fuggì negli Stati Uniti.
Thomas Neill Cream e gli aborti a Chicago
il dottor Cream fuggì a Chicago, dove aprì in tutta tranquillità uno studio medico nei pressi della zona a luci rosse, dove offriva i suoi servizi alle prostitute: lì gli aborti illegali erano il suo pane quotidiano.
Nel 1880 e nel 1881 tre sue pazienti morirono in conseguenza dei suoi interventi: Mary Anne Faulkner, Miss Stack, Alice Montgomery: quest’ultima morì per avvelenamento da stricnina in una pensione dopo un intervento di Thomas Cream.
La modalità degli omicidi di Cream era sempre la stessa, ma non c’erano mai prove sufficienti, in quel periodo, per poter imputare al medico gli omicidi.
Il primo arresto
Il 14 luglio 1881, un paziente di Thomas Cream, Daniel Stott morì per avvelenamento da stricnina nella Contea di Boone, in Illinois, dopo che Cream gli aveva fornito un presunto rimedio per l’epilessia. La morte fu attribuita a cause naturali, ma lo stesso Cream scrisse una lettera al coroner chiedendo di fare un’autopsia, nella “convinzione” che il farmaco richiesto da lui fosse stato alterato e attaccando il farmacista per la morte. Il medico legale fece le prove richieste, trovando una dose di stricnina sufficiente a uccidere sei uomini. ma ad essere arrestato, finalmente, fu Cream, insieme alla signora Julia A. (Abbey) Stott, che era diventata l’amante di Cream: gli investigatori avevano le prove che il medico le aveva procurato il veleno per uccidere il marito. La donna, messa alle strette, aveva testimoniato per evitare la reclusione, incolpando Cream, lasciandolo da solo ad affrontare le accuse di omicidio. Fu condannato all’ergastolo alla Joliet Prison. Una notte degli sconosciuti eressero una lapide sulla tomba di Scott che recitava:
«Daniel Stott morto il 12 giugno 1881 a 61 anni, avvelenato da sua moglie e dal Dr. Cream.»
Se pensate che la storia del dottor Stricnina finisca qui, vi sbagliate, perché c’è ancora un po’ di fortuna dalla sua parte.
Il Dottor Cream torna a Londra
Incredibilmente, nemmeno questa volta le sbarre riescono a trattenere il nostro buon dottore. Nel 1887, alla morte del padre, i fratelli Cream ereditano un’ingente fortuna e fra appelli e qualche mazzetta, il fratello di Thomas riesce a far commutare la pena.
Cream fu scarcerato nel luglio 1891. Per la sfortuna dei londinesi, Cream sentì, ragionevolmente, la necessità di togliersi dai piedi dalle Americhe, e di andare in Inghilterra.
Probabilmente per scontare i propri peccati, si mise al servizio dei più umili e dei reietti.
Più probabilmente, trovò negli slums, dove prese alloggio provvisorio al 103 di Lambeth Palace Road, un ottimo bacino dove trovare vittime bisognose dell’aiuto di un medico assassino pronto a praticare aborti e di decidere sulla tavola operatoria se far vivere o morire quel corpo inerte.
Non resistette molto tempo prima di rimettersi al lavoro, giusto il tempo di trovare casa: il primo ottobre la sua nave era attraccata a Liverpool, il 13 ottobre invitò una prostituta diciannovenne, Ellen “Nellie” Donworth a bere un drink con lui. Il giorno dopo stava molto male e morì il 16 ottobre per avvelenamento da stricnina. Durante le indagini Cream scrisse al coroner offrendo il nome dell’assassino in cambio di 300.000 sterline. Scrisse inoltre a W. F. D. Smith, proprietario della libreria W H Smith, accusandolo dell’omicidio e chiedendo soldi per il suo silenzio.
Certo non gli mancava la faccia tosta, né la capacità di osare. Ormai doveva essere in preda a una sorta di delirio di onnipotenza: solo una settimana dopo, il 20 ottobre, si dedicò alla vittima successiva, una prostituta di 27 anni di nome Matilda Clover. la poveretta si ammalò e morì la mattina dopo; la sua morte fu inizialmente attribuita all’alcolismo.
La Stricnina
Ma perché la stricnina?
La stricnina era uno dei veleni conosciuti come tali anche nell’800, prodotti nelle farmacie e venduti come veleno per topi. si estraeva da una pianta, conosciuta come nux vomica, oggi presente nella medicina omeopatica. Si tratta di un veleno che aggredisce il sistema nervoso e provoca una morte dolorosa ma rapida, probabilmente scelta da Cream perché “inesorabile”, non lasciava scampo alle vittime.
Il 2 aprile 1892, dopo una vacanza in Canada (stancante la vita del serial killer), Cream ritornò a Londra dove tentò di avvelenare Lou Harvey, la quale, però, si insospettì per l’insistenza del medico per farle inghiottire le pillole che le aveva dato. Appena si trovò da sola, le gettò nel Tamigi. Se solo avesse pensato di portarle a un farmacista per farle analizzare, avrebbe salvato altre vite…
L’11 aprile, Cream incontrò due prostitute, Alice Marsh, 21 anni, e Emma Shrivell, 18, e si fece portare nel loro appartamento dove offrì loro delle bottiglie di Guinness, che riuscì ad alterare con le sue mortifere pillole. prima che la serata con le ragazze cominciasse, se ne andò, lasciando loro le bottiglie. le due giovani morirono, dopo una lunga agonia.
Thomas Cream comincia a commettere errori
Bene o male, tutti i serial killer prima o poi commettono errori: non sempre la polizia è pronta a cogliere l’indizio o ne ha i mezzi.
Gli errori compiuti da Cream sono legati al suo delirio di onnipotenza e alla sua avidità: in particolare, a tutte le lettere che manda accusando altre persone dei delitti, o insistendo coi medici legali riguardo la riesumazione dei corpi, facendo sì che alcuni particolari scritti in queste lettere facessero arrivare a lui. Il classico “parlare troppo” che diventa un’autoaccusa in pieno stile giallo.
Il suo giochetto di accusare altri degli omicidi gli fece puntare il dito troppo in alto. In particolare, una delle sue lettere di accusa fu rivolta a un medico, che poi divenne pure sir: Mr. William Broadbent. La lettera accusava Broadbent di aver avvelenato Matilda Clover, che tuttavia era ritenuta da tutti deceduta a causa dell’alcolismo. Broadbent inviò la lettera a Scotland Yard.
Per Cream il gioco era finito, perché ormai era possibile mettere insieme tutti i pezzi, la lunga scia di lettere, di morti per avvelenamento che seguivano il suo passaggio. Ma ancora Il medico assassino rimase libero, nella speranza che potesse fornire di persona una prova definitiva: con la sua sicumera, avrebbe magari anche confessato.
‘L’avvelenatore di Lambeth’
Quello che finora era stato soprannominato ‘l’avvelenatore di Lambeth’, ora aveva un volto, ma i delitti, avvenuti in Paesi diversi, costituivano ancora un ostacolo all’arresto e all’attribuzione dei reati.
Non molto tempo dopo la faccenda delle lettere, Cream incontrò un poliziotto di New York che stava visitando Londra. Ancora una volta Cream si lasciò trasportare e diede una descrizione di tempi, vittime e luoghi meglio di una guida turistica creepy, tanto che il poliziotto ritenne di dover riferire ai colleghi inglesi.
La polizia di Scotland Yard mise il dottor Cream sotto sorveglianza, scoprendo subito la sua abitudine di frequentare prostitute. Contattarono la polizia negli Stati Uniti e appresero di una condanna del sospettato per omicidio con avvelenamento nel 1881.
La seconda condanna del dottor Cream
Il 13 luglio 1892, Cream finalmente fu accusato dell’omicidio di Matilda Clover. Dall’inizio insistette che lui era solo il Dottor Thomas Neill, non Thomas Neill Cream, e i giornali nel raccontare la vicenda si riferirono a lui come Dr. Neill la maggior parte delle volte. Il processo durò dal 17 al 21 ottobre 1892. Fu arrestato e condannato a morte.
Meno di un mese dopo la sua condanna, il 15 novembre, Cream fu impiccato alla prigione di Newgate da James Billington. Come era abitudine per tutti i condannati a morte, il suo corpo fu seppellito lo stesso giorno in una tomba senza nome all’interno delle mura della prigione.
Il mistero di Jack
Se non fosse abbastanza quello che sappiamo del nostro medico avvelenatore, un ulteriore mistero circonda la sua morte, avvenuta fra le mura di New Gate. Alcuni dei presenti hanno raccontato che, nel momento in cui la pedana si è aperta sotto i suoi piedi, Thomas Cream abbia iniziato una frase, una rivelazione che avrebbe potuto risolvere un’altra serie di omicidi tutt’ora senza soluzione.
“I’m Jack…”
Possibile che oltre ai delitti commessi con la stricnina Cream abbia sperimentato, nei quartieri limitrofi, altre emozioni agendo di persona sui corpi femminili, con le mutilazioni passate alla storia come i delitti di Jack lo squartatore? Possibile che Cream si sdoppiasse in due diversi modi operandi, uno pulito, a distanza, quasi asettico, l’altro viscerale e coinvolgente?
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