La Pasqua in epoca Regency: Easter in Regency era
La Pasqua in epoca Regency era una festività importante, forse più sentita ancora del Natale.
Numerose erano le tradizioni, anche antichissime, legate al periodo quaresimale e pasquale.
Ora vedremo insieme alcune curiosità.
Easter – origine del nome
Mentre l’origine della parola Pasqua è ebraica e significa “Passaggio” con riferimento al passaggio del popolo di Israele attraverso il Mar Rosso per sfuggire ai carri del faraone egiziano, il termine inglese easter ha altre origini, legate a un’antica divinità, Easter appunto, che simboleggiava la primavera e la fertilità. Una radice simile si riconosce nella parola tedesca che indica la Pasqua Ostern: in entrambe si riconosce East- aust, corrispondente al nostro est, ossia l’oriente, da dove nasce il sole. Divinità, dunque, che potrebbero anche essere legate alla rinascita del Sole dopo il periodo invernale.
In Inghilterra, come si può facilmente immaginare, si sono fuse tradizioni diverse, di epoche diverse, e già nel nome comprendiamo come alcune tradizioni pagane, o per lo meno, alcune valenze legate al passaggio dall’inverno alla stagione primaverile. A quanto pare, erano delle sacerdotesse a occuparsi del culto di questa divinità tutta al femminile, e ai suoi festeggiamenti era dedicato un intero mese.
Il culto cristiano ha sovrapposto i suoi riti a quelli pagani e successivamente, col passaggio dal cattolicesimo all’anglicanesimo, le celebrazioni sono leggermente cambiate.
La quaresima in epoca Regency
La quaresima era in epoca Regency un periodo di meditazione e di pentimento. Venivano sospesi i balli e, come fra i cattolici, erano consigliati digiuni e preghiere.
L’ultimo giorno prima della quaresima, Martedì grasso, era anche detto pancake Tuesday, l’ultimo giorno in cui era possibile mangiare dolci ed era un giorno di giochi che avevano come protagonisti… le frittelle.
I teatri restavano aperti in quaresima, ma non era un periodo molto favorevole (ancora oggi il colore viola, quello quaresimale, è considerato “portar male” in teatro).
Il triduo di Pasqua in epoca Regency
La quaresima terminava (e termina tuttora) nel culmine del triduo pasquale: giovedì e venerdì santo, sabato santo e poi la domenica di resurrezione.
Il giovedì santo, Maundy Thursday, ha riti molto simili in tutte le chiese cristiane occidentali, principalmente legati all’Ultima cena e alla Lavanda dei Piedi. Nella cultura inglese è chiamato Maundy Thursday anche il giorno dell’Ascensione (che viene dopo Pasqua): a questo è dedicata la poesia di William Blake.
Nei giorni del triduo pasquale sono vari i riti che si compiono per commemorare la passione e la morte di Gesù, in particolare il venerdì santo è chiamato good friday o holy Friday: un giorno di digiuno e pentimenti, ma un giorno buono per la conversione.
Il venerdì santo, insieme al Natale, era uno dei giorni di riposo per le classi lavoratrici, tuttavia era considerato un giorno favorevole per alcuni lavori nei campi.
Il pane informato di venerdì santo era considerato una panacea per tutti i mali (forse in richiamo all’Ostia). Un’altra leggenda dice che i prodotti da forno cucinati di Venerdì Santo non vanno a male.
Il tipico dolce del venedì santo è un panino speziato, l’Hot cross buns, di cui a questo link potete trovare la ricetta (grazie a Romina Angelici!)
In alcune zone, forse a partire dall’Ottocento, si diffuse la credenza che lavare i panni di venerdì santo fosse da evitare.
La Pasqua in epoca Regency
Il giorno di Pasqua e il lunedì successivo venivano sospese le sedute in Parlamento.
Ma erano i giorni in cui si cominciava a organizzare la Stagione.
Dopo Natale, infatti, Londra cominciava a riempirsi per quella che veniva chiamata la Piccola Stagione, ma era solo dopo Pasqua, fino al dopo la metà di agosto, che si aveva la vera London Season, il picco degli eventi mondani.
In Jane Austen troviamo vari riferimenti agli spostamenti stagionali che avvenivano intorno a Pasqua.
I Palmer si sarebbero trasferiti a Cleveland verso la fine di marzo, per le feste pasquali, e Mrs. Jennings, insieme alle sue due amiche, ricevette da Charlotte un invito molto caloroso ad andare con loro.
(Ragione e Sentimento)
Si stava avvicinando la Pasqua, e la settimana che la precedeva avrebbe portato un’aggiunta alla famiglia di Rosings, cosa che, in una cerchia così ristretta, aveva la sua importanza. Elizabeth aveva saputo, subito dopo il suo arrivo, che Mr. Darcy era atteso nel giro di qualche settimana, e sebbene non fossero molti i conoscenti che avrebbe gradito di meno, il suo arrivo avrebbe fornito una relativa novità a cui guardare a Rosings, e le avrebbe dato modo di capire quali speranze ci fossero per Miss Bingley, osservando il suo comportamento nei confronti della cugina, evidentemente destinata a lui da Lady Catherine, che parlava della sua venuta con estrema soddisfazione, e sembrò quasi irritata nello scoprire che Miss Lucas ed Elizabeth lo avessero già frequentato spesso.
(Orgoglio e Pregiudizio)
A volte penso di tornare a Londra dopo Pasqua, e a volte mi convinco a non fare nulla fino al suo ritorno a Mansfield. (Edmund, parlando del suo affetto e del corteggiamento a Mary Crawford in Mansfield park)
Anche nelle lettere di Jane Austen, come anche in Emma, viene spesso riportata l’abitudine di riunire le famiglie o far visita ad amici nel periodo pasquale.
La decorazione delle uova e la caccia alle uova nei giardini per intrattenere i bambini nel giorno di Pasqua invece sono usanze che arrivano qualche anno dopo, anche se ricette per colorare le uova (per esempio un bel color oro grazie alla cottura con le cipolle) sono attestate già nel 1300.
Fulcro della giornata di Pasqua era però la funzione religiosa, durante la quale i pastori facevano sfoggio dei loro migliori sermoni.
Non sempre, infatti, la domenica le messe erano accompagnate da prediche:
Settecento sterline l’anno sono una bella cosa per un figlio cadetto; e dato che ovviamente vivrà con i suoi, saranno tutte per le sue piccole spese, e un sermone a Natale e uno a Pasqua immagino che saranno tutto il suo sacrificio.
Dice Mr. Crawford in riferimento alle incombenze che avrà Edmund una volta ordinato. (Masfield Park).
Easter Bonnet
Una particolarità tutta Regency è l’Easter Bonnet, il cappellino pasquale.
Poiché Pasqua coincideva con una ripresa della vita sociale, e anche in vista della Stagione imminente, le donne usavano in questo periodo rinnovare il guardaroba e in particolar la domenica di Pasqua era il giorno in cui venivano sfoggiati i nuovi cappellini estivi, in un tripudio di paglia, piume e sete leggere.
Si apriva per le ragazze la stagione della caccia… al marito. E per i giovanotti era il momento di passare da cacciatori, com’erano stati in campagna, a prede.
La cucina di Pasqua
Al contrario del Natale, che vanta una tradizione culinaria tutta particolare, la Pasqua non aveva in epoca Regency un menù speciale, se non per alcuni dolci con l’uvetta che venivano proposti e per le uova, antico simbolo di prosperità e di vita che non manca nelle case Regency, come non mancherà, e verrà reinventato, in quelle vittoriane. I primi dolcetti (caramelle) a forma di uovo compariranno solo nel 1820, inventati da un pasticciere italiano.
Sulle tavole arrivavano ora le primizie della stagione e la tavola pasquale si arricchiva di verdure, ma non ci sono molte informazioni su altri piatti, né particolari carni né ricette.
E in epoca vittoriana?
Lo scopriremo insieme nel prossimo viaggio nel tempo!
I brani dei romanzi di Jane Austen e delle lettere sono traduzioni di Giuseppe Ierolli per Jasit.
http://www.londonita.com/la-pasqua-nella-tradizione-inglese/
https://www.janeausten.co.uk/jane-austens-easter/
http://donnahatch.com/regency-easter/
http://janitesonthejames.blogspot.it/2011/04/regency-easter-bonnets.html