Social o non social?

 

socialRiassunto puntate precedenti.
Ho tre figli, il più piccolo ha quasi sei mesi. La grande ha finito da poco le scuole medie. Il medio, che attualmente vive attaccato ai videogiochi come a un polmone artificiale, ha finito le elementari.

Stiamo ristrutturando casa, con noi dentro, a respirare la polvere e a convivere con muratori, idraulici, piastrellisti, falegnami che si avvicendano fra le nostre pareti. Ecco, anche le nostre pareti sono variabili, un giorno ci sono e un giorno no.

Come i pavimenti, d’altra parte.

Ecco perchè sono svanita di nuovo dalla rete: di solito, poi, ho un solo braccio libero perchè sull’altro poggia il pargoletto coi suoi abbondanti otto chili… quando lo appoggio, bontà sua, magari ho anche qualche faccenduola da fare e l’ultima priorità è proprio la tastiera.

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Nonostante questo, seguo facebook con molta attenzione, visto che, se digitar non posso, almeno il mouse riesco a usarlo.

Immaginate perciò quanto depressa posso essere. Ah, un attimo. Un passo indietro.

Tutto questo, ma non solo: la mia inattività nei social ha portato un totale oblio della mia esistenza fra i miei contatti, tanto che sono stata l’unico essere umano socialmente iscritto a non ricevere gli auguri di compleanno on line.

Ecco, questo è il quadro.

La ciliegina, ebbene sì, è stato il compleanno.

Una donna può sopportare i chili di troppo dopo il parto. Può accettare le notti insonni, i pianti, le crisi famigliari pre esame di stato. Può anche superare una ristrutturazione in stile bombardamento tedesco, ma, quando compie il fatidico quaranta più uno e si ritrova sola, per forza cede.

Non lo dico per farmi compatire, ma per far sentire in colpa tutti coloro che non mi hanno scritto sul profilo “auguri”. Essere socialmente morta è una calamità, una sofferenza indescrivibile.

Chiedetelo tutti i miei amici umani, quelli che conosco davvero di persona che mi hanno fatto gli auguri dal vivo: ho pianto su tutte le loro spalle. Per non parlare delle innumerevoli telefonate. Ma a chi importa avere vicino delle persone, quando non ha un network a cui appoggiarsi?

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La morte sociale non la auguro a nessuno, ve lo assicuro. Sì, forse l’errore è stato mio, che… può essere… non ho reso pubblico qualche mio dato, ma caspita! possibile che nessuno sconosciuto amico sappia quando sono nata? Possibile che nessuno mi ami fra le centinaia di contatti che ho faticosamente ammucchiato nella mia bacheca?

Temo che sia così.

Capitemi: mesi e mesi senza scrivere, il macero della mia saga, una vita orripilante, un compleanno critico e nessun messaggio in bacheca. Robe da suicidio.

Viceversa, potrei anche dire che la mia vita è stata così intensa da non darmi modo di renderla anche pubblica, ma la gioia della maternità non è nulla se paragonata a una sfilza di like. Adesso lo so.

In questa fase in cui posso dedicarmi solo a ciò che veramente conta, non potevo tacere questo dramma. Da tempo mi chiedo che cosa valga la pena di scrivere, ora che sono praticamente tornata esordiente e, ancora più a monte, se valga per me la pena di scrivere ancora, con tutti questi trascorsi e le difficoltà editoriali. La risposta forse è una sola: devo scrivere post su facebook. A cadenza regolare, ogni due – tre ore. Qualunque cosa, dal “fra poco lavo i calzini” a “oggi pasta e broccoli”. Tutto, purchè non mi si dimentichi più.

 

Scrivere romanzi è una fatica inutile, per essere letta, per comunicare davvero, per non essere dimenticata, la sola strada è il social.

E pensare che ci ho messo tutto questo tempo a capirlo.

Non si tratta di narcisismo, quando i vostri contatti postano di continuo foto di cibi, selfie, o scrivono minuto per minuto la loro vita. Forse, anche voi, facendo scorrere la vostra noiosissima bacheca, ve lo siete chiesti. Condivisioni continue di contenuti più o meno interessanti, lo spopolare di link a carrellate di foto del tipo “i dieci errori da non commettere mangiando la papaia” non sono dovuti a dosi eccessive di ego dei vostri amici, che si ritengono così interessanti da rendere pubblici anche i peli del naso. No. Si tratta di una necessità. Se non condividi non sei.

Pubblico ergo sum. Se non socializzi è come se non facessi nulla.

E’, letteralmente, come se tu fossi morto.

Oh. Bene.

Non ho compiuto gli anni, questa volta. Ecco come funziona peter pan…

Non mi resta che pubblicare questo articolo, e automaticamente finirà nei social perchè così ho impostato.

Questo articolo dunque esisterà, e con lui pure io. Che lo si legga o no, non è importante, mi basta un Like e la vita mi sorriderà.

PS: questa è la mia pagina su facebook come scrittrice, vi supplico, cliccate mi piace, fatemi sentire un’autrice realizzata.

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