Il caso Manning e Charles Dickens

Il caso Manning e Charles Dickens

Il caso Manning fu uno dei tanti che appassionarono la Londra vittoriana.

Un po’ per tradizione, un po’ per reale morbosità, i vittoriani oggi nel nostro immaginario sono considerati particolarmente interessati al macabro, al misterioso,  all’occulto.

Leggevano i giornali e si appassionavano alle questioni giudiziarie, specie nei casi di omicidio, amavano un certo tipo di arredamento e si interessavano ad argomenti che ci fanno rabbrividire.

Se pensiamo a quali sono oggi gli argomenti più in voga, possiamo dire che non andiamo molto lontano, solo che abbiamo il video a darci idee più precise di quello che accade.

La nostra attuale morale ci suggerisce che fermarsi a guardare un’esecuzione è morboso, eppure molti sono attratti dalla morte, dal passaggio fra la vita e la morte, dagli orrori che ci dovrebbero smuovere l’animo e che ci lasciano sempre più indifferenti.

Questa premessa per portare alla vostra attenzione le parole chiave di questa storia: le indagini e la cattura di una coppia di assassini, la loro pubblica esecuzione, la forte presenza di spettatori e la reazione di uno spettatore in particolare.

Il caso Manning e Charles Dickens

I Mannings – senza empatia

Della coppia certo Marie Mannings è la figura di maggior spicco. Nata in Svizzera nel 1821, aveva trovato un post a servizio di una gentildonna, ma fra le due non correva buon sangue e Marie manifestava già un carattere poco incline ad adattarsi ai dettami dell’epoca. Con la  seconda datrice di lavoro dalla Svizzera Marie si trasferisce in Inghilterra.

Nel dire questo, facciamo entrare in scena, molto prima del palco da cui saranno impiccati, un giovanotto che prometteva di accompagnarsi alla  perfezione con lei: nel 1847 Frederick George Manning, impiegato al porto. Su di lui, prima del dirompente arrivo  di Marie, si sa poco o nulla. ione, dovuta a furti e altri reati minori in cui  era implicato, sente il bisogno di migliorare la propria vita.

Patrick O’Connor e i Mannings

Qui, nella vita di Marie Mannings entra PatrickO’Connor. anche lui lavora al porto, ma la sua vera attività è l’usura, che lo ha reso ricco. Non si sa se fosse vero amore, o se Marie fosse stordita dall’idea di guadagnar qualcosa, ben presto divenne l’amante dell’uomo. Fra i tre si generò  un rapporto  strano, complesso. Una storia a tre? Una equa condivisione delle grazie di Marie?

Sta di fatto che il 9 agosto 1849,  Patrick andò  senza alcuna preoccupazione a pranzo dagli amici, senza sospettare nulla di ciò che sarebbe accaduto.

Il caso Manning e Charles Dickens

L’omicidio

I Manning, da come si mossero nei giorni successivi, dovevano aver organizzato un piano: uccisero il loro ospite sparandogli a distanza ravvicinata nella parte posteriore del cranio, poi seppellirono il suo corpo sotto le lastre di pietra in cucina.

Fu una scelta un po’  troppo ottimista: una settimana dopo la polizia notò, il 17 agosto,  un pietra angolare umida sul pavimento, attorno alla quale la terra era morbida.

Lo stesso giorno la signora Manning lo stesso giorno, Marie si preparò alla fuga, separandosi dal marito: si recò a casa di O’Connor, Greenwood Street, Mile End Road, rubando le azioni ferroviarie e il denaro del morto. Il giorno successivo ritornò per completare la rapina.

Marie fuggì Verso Nord con la maggior parte del bottino, il marito con la parte più piccola, rifugiandosi in Cornovaglia, a  Miniver Place, presso James Coleman, il padrone di casa che risiedeva a 1 Miniver Place. In seguito costui fornì ulteriori prove al processo.

credits: Gettyimages

I Mannings: una condanna esemplare.

La coppia, durante gli interrogatori, scoppia, accusandosi a vicenda dell’ideazione del piano.

I giornali si riempiono di scabrose rivelazioni, orripilanti particolari.

Non è Jack lo Squartatore con i suoi 5 delitti, non è il dottor Cream sospettato di centinaia di  delitti, ma la legge prevede per i killer seriali e per tutti gli altri la stessa pena: impiccagione.

Ed ecco sul nostro palco nuovi personaggi: giudici e avvocati con parrucca e toga, poi un pastore che riconcilia la coppia con Dio, ma nulla può per quel matrimonio sciagurato.  Eccoci qui, tutt’intorno alla Horsemonger Lane Gaol di Londra, il 13 novembre 1849, sul cui tetto sono in attesa le ruvide corde annodate. La folla è inimmaginabile, si contano migliaia di persone di tutti i ceti sociali. Herman Melville, lo scrittore, addirittura paga i proprietari di una palazzina adiacente per vedere meglio.

Gli spettatori sono trentamila.

Nella folla, una coppia di inossidabili amici, che forse, riconosciuta, attirerebbe parecchia attenzione: Charles Dickens e Wilkie Collins. Sempre attenti alla realtà e alla situazione sociale, i due attendono in mezzo alla folla.

Ecco che il nostro palco ancora si anima, per l’ultima volta oggi: Marie e Frederick, senza parlarsi, vengono condotti al patibolo.

 

I Mannings al patibolo

La particolarità di questa esecuzione è che dal 1700 non c’è stata più nessuna esecuzione di coppia. Forse ci si aspettavano parole d’amore fra i due, mani tese nell’ultimo sforzo… ma quello che la gente vide fu un’esecuzione come tante, come tutte quelle in ai condannati non veniva tolta solo la vita, ma anche  la dignità di morire senza pubblico. La duplice e contemporanea impiccagione dei coniugi Manning fece superare perfino la paura  del contagio per il colera che si stava diffondendo a Londra.

Il giorno precedente l’esecuzione Marie aveva tentato di suicidarsi lacerandosi con le unghie la trachea ma era stata fermata in tempo per essere giustiziata il 13 novembre 1849 contemporaneamente con il marito.

Questo colpì molto Dickens e Collins.

Dickens reagì rapidamente, scrivendo  al Times sostenendo che le esecuzioni pubbliche erano disumane. Nella lettera, descriveva vividamente l’esecuzione e le azioni delle folle che si erano radunate per assistere. Passarono altri 20 anni prima che le impiccagioni fossero condotte all’interno delle mura della prigione.

Cinzia Tani, Assassine, Edizioni Mondadori, 2014 – Cap.VIII

https://www.bl.uk/collection-items/mr-charles-dickens-and-the-execution-of-the-mannings-reprinted-from-the-times

 

 

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