La malinconia in epoca vittoriana e la depressione ai giorni nostri.

La malinconia in epoca vittoriana e la depressione ai giorni nostri.

Malinconia, melancolia, depressione… eccoci in viaggio verso il fondo misterioso della mente!

Questo articolo è stato in parte tradotto e riadattato dal sito https://www.mimimatthews.com/

La depressione, mia fedele e sgradita compagna da qualche anno, mi ha portata a lavorare un po’ nella ricerca sull’800 e sulle tematiche attinenti alla follia. I film, la cultura di massa, ci hanno raccontato un manicomio infernale, di cui vi racconterò, Bedlam, la struttura più famosa, sita a Londra. Antica, soggetta a vicende alterne quanto lo sviluppo della medicina,  Bedlam non fu certo il fiore all’occhiello della medicina d’Inghilterra per pulizia, modernità  delle cure e trattamento  dei pazienti.

Altre strutture se la cavarono meglio di fronte agli occhi impietosi della storia, ma è facile per noi essere impietosi, quando non riusciamo a nostra volta a mettere nel giusto contesto le conoscenze e le storie di dottori e pazienti.

Female patient with melancolie catalepsy. Madness. Melancholia. Contributors: Albert Londe. Work ID: pwctu2kx.

Malinconia e melancolia?

Di fronte a queste parole, inizialmente, ero rimasta un po’ spiazzata. Mi sembrava che in passato si sottovalutasse la malattia e la si considerasse un semplice modo di essere triste. O peggio, che si usasse come scusa per rifilare alle donne il solito bollino di “Isteriche” per liberarsi di loro quando erano scomode. Al contrario, così descrive la melancolia un medico:

“La malinconia è un delirio basso, con la febbre; di solito accompagnato da paura, pesantezza e dolore, senza alcuna apparente occasione. — Il medico di famiglia di Beach, 1861.

Quella che oggi riconosciamo come depressione era, in epoca vittoriana, popolarmente conosciuta come malinconia o malinconia. Come la depressione, la malinconia variava in gravità da lievi e temporanei attacchi di tristezza o “umore depresso” a episodi più lunghi ed estremi, caratterizzati da insonnia, mancanza di appetito e pensieri suicidi. Dunque, non veniva affatto sottovalutata, né venivano trascurati i sintomi. Esattamente come oggi, la depressione può essere depressione minore o maggiore: quella minore non è “più leggera”, ma è la fase – purtroppo – cronica ma tenuta sotto controllo con terapie varie, quella maggiore è quella che può ripresentarsi ciclicamente e che si presenta in forme diverse, più difficili da gestire.

Mentre i sintomi della malinconia erano generalmente facili da riconoscere, le opinioni mediche spesso differivano su ciò che causava la condizione. Di conseguenza, i piani di trattamento per il paziente malinconico variavano ampiamente. Di seguito, esaminiamo alcune opinioni mediche dell’era vittoriana sui sintomi, le cause e i trattamenti della malinconia.

malinconia in epoca vittoriana
L0026692 A woman diagnosed as suffering from melancholia. Lithograph,
Credit: Wellcome Library, London. Wellcome Images
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A woman diagnosed as suffering from melancholia. Lithograph, 1892, after a drawing made for Sir Alexander Morison.
1892 after: Alexander Morison and Byrom BramwellPublished: [1892]
Copyrighted work available under Creative Commons Attribution only licence CC BY 4.0 http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

I sintomi della  malinconia in epoca vittoriana

Nel libro del 1861 Beach’s Family Physician, il dottor Wooster Beach descrive la malinconia come:

“Una specie di delirio basso, con la febbre; di solito accompagnato da paura, pesantezza e dolore, senza alcuna apparente causa.

Secondo Beach, il paziente afflitto dalla malinconia evitava occasioni di vita sociale e preferiva la solitudine, era pauroso e di cattivo umore e si abbandonava a “catene di pensieri su un argomento” (ossessivamente). Questo argomento era generalmente “ciò che era la causa della sua disgrazia”. In un articolo nell’edizione del 1850 del People’s Medical Journal, il dottor Thomas Harrison Yeoman sembra essere d’accordo con questa descrizione di sintomi, scrivendo che “le caratteristiche principali della malinconia sono: l’amore per la solitudine, l’oscurità, la paura, il sospetto e la taciturnità .”

Molti medici hanno ritenuto utile dividere la malinconia in categorie per sintomo. Ciò servì a separare le forme più gravi di malinconia, come

  • quelle accompagnate da esplosioni violente, mania o delusioni,
  • dalle forme più ordinarie di malinconia in cui il paziente era semplicemente solitario e triste.

Nel suo libro del 1871 Insanity and its Treatment, il dottor G. Fielding Blandford classifica la malinconia come acuta o subacuta. Mentre Yeoman fa un ulteriore passo avanti, dividendo la malinconia in quattro tipi separati:

  1.  Malinconia cupa;
  2.  Malinconia irrequieta;
  3.  Malignosa malinconia;
  4.  Malinconia compiacente.

Li descrive come segue:

“1°. cupa malinconia; in cui il paziente è silenzioso, triste e cerca costantemente di isolarsi dall’osservazione. 2°. Malinconia irrequieta; in cui il paziente è vagabondo, irrequieto e mostra un desiderio costante di cambiare dimora. 3°. Malinconia maliziosa; segnato da scontrosità, cupezza, dispetto e, occasionalmente, che si conclude con il suicidio o il ferimento di altri. 4°. Malinconia compiacente; in cui il paziente è soddisfatto di sé e affabile; occasionalmente rallegrandosi di una visionaria superiorità di rango, rango o ricchezza”.

malinconia in epoca vittoriana
L0026691 A woman diagnosed as suffering from melancholia with fear, o
Credit: Wellcome Library, London. Wellcome Images
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A woman diagnosed as suffering from melancholia with fear, or fear of everything, and with a propensity to attempt suicide. Lithograph, 1892, after a drawing made for Sir Alexander Morison.
1892 after: Alexander Morison and Byrom BramwellPublished: [1892]
Copyrighted work available under Creative Commons Attribution only licence CC BY 4.0 http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
La malinconia era spesso accompagnata da sintomi fisici. Gran parte di questi erano il risultato diretto di una cattiva alimentazione, mancanza di attività e troppo tempo trascorso chiusi al chiuso. Come spiega Beach:

“Il viso è generalmente pallido; l’urina in piccola quantità e l’acqua; il paziente è comunemente costipato e lo stomaco è colpito dal vento; e in alcuni casi i sentimenti sono così miserabili, che il disgraziato disgraziato cerca ogni occasione per porvi fine, ponendo fine alla sua esistenza.”

C’è da notare come le osservazioni dei sintomi sono già in queste pagine precise, tracciano profili privi di giudizio più vicini a quelli che saranno ripresi dopo il periodo terribile della lobotomia, quando si arriverà all’epoca dei farmaci e si intraprenderà una ricerca diversa, quella per dare ai pazienti l’occasione di riprendere una vita normale e non solo di divenire dei  vegetali.

malinconia in epoca vittoriana
L0026687 A woman diagnosed as suffering from hilarious mania. Colour
Credit: Wellcome Library, London. Wellcome Images
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A woman diagnosed as suffering from hilarious mania. Colour lithograph, 1892, after J. Williamson, 1890.
1890-1892 By: J. Williamsonafter: Byrom BramwellPublished: [1892]
Copyrighted work available under Creative Commons Attribution only licence CC BY 4.0 http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

Le cause della malinconia in epoca vittoriana

Già in epoca vittoriana, la malinconia poteva venire riconosciuta come causata da una fonte esterna, come un evento drammatico o traumatico, oppure generarsi nel tempo in una persona proprio come una malattia fisica. poteva essere causata da una pena d’amore, da un lutto, da un’indole debole colppita da un fatto doloroso in famiglia… da un rovescio finanziario. I medici vittoriani sulle cause erano, stranamente, piuttosto lungimiranti:. Secondo Beach, potrebbe essere causato da “dispepsia, evacuazioni represse, intemperanza e lesioni del cranio”. Inoltre, come lo stesso Beach:

“Talvolta è causato da una vita sedentaria e da solitudine, e da febbri acute o altre malattie. A volte è l’effetto di un’eccessiva venerazione; ed è spesso prodotto da cupe e fanatiche nozioni di religione.

La malinconia poteva anche insorgere per quello che sembrava non essere affatto un motivo. Beach afferma che questo tipo di malinconia era spesso il risultato di “una disposizione ereditaria” o di un “temperamento malinconico”. Mentre nel libro del 1879 Clinical Medicine , il dottor Austin Flint dichiara che “quando non è attribuibile a una causa adeguata, come la morte di parenti o amici, la perdita di proprietà, posizione o carattere” e quando non è un sintomo di dispepsia, alcolismo, o altra malattia riconoscibile, la malinconia dovrebbe essere considerata come “un affetto neuropatico” o, in breve, una mente malata. Ebbene sì: quando non c’erano altre cause, non restava che dare la colpa al cervello, questo sconosciuto, per il quale non c’era niente che si potesse fare.

Come trattavano la malinconia in epoca vittoriana?

QUesto, per me, è un argomento di particolare interesse. Perché in effetti, finora abbiamo potuto osservare che il male oscuro, per  i vittoriani, o meglio per i medici vittoriani, sempre pieni di ottimismo,  si poteva curare finché riguardava il corpo. In assenza di psicofarmaci, di cui comunque non avrebbero saputo che farsene, le prome cure basilari riguardavano il corpo.

Non a caso il termine “esaurimento nervoso” è arrivato fino a noi: ci fa pensare a “oh, i miei poveri nervi” di Mrs. Bennet, che logorata dalla vita faticosa di famiglia, ha esaurito, finito le forze. E allora? riposo, una buona dieta, tanto relax, magari anche un piccolo viaggi al mare in inverno, ma quel bruto del marito da sempre glielo ha negato! Quante forme di malattie mentale ci presenta jane Austen? Ma ne parleremo!

Comunque, se la Signora in questione fosse stata curata da Beach per i suoi poveri nervi?

Beach avrebbe adottato un approccio moderno, dichiarando che “nel trattamento della malinconia, l’attenzione deve essere rivolta alla mente oltre che al corpo”. A tal fine, consigliava che il paziente doveva essere

“…divertito con una varietà di scenari; e fare liberamente esercizio all’aria aperta, come equitazione, passeggiate, giardinaggio, agricoltura, ecc. Dovrebbe leggere libri interessanti e conversare con amici allegri; e soprattutto trovarsi in mezzo a paesaggi ameni, dove possa godere di una prospettiva d’acqua, di un’aria di campagna e di una dieta di campagna».

malinconia in epoca vittoriana
The Hospital of Bethlem [Bedlam] at Moorfields, London: seen from the north, with lunatics capering in the foreground. Coloured engraving by T. Bowles after J. Maurer. This is the second building of Bethlem Hospital [Bedlam], built in 1675-1676 in Moorfields, London. In 1814-1815 the hospital removed to St. George’s Fields, Southwark, and the Moorfields building was subsequently demolished. Dogs. Wheelbarrows. Mental illness. Milk. Shoe shiners. Church buildings. Spires. Trees. Psychiatric hospitals. Patients. London (England). Bethlem Royal Hospital (London, England). Contributors: John Maurer (active 1713-1761); Thomas Bowles, II (active 1712-1767); Robert Hooke (1635-1703). Work ID: y3ezvkcq.
Beach avrebbe consigliato anche il bagno con doccia. Consigliava ai suoi pazienti di fare spesso la doccia e, in seguito, di “strofinare bene tutto il corpo con flanella ruvida”. Questa era un’opzione molto meno traumatica rispetto alla terapia dell’acqua offerta in alcuni manicomi, in cui i pazienti venivano immersi in bagni freddi o, come in un caso raccontato dal Dr. John Bell nel suo libro del 1859 A Treatise on Baths , “legati in un carro, spogliato e bendato” e poi sottoposto a “una grande caduta d’acqua” da sei metri più in alto. Ma Mrs Bennet sarebbe già rimasta già in crisi alla parola libri.

malinconia in epoca vittoriana

La malinconia con il vino vola via

Alcuni medici vittoriani sono andati oltre con i loro trattamenti, consigliando ai loro pazienti malinconici di bere alcolici, di assumere morfina o anche (se erano single) di sposarsi e mettere su famiglia. Ad esempio, Blandford ha raccomandato una dieta che prevedeva l’alcol a quasi ogni pasto, seguito da una dose di cloralio o morfina durante la notte per aiutare il paziente malinconico a dormire. Lui scrive:

“Prima di alzarsi dal letto la mattina, rum e latte, o uova e sherry; colazione a base di carne, uova e café au lait, o cacao; manzo con tè, con un bicchiere di porto, alle undici; e una buona cena o pranzo alle due, con un paio di bicchieri di sherry; alle quattro, altro tè con manzo, o equivalente; alle sette, cena, con birra stout o porto; e prima di coricarsi, stout o ale, con il cloralio o la morfina.” Non c’è dubbio che questo regime alimentare sia perfetto per trasformare un depresso in un alcolista o in un morfinomane.

Blandford afferma che questa dieta ha avuto un tale successo per il trattamento della malinconia che, una volta che il paziente stava bene, se mai si discostava dalla dieta, “sentì immediatamente un ritorno della depressione e delle delusioni, che scomparvero di nuovo dopo aver ricevuto il cibo.”

L0022597 ‘Religious melancholia and convalescence’
Credit: Wellcome Library, London. Wellcome Images
[email protected]
http://wellcomeimages.org
‘Religious melancholia and convalescence’
The Medical Times and Gazette
Published: July 2 to Dec 25, 1858
Copyrighted work available under Creative Commons Attribution only licence CC BY 4.0 http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

La soluzione finale: il manicomio

A differenza di Blandford, Flint credeva che alcol e oppiacei non dovessero mai essere somministrati come trattamento per la malinconia. Affermò che il trattamento della malinconia era “principalmente mentale” e che solo impegnando le “facoltà intellettuali e morali” il paziente poteva iniziare a riprendersi. Oltre a curare la propria mente, raccomandava anche il “rinvigorimento del corpo”, affermando:

“Le misure igieniche sono spesso di grande beneficio. Non di rado sono curativi l’abbondante esercizio all’aria aperta, con piacevoli occupazioni mentali, come cacciare, pescare, andare in barca, ecc., e viaggiare.”

In alcuni casi, i medici dell’era vittoriana consigliavano ai pazienti che soffrivano di malinconia di essere ricoverati in un manicomio. Questo era principalmente per impedire al paziente di farsi del male poiché, come afferma Blandford, “ogni paziente di questo tipo deve essere considerato un suicida”. Mentre i pazienti più ricchi potevano permettersi di assumere assistenti per vegliare su di loro a casa, il povero paziente bisognoso di supervisione non aveva altra scelta che rivolgersi a un manicomio. Come consiglia Blandford:

“Se è un povero, non resta che mandarlo in manicomio. Perché non deve essere lasciato un momento in cui può farsi del male o scappare».

NOn c’era dunque né crudeltà né sadismo nella reclusione, ma solo la necessità di sorveglianza del paziente depresso in fase acuta.

Secondo Flint, che proseguì molte ricerche e generò interessanti statistiche, gli uomini erano “più soggetti alla malinconia rispetto alle donne”. Ne dà poche ragioni, arrivando solo ad ammettere che la malinconia era “non rara” nelle donne “al momento della cessazione della funzione mestruale”. Affrontando la malinconia legata alla menopausa, scrive:

“L’autore è stato portato ad attribuire la causalità più a un’influenza morale che fisica. Questo evento nella vita delle donne ha un duplice significato. È la prova dell’avanzare degli anni e denota l’incapacità di avere figli. Entrambi spesso non sono privi di una notevole influenza morale. Anche se una donna non è sposata e non ha aspettative di matrimonio, o, se sposata, non ha desiderio di figli, la perdita della capacità di fecondazione nei suoi effetti sulla mente non è dissimile dall’idea di impotenza negli uomini che non aspettarti di esercitare mai la funzione sessuale”.

Diciamo che questa visione della depressione della donna in menopausa è molto “vittoriana” e molto cieca rispetto al corpo e alla femminilità, tuttavia è già un passo avanti nel riconoscimento di un trattamento diverso per una donna diversa: la dona che vede il corpo cambiare, che presenta disturbi diversi.

 

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