Le pulizie di primavera nell’800

Le pulizie di primavera nell’800

Le pulizie di primavera nell’800 erano una faccenda seria per l’intera famiglia e riguardavano tutti, o quasi gli strati sociali. Dalle case più ricche a quelle più povere ma dignitose, il lavoro da fare era tanto, perché la stagione invernale aveva messo a dura prova casa, arredamento e vestiario. Pensate a quanto fumo i camini accesi hanno fatto entrare fra le pareti domestiche per tutto l’inverno.  Prima dell’arrivo dei camini Rumford e delle cappe con un sistema di tiraggio valido, gran parte del fumo e della fuliggine ricadeva verso l’interno, e spesso anneriva pareti e mobili (e tutto il resto). Quando abbiamo parlato  degli spazzacamini, abbiamo visto quanto tempo c’è voluto per giungere ad avere camini abbastanza larghi per evitare incidenti mortali ai bimbi che venivano usati per ripulire la fuliggine.

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pulizie di primavera nell'800

Nelle città vittoriane, divenute industriali, le case avevano tutte molteplici nemici della pulizia: le nebbie umide e cariche polvere di carbone che penetravano da finestre e fessure, la polvere data dall’inquinamento, la polvere dei camini, i fumi dovuti ai lumi. Ecco perché nelle case ricche vittoriane, dove si accumulavano ninnoli, soprammobili esposizioni di porcellane, cineserie e dove si esponevano file di libri preziosi, si tendeva a tenere in ombra le stanze. Soprattutto al piano terra, le stanze erano dotate di pesanti tendaggi che riparavano dalla luce (che impedivano anche lo scolorimenti dei tappeti), facevano entrare meno sporco, lo rendevano “invisibile” agli occhi del padrone di casa e degli ospiti, e fungevano anche da isolante acustico.

Arrivata la primavera, però, anche questi tendoni diventavano parte dell’elenco delle cose da lavare e rinfrescare. Dalla lista della padrona o della governante non si salvava nulla. Tutto doveva tornare a splendere come nuovo e più soldi c’erano a disposizione,  più personale veniva messo al lavoro per  questa delicata fase domestica, anche perché spesso coincideva col ritorno in città della famiglia, se già non l’aveva fatto subito dopo Natale. In questo tempo, c’era anche da organizzare il bucato grande, a meno  che non ci si rivolgesse (sempre in città) a una lavanderia industriale. ma andiamo con ordine.

pulizie di primavera nell'800

Le pulizie di primavera nell’800 – gli oggetti e le stoviglie

A capodanno, in Scozia, per tradizione si era già fatta una bella pulizia, perché portava sfortuna entrare nell’anno nuovo con la casa sporca e le cose vecchie. Le donne pulivano per bene il camino e spazzavano via la cenere, si ripartiva con la  casa bella pulita. Ma il resto del  Regno si teneva tutto e aspettava primavera, quando il clima più mite avrebbe permesso di usare gli spazi aperti per arieggiare, asciugare ecc.

Perciò, ecco le governanti fare il conto di tutti i tesori di casa, fra argenteria e suppellettili, e con ordine metterli nelle mani della servitù per spolverare e lucidare, mentre i mobili vengono spolverati dentro e furi, lucidati e viene fatta la manutenzione dell’arredamento: si deve controllare che i cardini siano oliati e funzionanti, che non ci siano legni tarlati e in quel caso che siano trattati, che i mobili che necessitano manutenzione vengano portati fuori o portati dall’ebanista o cambiati. Nel frattempo, anche la biancheria di casa viene inventariata, controllata che non sia ingiallita, rovinata, che non ci siano tarme, e anche qui ciò che necessita di lavaggio viene aggiunto ai sacchi di biancheria che ha atteso paziente in momento del bucato. Oggetti, stoviglie e soprammobili, man mano che le stanze tornano a uno stato igienico ottimale ( che spesso comprende anche il lavaggio della tappezzeria o dei muri, o una mano di vernice, mentre i tappeti e altre stoffe vengono portate fuori per essere battute all’aria), ritornano nelle dispense, nella stanza della governante – l’argenteria e le porcellane vengono tenute sottochiave nel suo ufficio – e si passa ad altre stanze.

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Le pulizie di primavera – libri!

Anche i libri, nello studio del padrone o nella biblioteca della dimora, hanno accumulato polvere e necessitano di manutenzione delicata.

Nelle case più ricche la padrona o il padrone seguono da vicino la pulizia di questi preziosi oggetti, soprattutto  se sono antichi e vanno maneggiati con cura e vanno spazzolati uno a uno, prima di essere rimessi nello scaffale, spolverato con cura e lucidato con cera, magari utilizzando fra i volumi foglie di alloro e fiori di lavanda, per tenere al riparo la carta da parassiti.

Anche in queste stanze, dove l’odore dei sigari spesso si mescolava a quello del fumo di camino, tutti i tessuti d’arredamento venivano portati fuori e arieggiati o lavati.

Tutte queste pulizie erano svolte in gran parte… senza acqua. fino a quasi metà 800 in città le case non avevano tubature che conducevano l’acqua in casa, e solo verso la fine del  secolo la  rete idrica raggiungeva quasi tutte le case, perciò ci si arrangiava con altri prodotti, per  non dover andare ad attingere in continuazione e non dover rovesciare litri e litri di acqua sporca in strada (perché l’alternativa era il buco della fossa biologica…):  tutta la pulizia, se ricordate la povera Lovely Sara, già fortunata perché il collegio aveva fortunatamente un pozzo proprio sotto e poteva attingere con una pompa dalle cucine, doveva essere eseguita manualmente utilizzando una serie di spazzole, panni, prodotti per la pulizia e prodotti chimici. 

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I manuali di pulizia dell’epoca (ebbene sì, c’era il  bigino della brava domestica) suggerivano gli “ingredienti” di base necessari per la pulizia della casa. Il migliore era il sapone fenico, lo stesso che utilizzerà Lister per i principi di disinfezione nelle sale operatorie, lucido per metalli, bicarbonato di sodio, piombo nero, cera d’api, trementina, benzene, carta smerigliata e disinfettante.

L’epoca tardo vittoriana vide anche nascere i primi prodotti di marca industriali, come il sapone Sunlight e Lifebuoy. Pubblicizzati come i più efficaci di qualsiasi altra cosa nella pulizia, avrebbero fatto risparmiare tempo e fatica all’utente. Ovviamente divennero incredibilmente popolari e in breve furono ubiquitari nelle case. Li volete anche voi, vero?

All’aperto

In questa fase delle pulizie, era comune anche invitare un cardatore per sistemare gli imbottiti di poltrone, divani, cuscini e materassi di lana, anche se questa fase non era prevista tutti gli anni. L’artigiano provvedeva a estrarre la lana dagli imbottiti,  lavarla, cardarla, aggiungerne di nuova se necessario, lavare o cambiare le fodere e restituire tutto come nuovo. Era un buon modo per igienizzare letti e divani e per farli durare più a lungo.

Erano le famiglie abbienti che avevano spazi all’aperto per poter stravolgere gli interni: i più poveri in città al massimo potevano sfruttare finestre e cortili comuni.

Altre pulizie necessarie

Anche vetri e infissi venivano ripuliti per bene: qui c’erano aceto e carta di giornale, usati ancora oggi per sgrassare e togliere polvere e segni di pioggia; anche pentole e attrezzi di cucina,  se necessario, venivano lustrati e lucidati. Compito della domestica di rango più basso, la sguattera, che strofinava tutto con cenere, aceto o bicarbonato. A lei spettava anche pulire con spazzole e saponi appositi i pavimenti esterni, mentre all’interno spesso toccava alle cameriere delle camere, se si trattava di pavimenti pregiati di legno da passare a cera o di marmi da lucidare a piombo. Si mandava a chiamare spesso aiuto da fuori, se la casa era particolarmente grande, per esempio un manor o una house di campagna e se il  lavoro risultava molto.

Soprattutto, le donne si riunivano quando arrivava il momento clou, quello del… Bucato.

…continua!

 

https://www.ironbridge.org.uk/news/ironbridge-news/a-victorian-spring-clean/

 

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