Sogno di una notte di mezza estate nell’epoca vittoriana
Sogno di una notte di mezza estate nell’epoca vittoriana
Sogno di una notte di mezza estate è forse la commedia di Shakespeare più conosciuta. Scritta intorno al 1595, segue le vicende di due coppie di innamorati che si ritrovano, nella notte di mezza estate, nel bosco di Atene.
La trama
Qui, a loro insaputa, si stanno compiendo gradi magie: la regina e il re delle fate hanno litigato e la corte fatata si è divisa. Oberon incarica il suo fedele servitore Puck di compiere per lui una vendetta crudele sulla regale sposa. In quella stessa notte, infatti, un gruppo di attori dilettanti sta provando nel bosco una tragedia, che verrà rappresentata l’indomani per le nozze di Teseo e Ippolita.
Fra di loro si trova Bottom, sventurata vittima di uno scherzo del folletto che ha reso la sua testa quella d’un asino.
Di lui, grazie a un incanto, Titania si innamora, diventando lo zimbello della corte.
Una notte di malie, di inganni, di coppie che si perdono e si ritrovano, di amori delusi e di esilaranti errori.
Alla fine, il buon Puck, animato dai migliori sentimenti, cercherà di rimettere a posto i pasticci che ha combinato, e il lieto fine arriverà per tutti, uomini e fate.
Sogno di una notte di mezza estate e la mitologia greca
Pur essendo ambientato ad Atene, non è la mitologia greca che anima questa commedia, quanto quella inglese: le fate, i folletti presenti in questa vicenda sono infatti creature tipiche dell’immaginario anglosassone.
La magia è quella delle antiche leggende inglesi e solo qualche accenno ci permette di collocarci in Grecia: la giovane Ermia, rea di non voler sposare l’uomo scelto dal padre, si trova come alternativa la morte o la scelta di una vita claustrale come sacerdotessa di Artemide.
Ippolita, la futura sposa di Teseo, è la regina delle Amazzoni, che secondo alcuni filoni mitologici divenne appunto moglie del leggendario re d’Atene.
Anche l’opera che i simpatici commedianti stanno preparando per la festa imminente appartiene alla mitologia greca: Piramo e Tisbe sono due sventurati amanti la cui vicenda viene narrata, in età ellenistica, da Ovidio nelle Metamorfosi.
E sempre di età ellenistica è il racconto di Apuleio, l’asino d’oro, che viene richiamato dalla trasformazione di Bottom.
Una felice unione fra due culture diverse, quella greca con le sue affascinanti narrazioni e quella inglese, coi suoi misteri, perfetta per rendere il bosco di Atene un teatro di incalzanti situazioni.
Sogno di una notte di mezza estate e la mitologia inglese.
Il popolo fatato, o piccolo popolo, secondo la mitologia inglese, si nasconde fra le fronde boschive e nelle notti, specie quelle d’estate, si rende visibile agli occhi degli umani.
Le creature fatate danzano, festeggiano: d’incomparabile bellezza e di inaspettata crudeltà, esse non ragionano come gli umani, ma vivono degli impulsi momentanei, l’unica cosa che la loro eternità rende sopportabile.
Si dice che chi si imbatte in loro rischia l’eternità dell’anima, la vita. Oppure riceve grandiosi doni.
Nella nostra commedia, il confine fra il nostro mondo e il loro si assottiglia fino a svanire ed ecco che, fra le fronde di una notte di luna, una notte speciale, umani e fate si incrociano e intrecciano in una danza ancor più ampia, quella dell’amore.
Si parla di due divese dcorti fatate, quella degli scontenti e quella dei contenti: i primi, notturni e crudeli, rapiscono gli uomini e li tormentano; la seconda, invece, che si può incontrare al crepuscolo, non agisce con crudeltà verso gli umani. Quella di Oberon e Titania è certo quella più benevola, infatti Oberon, vedendo le coppie di innamorati, decide di intervenire in loro aiuto.
Oberon e Titania
Oberon è una figura mitologica che si ritrova anche nelle leggende norrene e germaniche.
Titania è la regina delle fate, presente in alcune leggende in alternativa a Mab, più crudele.
I due si ritrovano in coppia solo in quest’opera di Shakespeare e in un’opera danese, mentre Oberon è citato in diverse opere a partire dal 1500.
Puck
Puck è la figura più interessante dell’opera. È un folletto benigno presente in varie mitologie con nomi molto simili, Puca, Pwka, Pugi…
Si tratta di una creatura dei boschi, che ama fare scherzi innocenti agli esseri umani.
Tu, se dalle maniere e dal sembiante
io non m’inganno, sei quel discolaccio,
quel folletto bugiardo e malizioso
che tutti chiamano Robin Bravomo.
Non sei tu quel bizzoso spiritello
che al villaggio spaventa le ragazze,
che fa cagliare il latte dentro i secchi,
che armeggia tra le pale del mulino,
e si rende molesto alle massaie
vanificando la loro fatica
a sbattere la crema nella zangola?
Ed altre volte a far schiumar la birra,
o a far smarrire il cammino ai viandanti
di notte, e ridere del loro disagio?
E t’adoperi, invece, premuroso,
ad aiutare nel loro lavoro,
ed a portar fortuna
a quelli che ti chiaman vezzeggiandoti,
“mio caro diavoletto” e “dolce Puck”?
(sogno di una notte di mezza estate, atto II scena prima)
Puck appartiene alla categoria degli Hobgoblin, folletti più gentili, in opposizione ai malevoli Goblin, che si manifestano sempre in azioni atte a nuocere agli esseri umani.
Puck segue Oberon, di cui è fedele servitore.
Lo scherzo a Bottom in effetti non è affatto malevolo, e genera una serie di dialoghi divertenti più che una situazione di vero dramma.
La notte di mezza estate
La notte di mezza estate è quella del solstizio ed è una festa che risale ad antiche credenze pagane, tipiche dei Paesi nordici.
Va dal 21 al 25 giugno, coincidendo con la cristiana notte di san Giovanni.
È una notte magica, la più breve dell’anno, in cui un tripudio di luci e falò illumina campi e terreni.
Sogno di una notte di mezza estate e l’età vittoriana
In epoca vittoriana sogno di una notte di mezza estate diventa famoso e amatissimo.
I motivi che lo riportano in auge sono molteplici, il primo è la rappresentazione del 1840, in cui Madame Vestris la commedia integrale andò in scena al Covent Garden, con intermezzi musicali e balletti; la Vestris interpretò il ruolo di Oberon inaugurando una tradizione che per una settantina ‘anni vide i personaggi di Oberon e Puck interpretati da donne. Le scenografie per l’occasione furono mirabolanti e attirarono l’attenzione del pubblico, decretando un successo senza precedenti della commedia.
Dopo il successo ottenuto dall’adattamento di Vestris, il teatro del XIX secolo continuò a considerare il Sogno di una notte di mezza estate un’occasione per uno spettacolo imponente recitato da un centinaio di attori. Le ambientazioni sceniche raffiguranti il palazzo e la foresta furono curate nei minimi particolari, e le fate furono impersonate da ballerine con le ali di finissima tela di garza.
Nel 1841 Federico Guglielmo II di Prussia chiamò a Berlino il compositore tedesco Felix Mendelssohn, incaricandolo di comporre musiche per le rappresentazioni di tragedie greche e drammi shakespeariani. Mendelssohn compose quelle per il Sogno di una notte di mezza estate, nelle quali riutilizzò l’omonima ouverture (“Ein Sommernachtstraum”, op. 21) scritta nel 1826.
L’immaginario vittoriano
L’epoca vittoriana, o meglio l’epoca romantica, con l’attenzione verso il passato e il recupero della cultura popolare, vede in Sogno di una notte di mezza estate un perfetto esempio di tale operazione culturale.
Il riconosciuto valore della mitologia greca nobilita la mitologia inglese, che esce così dal concetto di “popolare” e diviene dotta.
Recuperare le radici per accrescere l’identità nazionale e nobilitare la nazione è l’obiettivo di tanti letterati del periodo (per primi i Grimm): la letteratura inglese, che in questo periodo sta recuperando il ciclo arturiano e gli antichi poeti, in questa commedia di Shakespeare vede realizzata la perfezione di tale passaggio.
E l’arte segue questa scia.
Sia gli accademici che i pittori più innovativi trovano nelle scene della commedia una fonte di ispirazione inesauribile.
Spesso le immagini richiamano la sfolgorante scenografia teatrale, affollate di fate e creature classicheggianti, altre viene ripreso l’alone di mistero del bosco, l’intimità creata dalla notte sotto i raggi lunari, e viene sottolineato il sussurro della magia che si cela nell’oscurità.
Fra i più importanti pittori a dipingere Sogno di una notte di mezza estate furono, far la fine del Settecento e i primi dell’800:
William Blake
Washington Allston,
Thomas Stothard
in cui prevale l’aspetto classicheggiante e mitologico.
In epoca vittoriana troviamo splendide rappresentazioni di
Joseph Noel Paton
Johann Heinrich Füssli
John Simmons
Francis Danby
William John Montaigne
Sir Edwin Landseer
per i quali invece si intrecciano la spettacolarità quasi tetrale e le scene movimentate amate dagli accademici del periodo.
Fra gli illustratori:
Arthur Rachkam
Thomas Stothard
Henry Fuseli
Nei preraffaelliti troviamo Edward Robert Hughes, che dipinge tutta la magia e ci richiama all’innocenza del mondo fatato.
La fairy painting in epoca vittoriana
https://it.wikipedia.org/wiki/Sogno_di_una_notte_di_mezza_estate#Il_Sogno_nell.27epoca_Vittoriana
(Katrine Briggs, Fate, gnomi, folletti)