Streghe in età vittoriana

Streghe in età vittoriana

Streghe in età vittoriana? Io per prima, non solo non ci avevo mai pensato, ma ero convinta che già fossero passate di moda da almeno un secolo, spazzate via insieme a tutte le ombre del secolo dei lumi. E invece…

Nuove e più fini torture erano giunte a colpire le donne: le cure “moderne” per l’isteria, le regole della società, la meravigliosa rivoluzione industriale parte prima e parte seconda: come poteva ancora esserci spazio per le streghe?

Nel frattempo, poi, erano sorte nuove figure che, al contrario delle povere streghe, che terrorizzavano i villaggi e venivano cacciate come volpi e cinghiali, erano guardate con timore e rispetto. Spesso cercate, sempre temute: le medium.

Una nuova era, nelle quali i nuovi lumi avevano proiettato nuove ombre. Dunque la stregoneria e gli incantesimi erano passati di moda in Inghilterra?

Con mia somma sorpresa, le streghe non hanno smesso di  esistere, si sono solo placati i cacciatori e i processi. Era immaginabile che la stregoneria rimanesse viva nei luoghi più isolati, nelle campagne, nei villaggi,  dove le tradizioni si mantengono più a lungo insieme alle leggende e alle tradizioni, che però arrivasse davvero a essere praticata, con aspettative di ottenere risultati, mi sembrava ancora strano. Poi ho pensato a quanto ancora oggi si parla  di magia di ogni genere e ho  capito d’aver peccato di superficialità.  e nella letteratura, che di streghe non smette mai di narrare.

 Le streghe nella narrativa e nell’arte dell’800

Uno dei racconti più impressionanti sulle streghe di età vittoriana è “Lois la strega” di E. Gaskell, che lascia il lettore in una continua suspense. Anche Hardy si cimenta a parlar di streghe, e orridi sabba vengono dipinti quasi con ossessione da Fussli e Blake, streghe fascinose da Waterhouse. Nella letteratura per bambini compare il mago di Oz (fasullo) circondato da streghe buone e cattive (vere), presentate come creature magiche e non come esseri umani che praticano la magia, insomma un po’ come se fossero delle natura  delle fate. In questo periodo, il recupero del ciclo arturiano fa un po’ vacillare i fans della bella ma perfida morgana:  fata? Non sarebbe meglio chiamarla strega? Così così cattiva… nel mondo della magia non esistono schieramenti secondo la morale umana, ma in base a una logica che a noi non è comprensibile e sì, Morgan le faye è una fata e tutto ciò che fa ha un motivo. Lei stessa talvolta rigetta la sua natura fatata, ma… non è argomento d’oggi.

La strega, nell’800, per l’arte e la  letteratura, è questo: fascino del proibito, non è più solo paura della dannazione, perché è stata superata la linea che la religione imponeva e l’arte sta cercando oltre quella linea: ne è un esempio “l’opera di Mary Shelley.

Streghe in età vittoriana
Ellen Terry as Lady Macbeth 1889 John Singer Sargent 1856-1925 Presented by Sir Joseph Duveen 1906 http://www.tate.org.uk/art/work/N02053

Le streghe in età vittoriana

Ma c’erano o no le streghe in età vittoriana?

Sì, e una delle più famose, come ci racconta un esperto, il dott. Francis Young, fu la strega di Loddon, nell’East Anglia.

Madre Chergrave (pronunciata “Chegriff”), la strega di Loddon, viveva  e si guadagnava da vivere con le sue pozioni in un villaggio nel sud-est del Norfolk vicino al confine con il Suffolk. La data della sua morte è registrata intorno all’inizio degli anni ’70 dell’Ottocento.

La storia di Chergrave è stata registrata per la prima volta da Margaret Helen James (1859–1938) e inclusa nel suo libro Bogie Tales of East Anglia (1891), la cui nuova edizione è stata recentemente pubblicata. Un resoconto simile ma meno dettagliato della strega di Loddon, forse proveniente da una fonte diversa, fu raccolto da Morley Adams nel 1914.

Streghe in età vittoriana

Questa Chergrave vendeva principalmente ciondoli magici, di  cui Helen James ebbe modo di vedere un esemplare, il cui obiettivo era quello di trovare marito. conteneva una formula magica con indicazioni precise, e sembrava avere una certa autorità.

Spesso, la strega di Laddon partiva per lunghi viaggi e da uno di questi ritorno in compagnia di una figlia piuttosto grandicella, Mara. Chergrave sperava di farne una discepola, ma la giovinetta preferiva imparare altri tipi di magia, come quella dei sogni mattutini.

Quando la morte dell’anziana strega si avvicinò, consegnò alla figlia la scatola dove teneva i suoi folletti e le disse di liberarli e lasciarsi mordere il seno, ma di non lasciarsi dominare dal demonio:  i folletti l’avrebbero aiutata, Satana avrebbe voluto solo sottometterla. Detto questo, morì, ma Mara bruciò la scatola, lasciò la casa e cambiò vita, si sposò e non se ne seppe altro.

I folletti, così  erano descritti, erano simili a topi con le ali, e non è ben chiaro se fossero famigli, o solo poveri pipistrelli capitati male. Secondo una delle fonti erano creature soprannaturali che potevano mutare aspetto e dimensioni.

Streghe in età vittoriana

Le streghe in età vittoriana, ma non solo

Nonostante già nel 1700 fossero  vietate torture e processi sommari, in tutta Europa troviamo sporadici casi molto simili  a quelli dei periodi più bui della superstizione. In Inghilterra, fino a pochi decenni prima aveva terrorizzato donne d’ogni ceto e mestiere il famoso generale Matthew Hopkins, inquisitore noto per aver torturato e messo al rogo più di  300 streghe. egli possedeva un ago lingo 3 pollici, e usava pungere le sue imputate: se non provavano dolore aveva la prima prova di colpevolezza. si trattava, tuttavia, di un ago retrattile: nessuna puntura, dunque. Un’altra prova davvero geniale prevedeva un bel tuffo in acqua della strega: se galleggiava, era colpevole, se affondava e affogava, era innocente. In tutto questo, non leggiamo assolutamente alcun elemento di misoginia, eh.

Lasciamo per fortuna un tal elemento al 1600 e torniamo al 1800, in cui l’Inghilterra si accontenta di un solo caso di stregoneria e neppure lo chiama così, perché la questione non arriva in tribunale. La vittima è un uomo, di cui si diceva avesse poteri magici e che usasse pozioni e incantesimi per compiere il male contro la gente del villaggio. La gente del villaggio probabilmente organizzò un tribunale improvvisato nel quale fu emessa direttamente la pena di morte: Dummy, la strega di Sible Hedingham (1788 circa – 4 settembre 1863) era lo pseudonimo di un anziano non identificato che fu una delle ultime persone ad essere accusate di stregoneria in Inghilterra nel 19° secolo. Morì dopo essere stato picchiato e gettato in un fiume dai cacciatori di streghe .

Streghe in età vittoriana

Finiamo col ricordare la povera Bridget O’Cleary 

Trovate su di lei l’articolo completo,  qui vi riassumo solo il suo drammatico martirio, perchè quello fu: il marito, convinto che la moglie fosse stata scambiata con una creatura del popolo fatato, in quanto non riconosceva in lei la donnina muta e sottomessa che aveva sposato, la sottopose per diversi giorni a torture, fino a che, nell’apoteosi dei rituali (pagani) per “salvarla” non la lasciò morire fra le fiamme del focolare.

Stranamente, furono proprio i cattolici sotto il regno del papato quelli a subire meno processi. L’inquisizione spagnola e quella tedesca (quest’ultima anglicana) le più terrificanti.

In Inghilterra, nel 1600 fu East Anglia sotto la guida del già citato  Hopkins furono stragi.

Kate Greenway illustratrice
Il cerchio delle fate

Più o meno nello stesso periodo, in America i fatti di Salem e in altre cittadine la paura e il sospetto serpeggiavano fra le case. Ove moriva una gallina, o un bambino aveva la febbre, un intreccio nell’erba davanti a casa potevano generare un crescendo di accuse, paure, follie. pura coincidenza fra le date? Una magia? Questa storia ve la racconterò la prossima volta!

 

 

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