Libri Regency: cosa si leggeva ai tempi di Jane Austen?
Abbiamo parlato di come i libri in epoca Regency fossero molto costosi per le difficoltà di produzione, prima che la rivoluzione industriale portasse innovazione nel settore della produzione della carta e della quantità di stampa prodotta; spesso erano i giornali il veicolo della letteratura nelle pagine d’appendice e la divulgazione delle opere era per lo più nazionale: in Inghilterra arrivavano opere francesi, tedesche, ma da e per il Nuovo Mondo era assai più difficile (e anche qui, solo poche decine di anni dopo, è sempre la rivoluzione industriale a venire in aiuto alla letteratura!).
Ma quali erano i libri che circolavano? Quali piacevano e quali erano considerati… spreco di preziosa carta?
Il fenomeno Byron
Byron, tra realtà e leggenda, fu un raro caso. Oggi sarebbe stato il primo influecer, lo avremmo trovato in tutti i social, in tutti i programmi tv a spaccare microfoni, coi fiori di San Remo avrebbe richiesto una scultura a sua immagine che poi avrebbe baciato (e altro), avrebbe scritto, recitato in film e forse alla fine anche fondato una setta.
Per la sua epoca ne fece più che Bertoldo, ma disgraziatamente scriveva poesie così meravigliose che ancor oggi ci chiediamo come potessero uscire parole così piene da una mente così lurida.
La poesia incredibile avventura dell’anima
Se la scuola non vi ha rovinato il gusto della poesia, in questi anni il romanticismo si sviluppa in ogni Paese trasportando i lettori in incredibili avventure dell’anima. I poeti, senza arte né parte, non guadagnavano quasi nulla ed erano pressoché disoccupati ma fieri di esserlo perché la povertà dava loro quel certo non so che di spirituale (era la fame). Spesso insegnavano e coi pochi soldi che avevano pagavano le pubblicazioni. Ebbene sì: gli autori che tanto amiamo erano tutti self, persino Jane Austen. Giusto per dire.
I poeti, ancora adesso, non hanno quasi mai altra scelta, anche quando scelgono editori. Devono pagare.
La poesia, che era tanto amata dalle donne di tutte le età, veniva letta spesso di nascosto anche dai signori, in particolare dai Beau (i giovanotti alla moda), che in essa trovavano ottimi spunti di conversazione con le signore. Poi non dite che nei miei articoli non vi do spunti per la vita reale, ragazzi miei.
In Italia non si parlava solo d’amore, lo sapete: offendereste il povero Foscolo che pur essendo greco ha speso un sacco di energie per la sua patria. L’Italia. Non vi confondete, per favore, anche perché poi lui è morto in Inghilterra, e Keats, grande cantor d’amore, invece è deceduto in Italia, quindi mi fermo qui.
Insomma, gli italiani amavano la patria che non avevano, gli inglesi che l’avevano scrivevano d’amore e di mitologia, per rafforzar la potenza del regno. Ed ecco i grandi poemi, per far risorgere il ciclo arturiano, con storie d’amor piene di presagi cupi o cupi poemi fatti di presagi che finiscono malissimo e basta. ANche qui, manco a dirlo, le signore con occhi sgranati, mani tremanti e trepidanti occhi, scorrevano le pagine attendendo dalla lettura le grandi emozioni.
Sto parlando delle Lyrical Ballads, William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge, ma anche delle tante ballate scritte in questo periodo, come la Belle Dame sans Merci. Il recupero di una forma poetica antica per tornare alla purezza del passato in una nuova età d’oro.
E non siamo forse tutte vestite come matrone romane, ci aggiriamo tra colonne e archi, suonando arpe e morendo di freddo con abiti di mussola trasparente in pieno inverno? Almeno, che sia per una buona causa. I prati ci sono, le pecore pure, i cappellini di paglia anche: è la nuova Arcadia, e certo gli Inglesi la fanno meglio dei Francesi. Senza troppe parole, anche alle donne è richiesto uno sforzo bellico non indifferente, quello di creare e portare avanti uno stile Reggenza che faccia da controparte allo stile Impero, ma siccome le dame sono diverse dagli uomini, mentre i soldati combattono, le signore finanziano il contrabbando per avere rispettivamente sete francesi in Inghilterra e mussole di cotone inglesi in Francia. Questo è emblematico anche per la cultura: anche se si pensa che siano solo gli uomini a farla e ad averne il privilegio, in realtà c’è molto più femminile di quanto si pensi, ma il lato “rosa” facilmente viene messo a tacere, viene tenuto nascosto. Agli uomini è sempre spettato l’agorà, la piazza, il peripato, il cortile aperto. Alle donne il gineceo, il salotto, che hanno imparato a sfruttare per fare cultura.
L’accesso alla cultura – le donne e lo studio
Le donne, per un bel pezzo, non sono state ammesse alle scuole, non hanno imparato a leggere, ma quando lo hanno fatto sono state delegate ben presto a ruoli educativi per la loro attitudine a stare coi bambini. Hanno imparato a leggere e a condividere le conoscenze, ma sempre sotto controllo, sotto una rigida censura dei contenuti adatti al gentil sesso.
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Un’educazione rudimentale veniva fornita a tutti i bambini poveri dalla Chiesa anglicana, alle bimbe più abbienti si arrivava a un’istruzione superiore, ma sempre improntata a fare di loro buone mogli e non certo delle letterate.
Le donne che si dedicavano alle lettere, alle scienze o alle arti, non solo in Inghilterra, ma in molti Paesi (fra i primi l’Italia) finivano con l’avere una cattiva reputazione, soprattutto se non avevano un marito. Le maestre subivano critiche e malevole osservazioni: erano donne perdute? Incinte? Abbandonate? Ricevevano visite maschili? Le autrici scrivevano con pseudonimo maschile o in anonimato, se possibile facevano trattare parenti maschi le questioni pratiche con gli editori.
Leggiamo in Northanger Abbey:
“I romanzi sono così pieni di assurdità e stupidaggini; non ce n’è stato nemmeno uno appena decente dopo Tom Jones, salvo Il monaco; l’ho letto l’altro giorno, ma quanto agli altri, sono le cose più stupide del creato.”
“Credo che Udolpho potrebbe piacervi, se lo leggeste; è così interessante.”
“No, no davvero! O meglio, se ne dovessi leggere qualcuno, sarebbero quelli di Mrs. Radcliffe; i suoi romanzi sono abbastanza divertenti, sono degni di essere letti; in quelli c’è un po’ di spirito e di belle descrizioni.”
“Udolpho è stato scritto da Mrs. Radcliffe”, disse Catherine, un po’ esitante, per paura di mortificarlo.
“Ma no; davvero? ma sì, mi ricordo, è così; stavo pensando a quell’altro stupido libro, scritto da quella donna che ha provocato tanto chiasso, quella che si è sposata con l’emigrante francese.”
“Immagino intendiate Camilla.”
“Sì, è quello; stupidaggini senza capo né coda!…”
Il romanzo Camilla è opera di Fanny Burney, che nel 1793 aveva sposato il generale Alexandre D’Arblay, francese fuggito dopo la Rivoluzione. Qui troviamo giudizi superficiali su romanzi autrici, persone, da parte di un vero superficiale, ma si avverte fra le righe l’avversione a priori per la scrittrice donna.
I romanzi, libri regency amati e odiati
E qui arriva il bello.
Amati e odiati, letti con orgoglio o di nascosto. I romanzi sono al centro della lettura di inizio secolo. appena nati, si potrebbe dire, freschi freschi da pochi decenni, subito la prosa di fantasia attira l’attenzione di autori e lettori, e quello che appare chiaro è che dalla mente umana quello che vuole uscire è qualcosa di stupefacente.
Romanzi popolari dell’epoca:
Di Anne Radcliffe:
- I misteri di Udolpho (1794)
- I castelli di Athlin e Dunbayne (1789)
- Il romanzo della foresta (1791)
Di Henry Fielding
- La storia di Tom Jones, un trovatello (1749)
Di Mathew Gregory Lewis
- Il monaco: una storia d’amore (1796)
Di Jane Austen
- Ragione e sentimento (1811)
- Orgoglio e pregiudizio (1813)
- Mansfield Park (1814)
- Emma (1815)
- Abbazia di Northanger (1817)
- Persuasione di Jane Austen (1817)
Di Sir Walter Scott
- Waverly (1814)
- Ivanhoe (1819)
Libri regency, che genere andava di moda?
Il monaco era di gran lunga il romanzo più scandaloso dell’epoca, e in effetti dietro agli elementi gotici nascondeva qualche pagina decisamente erotica, che una signorina di allora avrebbe dovuto evitare (un po’ come mettere in mano a una dodicenne un Harmony Passion di oggi). Oltre a questi best seller, c’erano romanzi educativi, scritti per le ragazze, proprio da quella noiosa signora che aveva sposato il francese, che per altro era molto ammirata dalla stessa Austen: Fanny Burney, antifemminista per eccellenza, nei suoi romanzi proponeva ideali femminili che dopo varie sventure dovute a una società crudele, se la cavavano grazie a un buon matrimonio e a un buon partito. Evelina, Cecilia, Camilla, The Wanderer furono i suoi quattro romanzi, e a quanto pare ebbero meno presa sulle fanciulle di altri titoli più scabrosi e dei gotici, in cui magari il buon matrimonio arrivava lo stesso, ma prima si trovavano scheletri, nemici pronti a uccidere con pugnali avvelenati, segrete di castelli e qualche fantasma. Oppure Mr. Darcy.
Libri regency per tutti i gusti, ma non per tutte tasche: ci vorrà ancora un po’ perché i lettori comuni possano acquistare le loro letture e non solo prenderle a prestito nelle biblioteche circolanti.
Librerie e Biblioteche Regency; dove trovare libri ai tempi di Jane Austen