La prostituzione nell’Inghilterra del 1800

La prostituzione nell’Inghilterra del 1800

La prostituzione nell’Inghilterra del 1800 era considerata una piaga, una realtà innominabile, una necessità difficilmente regolabile.

Certo, l’ascesa al trono della regina Vittoria portò anche nuove lotte a questa professione non troppo invisibile, che proprio nel periodo del suo regno assunse dimensioni preoccupanti e si potrebbe dire incontrollabili. Ma vediamo con ordine qualche dato.

La prostituzione nell’Inghilterra del 1800 – il periodo Regency

Figli dell’illuminismo, gli inglesi che attraversavano il secolo erano più tolleranti riguardo alla prostituzione rispetto alla generazione successiva, che potremmo definire “bacchettona”: a rimpolpare le file della prostituzione in epoca vittoriana c’erano sovente anche le famose donne cadute, di cui abbiamo parlato, mentre in periodo Regency c’erano anche donne che nella prostituzione vedevano un modo per affrancarsi dalla povertà. a darci un’idea di questo diverso modo di guardare alla “professione”, c’è una famosa stampa di Richard Newton, The Progress of a Woman of Pleasure, che racconta visivamente l’arco della vita di una donna di piacere, che riesce a raggiungere gli obiettivi prefissi, ma a causa del suo pessimo carattere e della dedizione alla bottiglia finisce piuttosto male. Insomma, ancora una volta, la battaglia è contro l’alcol e non contro la prostituzione.

La prostituzione nell'Inghilterra dell'800

Quante erano le prostitute a Londra?

All’inizio dell’800 un quinto delle donne che la città di Londra ospitava era dedito al mestiere, ed esercitavano un po’ ovunque: in bordelli, presso le loro dimore, per le strade, senza troppe distinzioni, ma via via che la polizia si faceva più severa nei controlli, le donne si spostavano verso le periferie, a Est e a Ovest, e al Porto.

All’inizio dell’800, la maggiore libertà portava le donne, specie quelle più giovani e con maggiori speranze, alle feste, soprattutto a quelle mascherate,  a teatro, nei luoghi di divertimento maschile, dove i gentiluomini giocavano a soldi e le signore non si addentravano mai in quanto – per l’appunto – non erano luoghi per gentildonne. D’altra parte, anche le attrici e le ballerine, arrotondavano frequentando questi stessi ambienti e trovandosi amanti tra i gentiluomini che incontravano.

In ogni epoca, e in epoca Regency non era diverso, le prostitute si trovavano suddivise in diversi livelli, anche perché diversi erano i luoghi e le persone che frequentavano: più alto era il ceto in cui si proponevano, maggiori erano le  speranze di trovare qualcuno che le mantenesse o che le sposasse (certo non un nobile, ma un borghese, un piccolo possidente, un musicista…)

https://googlemapsmania.blogspot.com/2015/07/mapping-londons-18th-century-prostitutes.html

Allegria ma non troppo

In effetti, la legge fino al 1820 pare non fosse molto chiara sull’argomento e le case chiuse erano del tutto legittime. Fino al giro di vite delle leggi vittoriane, non era raro che ragazze di ceti inferiori, magari deflorate da un innamorato perduto, decidessero di “sfruttare” l’ormai perduta verginità per guadagnare qualcosa, e così accettavano per soldi rapporti occasionali.

Gettonate le sveltine contro i muri.

Spesso  le ragazze esercitavano qualche anno, poi con i risparmi aprivano una loro attività, sartoria, birreria, locanda… oppure finivano con lo sposarsi. Sempre che non finissero male, con figli illegittimi, o peggio, malate o morte per tentativi d’aborto mal riusciti.

La prostituzione nell'Inghilterra dell'800

La prostituzione nell’Inghilterra del 800 – i balli e non solo

Alto bordo o meno, si trattava di un mestiere pericoloso, che esponeva le donne non solo all’improvvisa esplosione della violenza maschile, o ai maltrattamenti della polizia,  o a gravidanze indesiderate, ma anche a malattie veneree più o meno curabili. Fu la sifilide a causare i peggiori maltrattamenti – si può dire violenze fisiche e psicologiche – alle donne, in epoca vittoriana, quando, a causa della diffusione della malattia, furono incolpate loro di ogni contagio. In realtà, la diffusione partiva dai marinai e dai soldati della marina inglese e dai soldati in generale, che contagiavano le prostitute a cui ricorrevano con molta frequenza avendo il divieto di sposarsi. Le  cortigiane, poi, ammalate, continuavano a lavorare anche con altri clienti, mariti dal comportamento ineccepibile sotto ogni altro aspetto.

A sollevare poi il problema era quasi sempre la moglie, che si trovava contagiata senza comprendere quale fosse la causa dei  sintomi che manifestava. Il problema portò a una legislazione a discapito delle donne ritenute mercenarie, come vi ho raccontato qui.

Le malattie veneree nella Londra vittoriana

Non c’erano, per le poverette, solo balli, profumi, belletti. Se il secolo iniziava con una possibilità di vita quasi normale, si chiudeva nel modo più cupo possibile, soprattutto nella Londra vittoriana, nel lerciume degli Slums, col terrore degli assassini come Jack the Ripper (che non fu il solo a prendere queste donne sole come bersaglio).

La prostituzione nell'Inghilterra dell'800
Famosa fotografia: prostituta bambina di epoca vittoriana. Incita di almeno 4 o 5 mesi.

E l’epoca vittoriana?

L’epoca vittoriana

Se nel primo 800 la prostituzione è un problema che viene affrontato dalle autorità sociali e religiose, in epoca vittoriana si parla di una vera e propria piaga che dilaga in tutta l’Inghilterra, più che in altri Paesi: la prostituzione nel 800 inglese è figlia illegittima della rivoluzione industriale, dell’inurbamento senza criterio, della mancanza  di regole e leggi che proteggano il lavoro  femminile e minorile. E diciamocelo, anche di una moralità fasulla che mette facilmente al bando le donne e non sostiene le madri in difficoltà.

Troppo spesso, per ragazze giovani e inesperte, la strada verso la prostituzione era in discesa rapida, soprattutto se la famiglia le ripudiava per mantenere alto il proprio buon nome nella speranza di non “rovinare” la reputazione di altre figlie.

Questi drammatici giochetti avvenivano nella borghesia medio-bassa,  dove bastava poco per perdere tutto: un investimento sbagliato, se il padre osava troppo, una vedovanza, un matrimonio contratto in modo imprudente, e la famiglia scivolava verso il basso. È il caso della famiglia Sedley ne La fiera delle Vanità di William Makepeace Tackeray, che passa da un’agiatezza spensierata a una povertà dignitosa, ma umiliante.

Il numero degli abitanti di Londra in epoca vittoriana cresce vertiginosamente, ma a  crescere sono le zone malfamate, dove palazzi borghesi sono stati convertiti a casermoni sovraffollati e dove sono nate baraccopoli, lungo il  Tamigi ridotto a una fogna a cielo aperto.

L’ultimo turno della cortigiana, di James Gillray, 1779.

In questo panorama poco  edificante, in cui i poveri si aggirano nella fitta nebbia di carbone, anche le prostitute sono aumentate. Sebbene i rapporti della polizia di Londra abbiano registrato che ci fossero circa 8.600 prostitute a loro note, è stato suggerito che il numero reale di donne che si prostituivano durante questo periodo fosse più vicino a 80.000 (Rogers). Di conseguenza, sono state sollevate preoccupazioni e l’importanza della prostituzione ha portato a diversi atti governativi. Questi atti hanno tentato di sradicare i problemi associati alla presenza della prostituzione nella società londinese e sono stati seguiti da movimenti di riforma reazionari guidati in particolare da donne single che hanno lavorato per abrogarli. (https://sites.udel.edu/britlitwiki/victorian-prostitution/) Di certezze non ce ne sono: Spesso e volentieri,  bastava che una donna girasse da sola per la strada e già poteva essere considerata una cortigiana (le gentildonne erano accompagnate da una cameriera).

Con la nascita dell’esercito della Salvezza di Booth, anche altre associazioni religiose iniziarono a cambiare atteggiamento verso le donne cadute: dalle workhouse punitive che abbiamo visto qui

Workhouse in epoca vittoriana – prigioni o istituzioni benefiche?

Si passa alla nascita di istituti che cercano di aiutare le donne nella difficoltà oggettiva. DI uno di questi istituti, sarà fautore lo stesso Dickens, sempre in prima linea nella battaglia contro la povertà e nella sensibilizzazione verso gli aspetti veri della povertà, che gli strati più alti della popolazione tendevano a idealizzare con falsi motteggi e filosofeggiando, nella convinzione che a ognuno toccasse il suo destino, e che salvarsi  dalla miseria toccasse al povero, senza altri aiuti.

Di certo, le donne del ceto operaio non erano aiutate a mantenere decoro e rispettabilità, così come le  fanciulle che vivevano nella promiscuità degli slums: tutti luoghi in cui lo stupro era all’ordine del giorno, la difesa dell’innocenza era inesistente, e spesso, per quanto sia orribile a dirsi, i figli, maschi o femmine, facevano parte delle risorse a disposizione. Venduti a ore o definitivamente, non era solo per introdurli al furto e al borseggio che venivano messi sulle strade.

Il Covent Garden, mercato al coperto dei fiori, così come le zone periferiche di Whitechapel  e l’East London, erano le zone più note per la prostituzione, ma ancora il porto rimaneva un luogo privilegiato per gli incontri notturni.

 

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