La caccia alla volpe in epoca vittoriana

La caccia alla volpe – una tradizione inglese antica e mai perduta

Come la caccia, anche la caccia alla volpe ha una tradizione e una ritualità tutta sua.

Questa è una di quelle usanze che vi racconto, ma da cui mi dissocio totalmente, a partire dall’allevamento dei cani allo scopo di renderli abili alla caccia, fino all’ultimo punto di questo paragrafetto.

Cominciamo col dire che prima di cacciare le volpi, che alla nobiltà non interessavano minimamente, i signori andavano a caccia possibilmente di cervi e selvaggina allo scopo di arricchire le proprie tavole. In questo caso, serviva loro prima di tutto una buona quantità di possedimenti terrieri, e almeno un cavallo per andare nei boschi. In questo, non c’era nulla di rituale o particolare: era la vita comune del nobiluomo che procacciava il  cibo per la sua tavola e per eventuali ospiti.

Le volpi, erano invece considerate un problema del popolo, perché rubavano le galline dai pollai ed erano i contadini a mettere trappole o a cercare di liberarsene, se capitava di essere bersaglio di questi piccoli carnivori. A nessuno veniva in mente di mangiarle; così come al popolo, o alla servitù di qualunque grado veniva in mente di cacciare nei terreni del padrone: solo lo scudiero e il figlio dello scudiero, col permesso del signore del feudo, potevano cacciare. Il bracconaggio era punito con l’espulsione dalla tenuta. Se vi sembra una punizione da poco, pensate che originariamente la caccia di frodo era punita con la morte e la famiglia del responsabile allontanata dalle terre.

Mitigata la pena nell’esilio dalla tenuta del padrone, comunque, il reo di caccia proibita non si trovava ad avere vita facile, perché doveva trovare nuova dimora presso un altro signore, il quale prima di accettarlo nella sua terra avrebbe chiesto il motivo per cui si era allontanato dal villaggio in cui viveva. OK, raccontiamo una bella bugia, ma c’è il rischio di cadere dalla padella nella brace. Insomma, una pernice non vale tutto questo trambusto.

Anche senza pensare ai cacciatori di frodo, gli stessi signori si davano senza troppi pensieri alla caccia di cervi e prede importanti, senza pensare a quanti capi era meglio lasciare per permettere  ai boschi di ripopolarsi a sufficienza.

Col tempo, e con la caccia non regolata, i cervi divennero una preda sempre più rara, così come la selvaggina, e la caccia divenne per lo più uno sport in cui, per la verità, non ci vedo molta sportività, dato che gli avversari non sono attrezzati alla pari dei cacciatori. Ma poiché questa opinione sarebbe assai avversata da qualunque buon inglese, lasciamo che le mie parole si perdano fra gli aromi di una tazza di earl grey e torniamo alla caccia.

caccia alla volpe in epoca vittoriana

Una volta esaurita, o quasi, la selvaggina, per poter soddisfare il gruppo di cacciatori, è nata la tradizione della caccia alla volpe, senza alcuno scopo alimentare o protettivo delle colture: si tratta proprio di uno sport, di un gioco emozionante, nel quale vengono coinvolte in maniera quasi rituale diverse figure.

Cavalli e segugi

Per partecipare alla caccia alla volpe era necessario essere ricchi; organizzare una caccia alla volpe richiedeva di essere ancora più ricchi. Il primo segno dell’elevato status sociale era il cavallo. Per cacciare non andava bene un cavallo qualsiasi: era stata selezionata una razza, quella dei purosangue inglesi, cavalli veloci, leggeri, bellissimi, il cui unico scopo era correre.

Non erano cavalli da tiro, da lavoro: erano meraviglie da cavalcare. La bellezza, però costa. Stalla, stalliere, cibo, sgambata, selle, ferri… tuttavia, quando metti il piede sulla staffa, sai che quel cavallo vale tutto quello che hai speso. Ovviamente, devi avere molti, molti altri soldi per altre spese, fra cui mangiare, vestirti come si deve, mantenere un esercito  di servitù, un paio di case, e ovviamente carrozze, cavalli da tiro (mica ci metti i purosangue a trainare la carrozza, sei matto?) e poi tutto quello che ti serve per fare bella figura con amici e parenti. Non necessariamente, però, toccava al padrone di casa offrire i cavalli agli ospiti radunati per la caccia alla volpe, anche se i più famosi Lord organizzatori  di questi eventi, erano anche noti per le scuderie stratosferiche.

Torniamo alla nostra eccitante giornata: la caccia alla volpe è un evento unico, fissato in una data precisa, il giorno dopo Natale. C’è chi va a fare i regali ai poverelli, e chi ammazza le volpi.

caccia alla volpe in epoca vittoriana

Il 26 dicembre infatti è anche il boxing day.

Natale Vittoriano – tradizioni e curiosità

Dress code per la caccia alla volpe

I cavalieri partecipanti alla caccia alla volpe si radunavano sui loro magnifici purosangue, pronti per cacciare. Anche i cavalieri ubbidivano a un dress code molto stretto, lo riconoscereste ancora oggi, perché l’abbigliamento da gara nei maneggi richiama proprio quello indossato storicamente nella caccia alla volpe, molto più simile all’abbigliamento ottocentesco che a quello moderno.

giacca da master

I cacciatori di volpi di solito indossavano l’abito da caccia standard, che consisteva in una giacca rossa o blu, camicia bianca (in epoca Regency gli uomini non ne portavano di altri colori), cravatta chiara (idem) e calzoni. Il colore dei pantaloni variava da caccia a caccia, ma generalmente era di un colore chiaro. Gli stivali erano di un modello tipico inglese, senza lacci, di colore nero con la parte superiore in pelle marrone.

Il numero di bottoni sulla giacca da caccia di un uomo variava a seconda dell’abilità.

Il padrone fra i suoi domestici aveva un impiegato speciale, molto rispettato:  il conduttore della caccia, che si riconosceva in quanto indossava una giubba scarlatta con quattro bottoni lucenti di ottone, mentre il cacciatore normale aveva cinque bottoni. I cacciatori dilettanti avevano quattro bottoni. Il tricorno, di moda in epoca Regency, verrà poi sostituito dal cilindro, e infine dal cap, un copricapo di sicurezza.

caccia alla volpe in epoca vittoriana

La caccia alla volpe sport poco sportivo

Nella notte precedente alla caccia, la volpe viene catturata e le sue tane, buche scavate nel terreno, chiuse, per evitare che durante la battuta possa trovare riparo facilmente. Complimenti per la genialità e per la sportività.

Perché una battuta di caccia a cavallo possa svolgersi senza imprevisti e in maniera regolare è necessaria la compresenza del Master – il responsabile dell’organizzazione della battuta, che di solito è un dipendente del padrone di casa, del Field Master, che ha il compito di aiutare il Master e gestisce il gruppo degli altri cacciatori. Il Field Master è supportato dall’Huntsman, colui che si occupa, insieme ai suoi assistenti (“whippers-in”), nell’addestramento e nella gestione della muta dei cani da caccia, per gli inglesi “Pack”.

cacia alla volpe pack

Per richiamare i cani, incitarli e riportarli all’ordine, Huntsman e “whippers-in” utilizzano il celebre corno e lunghe fruste.

In tanti quadri e persino su famose porcellane, troviamo immagini di queste famose cacce, coi cavalieri sui loro purosangue, circondati da segugi festosi.

caccia alla volpe

Inizia la caccia alla volpe

Quando la volpe viene liberata, l’esaltazione è al culmine ed è difficile mantenere il controllo: è necessario che i cavalli più veloci e i cavalieri più esperti partano per primi dietro ai cani, e solo dopo i meno esperti seguano la muta per evitare incidenti. E se qualche signora si lascia tentare dalla caccia, dovrà attendere nelle retrovie: le selle da donna, nell’800 sono ancora troppo instabili per permettere alle cavallerizze di inseguire su terreni scoscesi gli altri cacciatori.

I cani trovavano le tracce della volpe che alla fine viene presa, di solito uccisa con un colpo di fucile dal primo cacciatore che la raggiunge.

In passato si soleva tenere la coda e le zampe come portafortuna.

Esistono foto in cui alcuni Master mostrano con orgoglio la collezione di code appesa ai  capanni.

Accenni storici alla caccia alla volpe

Sebbene l’uso di cani da caccia per rintracciare le prede risalga a tempi più antichi, la prima caccia alla volpe conosciuta è stata condotta a Norfolk, in Inghilterra, a quanto suggeriscono le fonti, con lo scopo di tenere le volpi fuori dai campi degli agricoltori. I primi branchi di cani ben addestrati furono usati alla fine del 17 ° secolo. La caccia alla volpe si diffuse ulteriormente nel 18 ° secolo, quando Hugo Meynell sviluppò una nuova razza di segugi. Questi cani avevano una maggiore velocità, resistenza e un migliore senso dell’olfatto.

Nel 1720, Sir Robert Walpole teneva già due branchi di cani da caccia specifici per la caccia di volpi e lepri, utilizzandoli fino a sei giorni alla settimana. I conti Holkham registrano che un certo William Pickford fu pagato £ 102 nel giugno 1718 per “aver tenuto cani da caccia per 34 settimane a Beck Hall”. George Townsend a Raynham tenne cani per la caccia alla volpe tra il 1752 e il 1772 e Thomas Coke fu nominato Master dei Norfolk Foxhounds dal 1775 al 1797.

Tutto questo interesse per i cani e per i cavalli era ed è tuttora diffuso nella nobiltà inglese, non si può non ricordare come la stessa regina Elisabetta II si interessasse, pur non partecipando alla caccia, a questi animali.

Oltre al 26 dicembre, in epoca Regency c’era una vera e propria stagione della caccia, che si apriva al termine della London Season (dal 12 agosto), ma non comprendeva la caccia alla volpe, a cui ci si dedicava solo nei mesi invernali.

Bruno Liljefors: Räven..NM 1893

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