Il tè del venerdì con Marco Garinei

Il tè del venerdì con Marco Garinei

Oggi ospite del Salotto di Miss Darcy è Marco Garinei, che per Terebinto Edizioni ha pubblicato il fantasy “L’evocazione”, racconto lungo d’atmosfera e magia. 

Marco Garinei l'evocazione

Ciao Marco e benvenuto al tè del venerdì.

Prima domanda, come sempre appannaggio della padrona di casa Miss Darcy, e come sempre personale…

Chi è Marco Garinei? Perché scrive?

Anzitutto, ti ringrazio per avermi concesso questo spazio! Quanto alla prima domanda, sono un semplice diplomato che cerca di sopravvivere come può alla crisi del mondo del lavoro, insomma, un tizio come tanti. Cominciai a scrivere circa all’età di dodici anni (ora ne ho ventinove), dopo aver scoperto il manoscritto fantasy in corso d’opera di mio fratello maggiore.

Il motivo era piuttosto banale: volevo creare storie e personaggi che mi entusiasmassero anche di più di quelli altrui (quanto alla lettura, cominciai a sette-otto anni da Stephen King e dalla nota collana “Piccoli Brividi”). In seguito, quel desiderio è maturato sempre di più fino a trasformarsi nell’ambizione di divenire uno scrittore, forse anche perché poco a poco iniziai a desiderare che altri si appassionassero alle mie storie.

Nella tua biografia si legge: “a un grande numero di passioni equivale una maggiore diversità e numero di idee”. Quali sono le tue passioni? Come sono collegate ai tuoi libri?

Sono per fortuna (o purtroppo a seconda dei punti di vista) un individuo poliedrico, cioè provo interesse per un numero spropositato di argomenti. Potrei parlare con te con piacere di archeologia, filosofia, cinema e  di altre tematiche totalmente diverse, tanto che spesso agli occhi altrui potrei sembrare perfino eccentrico. Credo che quanto più variegati siano i nostri interessi, maggiori saranno le nostre opzioni quando decideremo di scrivere una storia senza dover ricorrere a noiose ricerche.

Avere una buona idea per un’opera fantascientifica, per esempio, ed essere ferrati in materia, permette di aggiungere realismo e ne guadagna l’opera; essere buoni conoscitori di film può consentire di costruire con facilità un personaggio cinefilo, e così via.

La mia naturale predisposizione verso molte tematiche e argomenti mi rende più agevole non solo l’approccio a diversi generi e stili narrativi, ma mi dà anche l’occasione di usare conoscenze altrimenti inutili per arricchire il mio lavoro.

Per esempio L’evocazione, pur essendo un fantasy, contiene atmosfere a tratti horror, ed è stata una scelta consapevole: corrisponde alla mia visione dell’opera, è esattamente come volevo concretizzarla. Avere una passione anche per il genere horror mi ha permesso di stemperare il fantasy in quella direzione, senza però esagerare. Avere poi raccolto qua e là qualche nozione legata alla PNL (Programmazione neuro linguistica) e rudimenti di psicologia mi ha permesso di costruire una sorta di investigazione basata su pura osservazione e deduzione, peraltro criticata forse proprio perché non compresa come una mia scelta consapevole.

Per farla breve, non miro a diventare un cosiddetto scrittore di genere (uno solo mi strangolerebbe creativamente), ma scrivo tutto ciò che stuzzica la mia immaginazione nel modo che mi sembra calzare di più, anche sperimentando.

Tante passioni ma… quale genere ti ispira di più e perché? Quale invece non ti attira per nulla? Attento a non dire Regency, perché Miss Darcy ti mette il sale nel tè!!!

Il sale no! Ad essere sinceri, l’unico genere che, sebbene apprezzi come lettore, non riesco a scrivere sono i gialli, per un solo motivo: l’intreccio uccide la mia creatività.

Quando scrivo parto sempre da una situazione, avendo solo un vago abbozzo della storia, molto vago a dire il vero.

Per questo ho ricevuto critiche per la semplicità del plot e sicuramente ne riceverò in futuro: non sempre riesco a far combaciare il mio estro con una serie di avvenimenti molto complessi, ma conoscere già la maggior parte degli eventi mi priverebbe del tutto dell’eccitazione nell’atto dello scrivere.

Devo avere la sensazione di essere io il primo lettore, altrimenti il “gioco” non funziona. Forse suonerà strano, ma almeno per me è così.

Quanto al mio genere preferito, resterà sempre il fantasy, probabilmente perché sono appassionato di elementi magici, creature impossibili, lunghi viaggi e duelli all’arma bianca (questi ultimi in particolare), ma fantascienza e horror occupano sicuramente il secondo e terzo gradino del mio personale podio.

Parliamo di “L’evocazione”: com’è nato? Chi sono i protagonisti?

Come detto poc’anzi, parto sempre da una situazione e L’evocazione non fa eccezione. A volte le idee balzano fuori da una battuta di un personaggio della tv, altre da un pensiero casuale, ma come ha detto Stephen King, nessuno scrittore sa da dove vengano davvero.

Ed è la verità.

Per L’evocazione, avevo avuto l’idea di un gruppo di cultisti che avevano evocato una pericolosa creatura che era poi sfuggita al loro controllo; in seguito, un gruppo di maghi avrebbe investigato sull’incidente. Non avevo nient’altro di concreto in mente fin quando, qualcosa come un secolo dopo, decisi di prendere in mano quei pochi elementi e vedere dove mi avrebbero portato.

Allora non c’erano neppure i protagonisti, eccezion fatta per un giovane mago che guidava la spedizione (poi divenuto Lazard). Il che mi porta alla tua seconda domanda: ho deciso di alternare il POV principalmente tra i due maghi Lazard e Luvie, membri di un’istituzione nota come Confederazione Arcana.

Da una parte abbiamo Luvie, una maga con una certa esperienza ma ancora lontana dall’apice dell’organizzazione; dall’altra Lazard, che seppur più giovane, è già giunto ai piani più alti grazie al suo naturale talento, di cui però non sembra essere interessato a vantarsi.

Considerata la lunghezza dell’opera, ritengo di esser comunque riuscito a catturare buona parte del loro carattere, ma visto lo spazio limitato, non ho potuto esplorarli in maniera più approfondita, né in realtà era mai stata mia intenzione farlo, visto che avevo concepito l’opera come un racconto e non un romanzo.

Approfondirli più di quanto ho fatto, a mio modesto parere, avrebbe solo appesantito la storia senza aggiungere nulla di significativo.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Esplorerai nuovi orizzonti o continuerai a raccontare vicende collegate a “L’evocazione”?

In realtà sto già lavorando a un sequel intitolato “L’Occhio di Mobius”, che dovrebbe essere il doppio più lungo, permettendomi una maggiore libertà nell’esplorare i personaggi e l’universo nel quale si dipana la storia.

Anche la vicenda presenta più dilemmi con i quali i personaggi dovranno fare i conti: per ora dirò solo che gli eventi scuoteranno le convinzioni dei due protagonisti, in particolare di Lazard, nel quale un seme di dubbio era già germogliato ne: “L’evocazione”.

In seguito, probabilmente mi occuperò di altri racconti di vario genere: nel corso del tempo ne ho scritti un certo numero, ma pubblicarli è più problematico rispetto a un romanzo, specie in Italia.

Ho tuttavia nel cassetto alcune idee per una trilogia dark fantasy (e quando intendo dark, penso anche a tematiche molto crude e delicate da trattare, ad esempio la schiavitù, i sacrifici umani o la violenza verso i bambini), ma si tratta di un progetto piuttosto ambizioso che mi intimorisce un po’.

Il motivo forse è da ricercarsi nella mia necessità di costruire, con un romanzo, un’opera che abbia un’identità, che abbia qualcosa di concreto da dire e che non sia l’ennesima fotocopia di opere già viste. Il tema portante sarebbe infatti il rapporto tra uomini e dèi, il libero arbitrio dei primi e la tirannia di questi ultimi, e tutte le tematiche che ne scaturiscono; d’altronde la religione è una materia che non smetterà mai di essere attuale, e che in un modo o nell’altro tocca tutti noi.

Ma dovrebbe anche essere la storia di un individuo e dei suoi sforzi per liberarsi da tale giogo, della sua solitaria crociata contro un destino all’apparenza invincibile, e di come egli sia tutt’altro che un eroe, ma solo un uomo imperfetto che, come tanti, tenta di fare la cosa giusta.

Domanda finale, Miss Darcy vuole sapere come prendi il tè!

Rigorosamente con un cucchiaino di miele e limone in quantità!

 

Grazie per essere stato con noi!

Sinossi

In un angolo remoto del regno, una squadra inviata dalla Confederazione Arcana indaga su un’anomalia nelle correnti magiche. Giunti sul posto, i membri della spedizione si trovano di fronte alla scena di un massacro. Qualcuno deve aver evocato un’entità senza essere riuscito a mantenerne il controllo. Qualcosa di letale potrebbe ancora aggirarsi nei paraggi e, nonostante la presenza delle guardie del corpo, la maga Luvie non può far altro che rabbrividire mentre il gruppo si addentra nel bosco…

Marco Garinei

Marco Garinei è nato a Roma e scrive da quando era dodicenne, sognando di diventare un romanziere di successo. Come autore, sta cominciando a muovere i primi passi nel mondo dell’editoria e dei concorsi letterari.

Ha una personalità eclettica: oltre alla letteratura, i suoi innumerevoli interessi vanno dalla cultura giapponese, il cinema e i videogiochi alla filosofia, l’archeologia e le scienze, per citarne alcuni. È sempre stato convinto che a un grande numero di passioni equivalga una maggiore diversità e numero di idee, e che ciò sia un valore aggiunto nella ricerca di spunti per le proprie storie.

Questo gli rende anche più facile seguire l’imperativo: “Scrivi ciò che sai”. Tra i suoi autori preferiti, Stephen King, H.P. Lovecraft e Michael Crichton. È possibile contattarlo tramite la sua pagina Facebook: “Marco Garinei Writer Official”.

Scheda

Autore: Marco Garinei

Pagine: 69

Formato: 14×22

Anno: 2018

Prezzo di copertina: 10,00

Estratto: Link

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