Bath – la spa romana rimasta ai tempi di Jane Austen
Bath è una città che di per sé potrebbe definirsi un romanzo, o una poesia. È una città intrisa di Storia, e non solo perché Jane Austen l’ha resa celebre coi suoi romanzi, ma perché ogni via del centro, ogni albero dei parchi, ogni negozio, sembra volerci raccontare una storia, vecchia o nuova che sia. E ora, ve ne raccontiamo una.
Bath, una lunga storia
La zona in cui oggi sorge Bath è una delle più gradevoli d’Inghilterra. Il fiume Avon scorre qui in terreno pianeggiante e fertile, fra colline che già nell’età del Ferro furono abitate da varie popolazioni. Terreni fertili, clima abbastanza mite, la zona fu più o meno sempre abitata, ma a testimoniare gli insediamenti più antichi sorgono oggi i villaggi di Bathampton e Batheaston, sopra al quale sorge una collina piatta, Little Solsbury Hill, sito archeologico dell’età del ferro.
Questi sono luoghi un po’ magici: poco lontano da lì qualche secolo dopo i romani fecero passare la strada Fosse Way, passante per Batampton diretta verso Bath. il nome della collina, fra l’altro, già richiamava il nome che il popolo romano avrebbe dato alla città di Bath: Aquae Sulis, perché in questa zona della Britannia, dove i romani avevano imparato a convivere con le divinità locali, mescolandole alle proprie senza troppo farsi problemi, era venerata una dea di nome Sulis, sovrapponibile a Minerva.
La fondazione di Bath è addirittura leggendaria. Bath fu fondata da Bladud, presunto figlio maggiore del re celtico Lud e padre del re Lear. Da giovane, Bladud presumibilmente contrasse la lebbra e diventò guardiano di porci lontano da casa. Pure i suoi maiali erano malati di scorbuto: insomma, una gran brutta compagnia. Un giorno, tuttavia, Bladud osservò uno (o più) dei suoi maiali sguazzare in una chiazza di fango nero e bollente. (Versioni più drammatiche della leggenda hanno Bladud che salta nel fango per salvare un maiale che rischiava di essere risucchiato dal puzzolente fango.) Bladud in seguito osservò che il maiale (o i maiali) finito nel fango, guarì dallo scorbuto, così provò lui stesso a fare il bagno nel fango e la sua lebbra fu curata. Tornò a corte, alla fine divenne re lui stesso e fondò sia la città di Bath stessa che un tempio alla dea celtica Sulis nel sito della sorgente. L’unica pecca sta nel fatto che Bath fu fondata circa un migliaio di anni dopo la presunta storia di questo personaggio.
Bath e i romani
I romani non avrebbero mai rinunciato a costruire una città in quella posizione: in tutta la Britannia quello era l’unico luogo in cui avevano trovato acque termali calde e sulfuree, cosa che ritenevano fondamentale per la salute.
Le terme, certo, erano presente in ogni insediamento, piccolo o grande che fosse: erano i bagni in cui ci si lavava, ci si rilassava, si manteneva uno stato di salute grazie al potere delle acque calde, fredde e tiepide e alla pulizia (ci si lavava con oli profumati, tolti poi con conchiglie o altri appositi oggetti), ma le acque termali erano qualcosa di più. Lo sappiamo, ancora adesso sono utilissime per la cura di vari disturbi, oltre al potere benefico sullo stato mentale e contro lo stress.
Ecco che le Acque di Sulis, una dea apportatrice di benefici, diventano meta nota e le terme vengono costruite con grande cura. Stranamente, di altri insediamenti romani non restano grandi tracce: si trovano notizie storiche di un tempio dedicato a Minerva, ma tutto resta sepolto nel segreto di quei terreni, oggi coperti di edifici ben diversi, anche se lo stile neoclassico inconfondibile ci rimanda ad altri tempi e ad altre storie.
Buffo pensare che fra i reperti archeologici ci siano arrivate, invece, delle maledizioni: era possibile lasciare nel tempio di Sulis Minerva dei biglietti, o meglio delle incisioni, in cui si maledicevano persone che a loro volta avevano compiuto cattiverie. Ad esempio, quei porci che avevano rubato gli abiti alle terme…
Che il tempio fosse vicino alle terme lo si evince dai pochi resti che sono emersi scavando per le fondamenta della Pum Room: oltre alle maledizioni, è stato trovato anche un fregio rotondo, molto particolare, lontano dal classico stile romano, che è stato interpretato in vari modi e riprodotto come simbolo di Bath per molto tempo. Testa di Gorgone, dio Oceano, divinità celtica solare? fra le tante idee, nessuna sembra coniugarsi con le dee a cui è dedicato il tempio, anche perché la figura, capelluta, barbuta e baffuta, è chiaramente maschile. Un mistero che non ha ancora soluzione.
Bath nel Medioevo
Purtroppo, l’epoca medievale fu periodo di battaglie e di conquiste e Bath fu lasciata andare in rovina. Gran parte della struttura delle terme era in legno e quello che non fu danneggiato dal tempo fu usato per altri scopi.
Con l’avvento del cristianesimo anche il tempio di Sulis Minerva fu abbandonato e progressivamente andò distrutto, ma il nuovo borgo che stava sorgendo sulle macerie romane cominciò ad assumere una connotazione cristiana, dapprima con la nascita di un monastero, poi di una cattedrale.
Agli occhi moderni, sembra che la nostra Bath abbia avuto vita solo nel periodo romano e in quello Regency, eppure l’epoca medievale è stata vitale per questa cittadina. Come sempre, siamo abituati a pensare al Medioevo come oscuro, eppure, ancora oggi alcuni scorci particolarmente suggestivi ci giungono direttamente da quel periodo, per non parlare della magnifica cattedrale, la Bath Abbey, nel cuore della città dove si affacciano anche le terme romane.
La casa più antica di Bath sorge poco lontano ed è forse altrettanto famosa: Sally Lunn’s Eating House afferma di essere la casa più antica di Bath, costruita nel 1482. In realtà, le sue origini sono ancora più antiche: il primo livello del pavimento risale al 1150 circa e nella cantina sono stati trovati resti romani. Qui i turisti e non fanno volentieri un po’ di attesa per prendere un tè e assaggiare gli speciali panini famosi in tutta l’Inghilterra, i Sally Lunn bun, avvolti in un’atmosfera veramente d’altri tempi. E mi pare incredibile esserci stata, acciderbolina!!!!!
In tutto il periodo medievale, se un edificio termale vero e proprio non esisteva più, l’acqua sulfurea non aveva certo smesso di sgorgare e alcune vie, strette e contorte, conducevano ai bagni termali, dove si recavano ricchi e poveri a curare i malanni. Il re aveva un accesso personale.
Bath era ancora una città murata: questo spiega perché le dimensioni del suo sviluppo sono comunque rimaste contenute.
L’abbazia di Bath (A…Bath-zia?)
Se amate il gotico, come Cathrine Morland, quest’abbazia non mancherà di affascinarvi. Qui intorno non c’è nessun cimitero, rimosso probabilmente per far spazio ad altre strutture (la chiesa è al centro di tre piazze, ciascuna utilizzata per ospitare e smistare i numerosi turisti che si muovono coi pullman), tuttavia all’interno, una volta terminato di meravigliarsi delle volte svettanti, sono certa che vi diletterete nella lettura delle lapidi lungo i muri della navata, in gran parte riferiti a defunti sepolti fra seicento e ottocento. In Inghilterra, infatti, la malsana abitudine di seppellire accanto alle chiese i communers e nelle chiese prelati, militari e nobili rimase in voga per molti secoli, ben oltre il periodo Regency, corrispondente a quello napoleonico che, per molti altri Paesi, coincise con il trasferimento di cimiteri e salme lontano dai centri abitati.
Qui, come in tante chiese, l’affollamento di defunti era notevole. Oggi probabilmente anche queste spoglie mortali sono state traslate altrove, ma rimangono a testimoniare la storia lontana e quasi perduta restano lapidi con frammenti di vita vissuta di madri, militari morti di febbri nelle colonie, di bambini perduti in tenera età, di anziane matrone, di compianti mariti e padri di numerosa prole.
Questa abbazia, che sorge nel sito dove un tempo si trovava il monastero benedettino,
Fondata nel VII secolo e riorganizzata nel X secolo, fu ricostruita nel XII e XVI secolo ed è uno dei maggiori esempi di gotico perpendicolare della West Country.
La chiesa, con pianta a croce latina, può contenere circa 1200 persone e viene usata, oltre che per cerimonie religiose, per cerimonie civili, concerti e letture.
Nel 1400 la cattedrale era in uno stato di abbandono e si decise di ricostruirla, identica nella struttura, ma in scala più piccola. Si fece in tempo a terminare il lavoro giusto in tempo per l’incoronazione di Enrico VIII, lo scisma anglicano e il suo riutilizzo come cattedrale anglicana. A Bath funziona tutto così. Se qualcosa cade, si rialza.
Le terme di Bath ci riprovano
Fra periodi in cui non sa che succede, e Bath viene lasciata tranquilla al suo destino, e periodi in cui i re inglesi decidono di farne una città importante e tutto viene ricostruito a puntino, salvo poi lasciar andare tutto in malora, La nostra eroina (forse Jane Austen l’avrebbe amata di più, se avesse conosciuto bene le sue disavventure) arriva al periodo luminoso del neoclassicismo, in cui si riscoprono le cure termali e le proprietà delle sue acque, non solo per buttarci maiali, ma per guarire gentiluomini e nobildonne.
Se ne prendono carico grandi architetti, che ne ridisegnano completamente le vie, le case, i parchi, riscoprono le terme romane e trovano tutti gli impianti abbandonati, ma ancora riutilizzabili, protetti come una crisalide sotto il livello del suolo, e ricostruiscono quelle che tanto tempo prima erano state le vasche in cui sguazzavano gioiosi i milites (senza armature e senza caligae). All’epoca c’era un tetto sopra, ma chi lo sapeva? Ed ecco risorgere le terme romane, e accanto la Pump Room, dove attingere deliziosi calici di acqua dal profumo di uovo marcio.
Ma ancora le terme non ripresero un aspetto definitivamente “romano”. Bisogna aspettare l’epoca vittoriana, per arrivare alla costruzione attuale, con tanto di statue di imperatori e di mura.
La cosa incredibile è che fino al ripristino di primo Ottocento, la maggior parte delle acque termali passava attraverso le fogne e finiva con le acque reflue nell’Avon. E c’era chi si lamentava della puzza, perché nelle cantine c’erano infiltrazioni al profumo di cadavere.
Fu una visita della regina Anna nel 1802 che diede il via alla vera trasformazione di Bath in una località alla moda.
L’architetto artefice dell’aspetto che conosciamo oggi è Richard “Beau” Nash, che ideò la costruzione delle sale riunioni di Bath (che ora ospitano il Museo dei costumi) e stabilì anche una serie di regole per governare il comportamento educato perché, manco a dirlo, fu pure maestro di cerimonie nella medesima sala. come dire, io l’ho fatta, io decido.
Bath iniziò a competere con Londra come luogo in cui trascorrere “la stagione”. Gran parte dell’architettura che circonda oggi i bagni risale a questo periodo di rinascita georgiana. All’inizio del XVIII secolo, Bath acquisì il suo primo teatro appositamente costruito, l’Old Orchard Street Theatre. Fu ricostruito come Theatre Royal, insieme alla Grand Pump Room accanto alle terme. Il più era fatto, ora servivano case eleganti per ospitare gente elegante, ed ecco nascere tutta una rete di vie incredibilmente belle, ispirate alle strade londinesi più moderne, con la differenza che qui gli edifici sorgono nella particolare pietra locale, un’arenaria color miele che dona a Bath un’aspetto unico.
Le larghe vie che si diramano dal centro lasciano spazio a giardini riquadrati e tondeggianti, ma la più caratteristica fra tutte, e la più ambita fra le location in cui abitare, è certamente una sola.
Lansdown Crescent e The Circus
Lansdown Crescent è il più famoso esempio di architettura georgiana a Bath. Progettato da John Palmer e costruito da una varietà di costruttori tra il 1789 e il 1793, ha una forma a mezzaluna, in cui gli edifici si affacciano su un vasto parco, con un un ampio panorama sul centro di Bath, essendo situati su Lansdown Hill. Prima di arrivare alla sommità della collina, si incontra un’altra serie stupefacente di piazze ed abitazioni: il Royal Crescent, St James’s Square, e The Circus. quest’ultimo, apoteosi delle facciate ricurve, è costituito interamente da case che di affacciano sulla piazza formando un circolo.
Jane Austen & Bath
… continua…
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