Victorian true crime – le assassine in corsetto

Victorian true crime – le assassine in corsetto

Victorian true crime – le assassine in corsetto – in questo periodo i crimini reali, soprattutto gli assassini del passato vanno molto di moda. Grazie alle ricostruzioni dei vecchi e nuovi media, di youtube, del fascino rinato dei cold case, c’è una caccia all’assassinio più efferato da raccontare. A volte – sempre – c’è da chiedersi come sia possibile che certi fatti accadano. Non viviamo in una horror story, con spettri che escono dagli armadi, ma in un mondo dove all’improvviso madri diventano carnefici dei figli, padri sterminano famiglie…

Spesso nelle dirette ricordo agli spettatori che Jack the Ripper è forse uno  dei più famosi serial killer, ma non è stato di sicuro il più prolifico: altri hanno mietuto molte più vittime, in modi anche più efferati,  e sono caduti nel dimenticatoio.  Il “successo” di Jack + dovuto al fatto di essere stato ripescato all’inizio del profiling, di avere fra i sospettati personaggi illustri, di essere stato il primo a essere indagato dopo diversi devenni  sulla base di indizi ormai indiziari.

true crime vittoriano

Gli estimatori del true crime d’epoca apprezzano particolarmente le avvelenatrici.

IL VICTORIAN TRUE CRIME al  femminile è forse più una necessità che una scelta d’arme: una donna, per eliminare un nemico o una vittima designata, deve usare astuzia, sorpresa, un’arma che non possa essere rivoltata contro di lei. Oppure avere dalla sua la forza della follia, come Lizzie Borden. La maggior parte, perciò, si dilettava fra scelta di veleni e sistemi per la somministrazione di questi. Non è  facile, se la vittima è all’erta: i veleni non sono insapori, e se avete guardato qualche puntata della Fletcher dovreste saperlo.

Le donne preferiscono il veleno per molti motivi, non ultimo, il fatto che sia più “elegante”, non abbia effetto immediato e permetta di allontanarsi dalla scena del crimine prima di vederne gli effetti più volgari, di solito funziona senza dover fare grandi sforzi, a meno che non si decida di spostare il corpo o di disfarsene in qualche modo. Abbiamo già parlato di alcune assassine particolarmente scioccanti, come l’assassina Mary Anne Brough, la balia che uccise decine di bambini, i cui corpicini venivano poi gettati nel Tamigi.

Amelia dyer
Amelia dyer

Victorian True Crime, le cupe storie del Tamigi – Amelia Dyer

Se il Tamigi potesse parlare, e ogni tanto, andando in secca lo ha fatto, bisogna dire, racconterebbe molte storie che sarebbero rimaste sepolte fra le sue acque e nella melma dei suoi fondali. Non solo pezzi di corpo umano di cadaveri mai identificati, ma anche i corpicini delle vittime delle levatrici killer. E un bel po’ di reperti archeologici.

La più nota fra le assassine dell’epoca vittoriana ha già meritato  uno spazio tutto suo: Jill The Ripper. A lei, Jack potrebbe inchinarsi. Se per il più famoso assassino la morbosità dei londinesi ha provato un brivido  di paura, per lei ha provato un brivido d’orrore.

Donne come lei potevano vivere ed esercitare il loro lavoro perché la società vittoriana era strutturata in modo che una donna sola, senza marito, non potessero occuparsi dei figli nati fuori da matrimoni. Il marchio di donna caduta toglieva loro l’accesso a qualunque lavoro onesto, anche a quelli più pesanti, per cui non potevano tenere con sé i figli. d’altra parte, che fare di loro mentre lavoravano? e così sia le nubili con prole, sia le madri povere che non avevano figli più grandi che si occupassero dei fratellini, si rivolgevano a queste donne, una specie di tagersmutter vittoriane che di facevano dare il corredino, una bella cifra per mantenimento e accudimento, e poi permettevano alla madre rassicurata e sollevata da una grande preoccupazione di tornare alla sua vita.

Vi ricordate che cosa accadeva? nelle case dell’orrore le allevatrici buttavano i bambini spesso neonati in una stanza, dopo averli privati dei corredini preparati con tanto amore, e li lasciavano lì, a morire di fame e di freddo. ogni tanto scrivevano alla madre, ch99iedendo  altri soldi “per il bambino che cresce in fretta” o “per un brutto raffreddore, il medico ha voluto soldi e le medicine costano”… e le madri serene pagavano. i piccoli corpi, poi, venivano buttati nel Tamigi.

Amelia Dyer era la campionessa in questo traffico aveva una faccia tosta tale da mostrare a mamme di bambini già trapassati piccoli sostituti: proprio questa eccessiva sicurezza la tradì, quando consegnò a una donna un bimbo troppo diverso dal suo per colore di occhi e capelli. La signora non si lasciò convincere dalle strampalate spiegazioni di  Amelia le indagini che partirono fecero accapponare la pelle a tutta Londra. Ma nemmeno questo bastò a scuotere gli animi al punto di cambiare la mentalità comune. A farne le spese centinaia di bambini, almeno 300 solo per mano di Amelia Dyer.

true crime arsenico

Victorian True Crime, un tè in compagnia?

Mary Anne Cotton sapeva fare un tè assolutamente unico. Così unico che nessuno, dopo averlo bevuto sapeva descriverlo. La donna, sesso debole, non poteva pensare a un omicidio violento, sanguinolento, insomma a qualcosa in stile horror. immaginatevi una bella donnina vittoriana che estrae un rasoio e sgozza la vittima. No, ci vuole forza, se no non si prende bene la vena e poi tocca pure ripulire tutto…. una signora vittoriana, che  abbia un po’ di stile e non eccessiva forza, sceglie per forza il veleno. Facilmente si ottiene l’arsenico: in farmacia basta dare in garanzia il proprio nome e la motivazione pe cui si acquista. Ovviamente perché la cantina è infestata dai topi, o per altri usi domestici.

Maryanne con il suo tè arsenico ci ammazzò ventun persone:  sua madre, otto dei suoi figli, sette figliastri, una suocera, tre mariti, un amante e un amico. Movente: sembra che le servissero i soldi delle assicurazioni e delle eredità.

Lo so. Otto dei suoi figli colpisce anche me. La sua fu una vita senza veri legami, fra famiglie povere, nel mondo dei minatori, faticose proli da tirare su, promiscuità e moralità molto confuse.

Mary Anne scelse l’arsenico perché provocava una morte veloce e non dissimile da molte delle malattie che si potevano contrarre in quell’ambiente. Dal processo, durato solo tre giorni, emerse che i primi “esperimenti” cominciarono subito dopo le prime nozze, e sarebbero andanti avanti se tutte quelle morti alla fine non avessero insospettito le autorità: uno dei sui bimbi, il piccolo Charles, fu riesumato e anche se all’epoca non esistevano ancora  i fichissimi CSI, le tracce di arsenico la chimica forense le riuscita a identificare. La bella Mary Anne era una donna pazza o solo pericolosa? Qualunque fosse la risposta, lo fu ancora per poco: pochi giorni dopo,  il 24 marzo 1873 pendeva nella prigione di Durham.

misteri di epoca vittoriana
Dismemberment murder of woman, Battersea Park, 1889 – the last victim of ‘Jack the Ripper’? Source: Illustrated Police News, June 15, 1889
https://staffblogs.le.ac.uk/crimcorpse/2016/05/31/thames-torso-murders/

True crime vittoriano: una storia da horror

Questa potrebbe essere una storia adatta a un horror. Gli elementi ci sono tutti, tranne il fantasma, ma non temete, che magari nel 2…

Abbiamo un’anziana signora, direi buona e gentile, forse troppo fiduciosa, che prende a servizio una domestica. Ormai lei fatica a fare le scale, ha bisogno di aiuto un po’ per tutto. E Kate Webster è davvero premurosa, gentile, persino col vicinato. Questo nel film, ma…

La realtà è un’altra, però: Julia Martha, nel suo appartamento di Richmond, nel sud-ovest di Londra, vive serenamente, è una vedova ma ancora abbastanza giovane, ed è una vera rompiscatole. dopo che Mary Anne ha pulito entra nelle stanze e controlla ogni angolo per rimproverarla se trova polvere. Pur non essendo affatto ricca, si atteggia da gran signora e giorno dopo giorno l’acredine di Mary Anne si accresce. Ma certo Julia Martha e non si aspetta che il 2 marzo 1879 Kate si presenti a lei in tutt’altra veste che quella della cameriera da tormentare, in quella dell’angelo  della morte. Che l’abbia uccisa, in questo caso, non ha nulla di particolare: immaginiamoci che la butti giù dalla scala, mentre nelle cucine un sinistro fuoco arde nel focolare. Qui inizia l’orrore.

Kate è temprata dal duro lavoro, trascina il corpo in cucina e, suppongo all’inizio sul pavimento, poi sul tagliere, lo fa a pezzi. lo fa bollire, fino a staccare la carne dalle ossa e poi, quando il corpo umano non è più riconoscibile, comincia il suo lento peregrinaggio verso il fiume, indossando i panni della padrona. Occorrono vari giorni, ma la carne cotta non emana cattivi odori e tutto è tranquillo: tutti credono che lei sia la sua padrona. La sua sfacciataggine arriva a raccogliere il grasso del “brodo” e offrirlo ai vicini come strutto per friggere.

C’è abbastanza orrore per voi? per me sì.

Alla fine la colgono sul fatto, processata e accusata di omicidio verrà impiccata, ma pe trovare la testa della sua vittima ci vorranno 130 anni, con la secca del Tamigi.

Come vi dicevo, il Tamigi ha tante storie oscure da raccontare. Come un cuore ferito dal male che esce a fiotti dall’animo umano.

 

https://www.dailymail.co.uk/news/article-6807881/Female-serial-killers-shocked-Victorian-Britain.html

Pubblicità