Il Gran Tour e l’educazione Regency & Victorian

Il Gran Tour e l’educazione Regency & Victorian

Che cos’è il Gran Tour.

Il Gran Tour è “il viaggio della vita. A partire dalla metà del 1600, fino agli inizi del 1800, il Gran Tour era un viaggio molto amato e desiderato, che veniva programmato dalle famiglie più benestanti per i giovani rampolli.

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Emil Brack – pianificando il gran tour.

L’importantissimo Gran Tour era caratteristico dell’educazione inglese, che veniva considerata completa, per coloro che avrebbero ricoperto ruoli importanti in società, non solo una formazione scolastica, ma anche una certa esperienza di vita che comprendeva, a tutto tondo, anche la capacità di muoversi in autonomia dalla famiglia.

Il Grande Viaggio, il gran tour nasceva, dunque, come una palestra di vita, in un’epoca in cui intraprendere un viaggio poteva essere non solo rischioso, ma anche difficile.

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La storia del gran tour.

L’origine del Gran Tour coincide con il sorgere di movimenti di pensiero illuministici, che ponevano nell’uomo una nuova centralità, così come la conoscenza empirica.

Non solo nei libri si doveva conoscere, ma era necessario fare esperienza, vedere di persona, entrare in contatto con altri modi di vivere, realtà diverse… era importante allargare la propria mente per prepararsi alle difficoltà dei ruoli sociali.

Una sete di conoscenza che veniva considerata necessaria portava i giovani delle famiglie nobili a organizzare questo lungo viaggio, ma non solo: era la fame di novità, che aveva in quest’unica occasione possibilità di essere sedata.

Con le guerre napoleoniche i Gran Tour ebbero un brusco arresto, visto che la Francia era il luogo in cui solitamente iniziavano i tour, per poi riprendere, in periodo vittoriano, come espressione di affermazione della nuova classe sociale economicamente affermata e come segno di attaccamento alla tradizione della nobiltà.

Col Novecento, i Gran Tour persero gradatamente interesse, fino a passare di moda con la prima guerra mondiale, tramontando definitivamente.

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Acropoli di Atene in foto d’epoca

Il grande viaggio

Un Gran Tour poteva durare anche tre anni. Soprattutto nel 1600 – 1700 la durata del viaggio si protraeva oltre ai due anni, per ridursi successivamente.

Sei mesi venivano trascorsi in viaggio, date le condizioni difficili dei trasferimenti, con carrozze e cavalli, su strade in condizioni non sempre agevoli e spesso pericolose.

Per questo motivo, oltre a trascorrere negli spostamenti molto tempo, i giovani viaggiavano abbastanza leggeri, soprattutto con poco denaro. Le loro finanze venivano rifornite grazie a lettere di credito che venivano consegnate nelle banche dove i viaggiatori si fermavano.

Fra un viaggio e l’altro, il soggiorno nelle località prescelte era piuttosto lungo: spesso, oltre alle lettere di credito, i giovani portavano con sé lettere di presentazione per poter accedere alle case di persone di prestigio del luogo. Città dopo città, non solo turismo, ma anche vita sociale, che serviva a confermare il ruolo e l’importanza sociale del ragazzo e a consolidare amicizie fra famiglie importanti.

Spesso i giovani venivano accompagnati da un mentore, o nelle varie città dove facevano sosta erano attesi da insegnanti e guide selezionate dalla famiglia, che prendevano sotto la loro ala i viaggiatori, garantendo un buon effetto educativo e la sicurezza dei ragazzi.

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Caccia alle antichità

La diffusione del neoclassicismo è contemporanea al periodo d’oro dei Gran Tour: l’attenzione alle vestigia del passato, l’amore per il pittoresco spostano molto interesse verso i luoghi della classicità, Italia e Grecia.

In particolare dopo le guerre napoleoniche, l’Italia e la Grecia diventano i luoghi per eccellenza dove soggiornare.

In Italia, a Roma, Venezia, Firenze e Toscana, Napoli, Sicilia sono numerose le famiglie inglesi che acquistano dimore dove soggiornare per periodi più o meno lunghi. Si creano, in questi luoghi, veri e propri cenacoli culturali, salotti dove i giovani in viaggio potevano conoscere non solo compatrioti di prestigio, ma anche artisti di ogni nazionalità.

Il Gran Tour diventa occasione di diffusione culturale per eccellenza, il fulcro della nuova cultura romantica.

Non solo nobili, ma anche letterati, sebbene con mezzi minori, intraprendono questi viaggi nel continente, per studiare movimenti e tendenze di altri Paesi.

Si instaura una nuova forma di mecenatismo, che vede i nobili inglesi come protagonisti della cultura italiana in veste di finanziatori.

Pompei ed Ercolano diventano mete importanti del turismo, così come la valle dei templi… per non parlare delle rovine romane sparse sul territorio italiano che ispirano innumerevoli dipinti di artisti e di semplici viaggiatori, che immortalano in schizzi e acquerelli le meraviglie che non possono portare con sé in altro modo.

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Il gran tour culturale

Non solo antichità, ma arte a 360°: fra le mete imperdibili anche la Svizzera, la Germania e le città del Nord, nelle quali era possibile ammirare splendide cattedrali gotiche e immergersi interamente in una cultura ricca di fermenti.

Il Gran Tour non era solo “vedere”: significava entrare con tutti i sensi in modi di vivere, stili, modi di ragionare diversi da quelli di casa. Conoscere culture diverse, apprezzare, comprendere ciò che non appartiene al nostro quotidiano apre la mente, la rende elastica, permette di allargare le vedute. Ed ecco che il Gran Tour diventa l’occasione d’oro per migliorare se stessi, perché cultura non è solo erudizione.

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Il gran tour nell’800

È col romanticismo e con il miglioramento delle condizioni di viaggio (soprattutto questo fattore è da non trascurare!) che troviamo gli ultimi splendori del Gran Tour.

Ancora sinonimo di prestigio famigliare e personale, il gran tour continua a condurre i giovani nei luoghi considerati importanti per la formazione.

È in questo periodo che anche i movimenti artistici si mescolano come i colori in una tavolozza: le influenze della pittura francese si fondono con la pittura italiana, la pittura inglese riprende i classici italiani… nasce una cultura europea, che pur non perdendo identità, acquisisce forza. È nell’800 che, d’altra parte, nasce in tanti Paesi l’ideale identità nazionale, figlia della nuova coscienza sociale e culturale derivante, in parte, anche da questa maggiore facilità di comunicazione (pacifica).

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Che cosa portare a casa dal gran tour

Uno degli obiettivi fondamentali del Gran Tour era, come si è già detto, la formazione, intesa come un cumulo di esperienze, ma non solo: il contatto con la grandezza del passato doveva formare nei giovani un senso estetico, attraverso il quale plasmare anche il gusto e il carattere. La bellezza era considerata educativa quanto la capacità di districarsi in viaggio.

Il Gran Tour aveva anche lo scopo di permettere ai giovani di trascorrere un periodo di libertà prima di entrare definitivamente nel mondo degli adulti, caricandosi di responsabilità.

Era accettato che i giovanotti “corressero alla cavallina” e non veniva visto come disdicevole se intrattenevano con le ragazze locali qualche relazione.

Faceva parte dello scopo della lunga vacanza, permettere ai ragazzi di compiere qualche esperienza romantica, anche per una sorta di rito di passaggio all’età adulta e al necessario matrimonio.

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Settignano, luogo dove Mark Twain abitò, dipinto da Telemaco Signorini.

Il Gran Tour degli americani

Non solo gli inglesi guardavano al Continente come meta del lungo viaggio.

Nell’800 sono molti gli americani abbienti che approdano in Europa, includendo anche l’Inghilterra nel loro personale tour.

Le capitali europee continuano ad attirare visitatori, soprattutto Parigi, che diventa grazie a Worth capitale della moda, Roma, col suo fascino storico, Atene, coi suoi candidi marmi… le città spagnole per il clima e i colori, quelle tedesche per il folklore, ma anche quelle nordiche per le loro tradizioni.

Insomma, gli americani guardano all’Europa come un luogo in cui riscoprire le origini, in cui trovare una cultura storica del tutto mancante nei loro lidi.

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Il Gran Tour delle signore

Per quanto fosse pericoloso, e quasi sempre appannaggio maschile, il gran tour non necessariamente veniva organizzato da soli uomini.

Soprattutto se le signore erano vedove o ereditiere, con un buon seguito e in compagnia, le loro comitive attraversavano l’Europa esattamente come i giovani inglesi.

A volte un Gran Tour, o una trasferta all’estero, specie in Francia, poteva nascondere qualche gravidanza indesiderata, l’allontanamento di una moglie non gradita (come la principessa Charlotte), oppure semplicemente il bisogno di una donna di allontanarsi dall’alta società per sedare qualche scandalo in patria.

Le signore tendevano a essere ancora più stanziali dei viaggiatori maschi, stabilendosi in ville o alberghi per tempi piuttosto lunghi. Le giovani dame, tuttavia, necessitavano di una chaperon, perché sarebbe stato disdicevole e compromettente compiere viaggi da sole.

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Goethe ritratto nella campagna romana

Il Gran Tour nella letteratura

Libri che raccontano le esperienze di viaggio non mancano nella letteratura, come “Viaggio in Italia”, saggio di Johann Wolfgang von Goethe; ma il gran tour è protagonista anche di opere in cui i protagonisti, appunto, si trovano in viaggio o nel viaggio trovano la svolta della loro vita.

In Camera con Vista di E. M. Forster ci troviamo a conoscere Lucy Honeychurch, una giovane inglese che viaggia in Italia con la sua più anziana cugina, Charlotte Bartlett.

Leggi anche: Educazione delle donne: mondo regency #3

In Ritratto di Signora, Henry James, la giovane ereditiera Isabel lascia l’America per fare esperienza di viaggio, dapprima in visita allo zio inglese, e poi in Italia, dove trova marito: il gelido Osmond, a sua volta inglese.

In Maurice, sempre di Forster, la svolta nella vita di Clive avviene durante il viaggio ad Atene, dove decide di rinunciare alla propria identità sessuale in nome della posizione sociale.

In Little Dorrit di Dickens, la famiglia, una volta ristabilitasi economicamente, intraprende un viaggio in Europa, considerato importante segnalatore sociale.

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Pittori e artisti danesi in un’osteria a Roma

Gli scrittori e gli artisti e il gran tour

Molti artisti della penna e del pennello hanno viaggiato attraverso l’Europa.

Per citare alcuni importanti nomi, Il Viaggio Sentimentale di Sterne racconta delle sue esperienze di viaggio, intrapreso per motivi di salute.

Sempre per la salute, a Roma troviamo il giovane poeta Keats, che qui si trasferisce tentando di migliorare (invano) la sua malferma salute.

In Italia troviamo anche Oscar Wilde, ormai segnato dallo scandalo, alla ricerca di pace interiore, Mark Twain alla scoperta delle antiche rovine, innumerevoli poeti e scrittori desiderosi di ispirazione.

In Italia viaggiò anche George Eliot, a Venezia.

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George Byron replica by Thomas Phillips, oil on canvas, circa 1835 (1813)

Anche Mary e Percy Bysshe Shelley trascorsero lungo tempo all’estero, in Italia in particolare, mentre celebre è il loro soggiorno nel 1816, con Lord Byron, John William Polidori e Claire Clairmont, nei pressi di Ginevra, in Svizzera, occasione che diede i natali al Prometeo Moderno.

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I viaggi in epoca Regency & Victorian

Luci e ombre dell’800 inglese

https://web.archive.org/web/20131225202434/http://www.treccani.it/scuola/tesine/viaggio_e_arte/5.html

https://www.regencyhistory.net/2013/04/the-grand-tour.html

Per saperne di più…

 

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