Lizzie Borden – orrore e mistero

Lizzie Borden – una storia degna di un horror

Lizzie Borden è ancora oggi una delle donne più famigerate nonostante sia stata assolta in sede processuale dai delitti avvenuti nella sua casa il 4 agosto del 1892. Fu l’assassina del padre e della matrigna? Oppure un estraneo si introdusse nella sua casa quella mattina per compiere il massacro della famiglia? Secondo i risolutori di cold case, non poteva esserci che una soluzione, ma seguiamo tutta la vicenda, e cerchiamo di indagare anche noi.

Chi era Lizzie Borden.

Lizzie Borden nacque nel 1860 a Fall River, nel Massachusetts da Sarah Morse Borden e da Andrew Jackson Borden. Il padre, di origine gallese, nonostante provenisse da una famiglia molto benestante, si trovò in ristrettezze economiche – probabilmente all’origine della sua taccagneria – e dovette lavorare alacremente per ripristinare la propria posizione sociale. Si fece un nome costruendo mobili, poi divenne promotore immobiliare, diresse fabbriche tessili, divenne direttore di banca. Accumulò un patrimonio notevole, ma nel contempo divenne sempre più avaro e attento nello spendere il denaro, arrivando persino a vivere in una casa senza acqua corrente e senza elettricità, nonostante alla fine dell’800 quasi tutte le case della zona, soprattutto quelle delle famiglie con un reddito pari al suo, avessero acquisito tali comodità.

Lizzie Borden

Lizzie e la sorella maggiore Emma, nata nel 1851, soffrirono molto per l’avarizia del padre, che fu causa in gran parte della loro impossibilità a trovare marito. Entrambe furono educate secondo principi religiosi, si dedicarono alla beneficenza presso la Central Congregational Church.  Lizzie si occupò della scuola domenicale, ricoprì vari ruoli presso la chiesa, partecipò perfino al Movimento della Temperanza (in cui le donne americane si impegnarono attivamente contro gli eccessi dell’alcol).

Il cambiamento della famiglia

Il cambiamento della famiglia di Lizzie avvenne dopo la morte della madre, e del secondo matrimonio del padre con Abby Durfee Gray, con la quale le due figlie non riuscirono mai a legare. La stessa Lizzie ebbe a dichiarare di chiamare la matrigna “Mrs. Borden”, nonostante la donna fosse entrata in casa quando lei aveva solo sei anni.

I contrasti in famiglia aumentarono man mano che che le giovani Borden crescevano, dovendo vivere con esigui mezzi, mentre il padre non lesinava doni ed elargizioni ai parenti della seconda moglie, arrivando a regalare una casa alla sorella di lei.

Sempre più spesso sia Emma che Lizzie Borden si rifugiavano, con la scusa di andare in vacanza, presso la dimora di parenti a New Badford.

La crudeltà del padre raggiunse il limite il giorno in cui, dopo aver eliminato tutto il bestiame della famiglia, arrivò ad uccidere con un’ascia tutti i piccioni che Lizzie aveva cominciato ad addomesticare, con la scusa che attirassero ladruncoli nei loro possedimenti.

Lizzie Borden
Lizzie Borden

La ragazza uscì molto scossa da quella situazione. Altre discussioni in famiglia furono attestate dai vicini e dalla domestica, Bridget Sullivan (che chiamavano Maggie), di 25 anni, immigrata negli Stati Uniti dall’Irlanda, che fu nel processo una dei testimoni chiave. disse anche che le ragazze Borden non mangiavano quasi mai coi genitori, segno del disaccordo che regnava in famiglia.

I giorni prima degli omicidi: Lizzie Borden e la sua famiglia

Nelle settimane precedenti agli omicidi, la famiglia Borden era scossa da diversi fatti inusuali. Gli alterchi in casa erano peggiorati per via della gestione delle proprietà da parte del padre, tanto che entrambe le figlie si erano allontanate, sempre con la scusa delle vacanze, per un lungo periodo, da casa. Emma era rimasta a New Badford, Lizzie era rientrata a New Fall ma aveva preso residenza in una pensione per alcuni giorni prima di tornare nella  residenza paterna.

Fra le stranezze di quel periodo negli atti viene annotato che le ragazze Borden avevano ottenuto dal padre in affitto per la cifra simbolica di un dollaro una casa, in cui si presume volessero andare a vivere insieme, ma poi, poco tempo dopo, l’avessero rivenduta allo stesso per 5000 dollari. forse per questi strani accordi economici, uno zio, fratello della madre di Lizzie ed Emma, si interessò della situazione e, proprio la sera prima degli omicidi, si recò in visita a casa Borden per discutere con il loro padre di affari.

Lizzie, rientrata a casa quattro giorni prima dell’omicidio, aveva nel frattempo condiviso con padre e matrigna una grave intossicazione alimentare, per la quale addirittura si era sospettato un avvelenamento volontario, forse perpetrato da qualche nemico di Andrew Borden, che non era certo ben visto in città.

Immagine del primo omicidio

Lizzie Borden prese un’ascia e…

Abby Borden

Quello che accadde in seguito fu ricostruito grazie alle  testimonianze dei presenti a partire dalla notte fra il 3 e il 4 agosto e nella giornata del 4 agosto.

Lo zio Morse arrivò la sera del 3 agosto e quella notte dormì nella stanza degli ospiti. Dopo la colazione del mattino successivo, alla quale erano presenti Andrew ed Abby Borden (le vittime), Lizzie (presunta assassina), Morse (lo zio) e Sullivan (la cameriera), Mr. Borden e mr. Morse si recarono in salotto, dove ebbe luogo un colloquio durato circa un’ora.

Morse ripartì intorno alle 8:48  per comprare un paio di buoi e far visita a sua nipote Emma a Fall River, avendo in programma di tornare a casa Borden per pranzo a mezzogiorno. Andrew uscì per la sua passeggiata mattutina poco dopo le  9:00.

Solitamente, la pulizia della stanza degli ospiti era un incarico svolto da Lizzie o da Emma, ma la mattina del 4 agosto fu ​​Abby a salire al piano superiore per rifare il letto, in un orario calcolato tra le 9:00  e le 10:30: qui, secondo l’indagine forense, si trovò di fronte al suo assassino,  che la colpì con un’accetta prima al lato della testa con un taglio appena sopra l’orecchio. Il colpo  fece girare la vittima e cadere e cadere a faccia in giù sul pavimento, provocandole contusioni sul naso e sulla fronte. L’aggressore, una volta che Abby fu a terra, sferrò altri diciassette colpi diretti alla nuca, uccidendola. Ma diciassette colpi sono molti più che un semplice omicidio.

Immagine del secondo omicidio

Andrew Borden

Quando Andrew rientrò a casa, intorno alle 10:30, si trovò subito di fronte a una stranezza: la sua chiave non riusciva ad aprire la porta e si trovò costretto a bussare. La cameriera, Sullivan, trovò la porta inceppata e imprecò. Sentì, subito dopo, una risata di Lizzie, pur senza vederla. La risata, affermò in seguito, proveniva dalla cima delle scale.

Questa parte della sua testimonianza avrebbe dovuto incastrare la ragazza, ma Lizzie negò di trovarsi ai piani superiori, anzi di aver incontrato Mr. Borden che le avrebbe chiesto dove fosse la moglie.

Bridget Sullivan dichiarò inoltre di aver tolto gli stivali ad Andrew e di averlo aiutato a infilarsi le pantofole prima che si sdraiasse sul divano per un pisolino (dettaglio contraddetto dalle foto della scena del crimine, che mostrano la vittima con indosso gli stivali).

La domestica poi si sarebbe recata nella propria stanza al terzo piano per riposare dopo aver pulito le finestre, quando, poco prima delle 11:10, le sarebbe arrivato l’urlo di allarme di Lizzie dal piano di sotto.

Andrew Borden era accasciato sul divano nel soggiorno, colpito dieci o undici volte con un’arma simile a un’accetta. Uno dei suoi occhi era stato diviso nettamente in due, suggerendo che fosse addormentato durante l’aggressione. Le sue ferite ancora sanguinanti facevano pensare a un attacco molto recente. Il dottor Bowen, il medico di famiglia, arrivò da casa sua dall’altra parte della strada e dichiarò morte entrambe le vittime. Gli investigatori stimarono che la morte di Andrew fosse avvenuta intorno alle 11:00.

Lizzie Borden

Lo strano processo di Lizzie Borden

L’inchiesta iniziò immediatamente, la sorella di Lizzie  fu avvertita e fatta rientrare. Le testimonianze raccolte, le foto delle scene del  delitto messe agli atti. La principale indiziata fu subito identificata: Lizzie Borden. Era troppo calma, troppo tranquilla, per essere una che aveva appena perso i genitori, anzi, per essere una giovane donna che aveva appena scoperto in casa i genitori massacrati a colpi d’ascia.

Agli interrogatori, più parlava più si contraddiceva, e poi, a quanto pareva, non si trovava più il vestito che aveva indosso alla mattina, mentre pareva aver avuto il tempo, prima o dopo aver dato l’allarme, di bruciare qualcosa, come ebbe modo di testimoniare una vicina giunta a curiosare.

Troppi colpi per essere dati da un ladro di fretta, intento a fuggire. Ma anche troppa forza per essere dati da una donna della corporatura di Lizzie…

Contraddizioni nella versione della giovane donna, ma forse dovuti alla morfina prescritta dal medico per proteggerla dallo shock della tragica esperienza?

Accuse dovute alla realtà dei fatti o a una malevola domestica?

Tutta l’America, un po’ per la morbosità delle foto e del caso, un po’ perché d’estate questi delitti fanno ancora più clamore sui giornali, seguì la storia di Lizzie Borden col fiato sospeso e quando la giuria, al  contrario di quanto tutta la nazione si aspettava, la dichiarò innocente, il delitto Borden invece di finire nel dimenticatoio divenne un argomento evergreen nei salotti.

Il finale triste

La verità non saltò fuori né dal processo né dopo.  La storia del delitto divenne una filastrocca per bambini, oscura e terribile:

Lizzie Borden ha preso un’ascia
e ha dato a sua madre quaranta colpi.
Quando vide quello che aveva fatto,
diede a suo padre quarantuno.

Andrew Borden ora è morto,
Lizzie lo ha colpito alla testa.
Lassù in cielo canterà,
sulla forca lei oscillerà.

Lizzie non morì sulla forca, ma fu libera e insieme alla sorella ereditò tutti i beni del padre taccagno, e in seguito anche quelli della matrigna, pur dovendo dare alla famiglia di lei un risarcimento (perché quelli protestarono vivacemente, nonostante la legge fosse chiara). Le due si trasferirono e Lizzie dovette modificare il suo nome, ma ogni volta che veniva identificata veniva ostracizzata dal luogo in cui abitava. Alla fine anche la sorella la abbandonò, e non la rivide più.

Nonostante tutto, il peso degli eventi di quel 4 agosto, che fosse colpevole o innocente, la schiacciò per il resto della sua vita, ricchezza o non ricchezza; morì il 1 giugno 1927 a Fall River. Al suo funerale parteciparono in pochi. Per un triste caso, sua sorella Emma morì solo pochi giorni dopo.

Il caso Borden

Letteratura e cinema si sono prodigati nel tentativo di risolvere il caso Borden, anche grazie all’ottimo lavoro fatto dagli inquirenti all’epoca. La ricostruzione di tempistiche e la concomitanza delle testimonianze farebbe pensare che Lizzie sia davvero responsabile dei delitti e che abbia avuto la forza di colpire con così tanta violenza e con un numero di colpi così elevato (diciotto per Abby e undici per Andrew) per la rabbia accumulata. La scelta dell’ascia richiama il trauma subito dall’uccisione dei piccioni, la stessa arma che potrebbe aver destabilizzato il suo equilibrio mentale già compromesso da anni di difficoltà nella vita familiare.

Un attacco psicotico, forse scatenato dopo aver ascoltato la chiacchierata fra padre e zio, dopo aver sentito qualcuno prendere per una volta le difese degli interessi suoi e di Emma.

Altri sospetti erano ricaduti sulla domestica e addirittura su Emma, che poteva essere tornata di nascosto e compiuto i delitti in accordo con la sorella.

Quello che è certo è che non si trattò di un serial Killer, perché la placida cittadina dopo quel giorno non ebbe altri drammi di quella portata.

La casa dei Borden è diventata un museo, meta di turisti del brivido, di cacciatori di fantasmi e di appassionati dell’horror.

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