Scarlett Douglas Scott
Ieri da Miss Darcy è passata Simona Friio, oggi a raccontarci qualcosa di sé è la comare più magica del gruppo. Amica carissima da tanti anni, Scarlett Douglas Scott ha, soprattutto, il potere magico di continuare a sognare nonostante sappia bene come tenere i piedi per terra… e non solo: sa come trovare la forza di realizzare sogni per quanto la realtà della vita sia costantemente sua compagna. Più magica di così, che dite… non c’è nessuna!
Chi sono, cosa scrivo
Chi sono è una domanda difficile a cui rispondere.
È uno dei quesiti fondamentali che nella psicosintesi di Roberto Assagioli ha come risposta “un centro di pura Coscienza”, ma ho parecchi dubbi sull’aver raggiunto lo stadio di Osservatore Neutrale alla mia giovane età.
Mi è comunque stato chiesto di descrivermi e in questo breve spazio vedo di dare un quadro più limpido e onesto possibile. Tempo fa mi dissero che per definirsi scrittori bisognava aver pubblicato per lo meno un’opera con una grossa casa editrice (e per grossa s’intende Mondadori).
Oggi che l’editoria, grazie alle innovazioni digitali, ha avuto una brusca sterzata verso l’autopubblicazione con tutti i sacri crismi, tranne forse la benedizione dei grandi storici e filosofi, definirsi scrittori è un termine molto aleatorio, quindi lo scarto a priori e cerco un sostantivo più a la pàge: Creatore di storie? Mhmmm… Costruttore di mondi fa molto sci-fi. Forse potrei virare su un termine più fashion, che va molto per la maggiore in terre anglosassoni: Storyteller. Il Cantastorie.
A Piacenza abbiamo un termine ironico, cuntaball (si legge come si scrive), tradotto in “contaballe”, colui che racconta storie finte per il puro piacere di farsi ascoltare da un pubblico disponibile, di solito davanti a un buon bicchiere di rosso corposo dei colli piacentini. Molto simile a un incantatore di serpenti, se volete, o a un pifferaio magico.
Direi che il contaballe si può tranquillamente utilizzare anche come traduzione per Storyteller, narratore di storie brevi e immediate per il puro intrattenimento, senza approfondire le tematiche sociali, culturali o politiche, solitamente utilizzate per comunicati stampa o pubblicità progresso.
Per dire: è andata così.
Vada per cuntabal… no volevo dire Storyteller.
Cosa scrivo
Qui scendiamo nello specifico, e non mi posso aggrappare alle tende come la mia gatta, fingendo di scalare il K2.
Quando nelle biografie di autori naïf leggete il termine “poliedrico” o “a tutto tondo”, non vi sentite un po’ defraudati e ingannati dal biografo? È come dire tutto e dire niente. Ti viene voglia di prendere l’autore e chiedergli: si ma ci sarà una cosa che ti piace più di un’altra?!
In verità no. Da giovanissima amavo la fantascienza, ma dopo esitanti tentativi e dopo aver letto Piccole Donne, con il monito “scrivi di ciò che conosci”, ho iniziato a scrivere romance Regency. Che naturalmente non sono mai stati pubblicati. Stanno lì nell’armadio come i cartoncini con i disegni fatti con la pastina che le maestre delle elementari ti facevano preparare per la festa della mamma, con la scritta “ti voglio bene mamma”. Che non butti via perché ci sei affezionata, ma a guardarli ti fai due risate.
Poi è arrivato il periodo storico serio, e qui mi sono impegnata eh! Ho studiato.
Placentia è nato come un esperimento, volevo pubblicare dei piccoli dossier tascabili con le storie dei personaggi medievali piacentini. Alla fine ho raccolto tutti i testi in una sola pubblicazione, forse la migliore che ho realizzato ad oggi, che mi è valsa un premio onorifico importante.
E qui si è conclusa la vena storica, come dire: ok lo so fare, passiamo ad altro.
Qualcuno adesso si starà strappando i capelli. Perché non prosegui con gli storici, allora, se li sai scrivere? Perché è noioso fare sempre la stessa cosa. Cambiamo.
Buttiamoci dentro un po’di fantasmi. E ho iniziato a scrivere novelle gotiche (La saga di Savanne)
Nel frattempo ho fatto un debole tentativo di infiltrarmi nel romance moderno (Ho vinto te), che devo ammettere al momento è uno dei miei titoli più venduti e devo ancora capire perché. Ma va bene così.
Per poi riapprodare sulle coste umide e sassose del Regency (piove sempre, tira vento, la gente ha un sacco di affanni amorosi, e quando è notte gira per lunghe scale buie con i candelabri fumosi e camicie da notte trasparenti invece di starsene sotto le coperte che fa freddo).
Lo stesso mood l’ho tenuto per il primo esperimento di narrativa per ragazzi, una rivisitazione della Divina Commedia, che vista con gli occhi di un ragazzino sperduto in una caverna mi ha molto toccato emozionalmente, e sul quale sto costruendo un progetto di Didattica dell’Interiorità che vorrei proporre prossimamente alle classi che lo stanno leggendo.
Per ora sono ferma qui, sulla soglia di questo luogo sacro, e mi guardo attorno in cerca di ispirazione. Quando smette di piovere faccio su lo zaino e riprendo il mio viaggio narrativo.
Ospite inatteso
Inghilterra, 1827. La flotta britannica ha sconfitto i Turchi a Navarino, riportando una grande vittoria e scacciando definitamente le navi degli invasori dal Mediterraneo.
Il tenente Wright ritorna a Londra il 24 dicembre portando con sé una lettera per Miss Vianna Murray, la sorella del suo migliore amico.
Vianna, orfana e affidata alle cure di una zia nubile, la terribile Miss Amelia Hatkins, di tutto si aspetta tranne che una visita a mezzanotte con le peggiori notizie che si potrebbero ricevere la notte di Natale.
Suo fratello è gravemente ammalato, e Wright riesce a ottenere per lei un imbarco sulla Confidence, la nave da guerra inglese comandata dal Capitano Anderson.
Vianna , lungo il viaggio burrascoso che la porterà in Italia, sarà presa da sentimenti di affetto per Wright e per la sollecitudine che dimostra nei suoi confronti, ma anche da una irresistibile attrazione per il Capitano Anderson, dal carattere indomito e leader indiscusso dell’equipaggio della Confidence.