L’adorazione dei magi di Edward Burne-Jones

L’adorazione dei magi (Star of Bethlehem) di Edward Burne-Jones

L’Epifania secondo i preraffaelliti

L’adorazione dei magi (Star of Bethlehem) di Edward Burne-Jones – un dipinto e un arazzo per raccontare il rapporto fra Dio e l’Uomo secondo i preraffaelliti.

Nel 1886, John Prideaux Lightfoot, rettore dell’Exeter College di Oxford, commissionò a Edward Burne-Jones e William Morris, per per la cappella costruita nel 1850 da George Gilbert Scott in stile neogotico, un grande arazzo che avesse per soggetto l’Adorazione nei Magi. Lightfoot pensò a William Morris ed Edward Burne-Jones in quanto entrambi ex studenti di Exeter, e sclese egli stesso il soggetto per l’arazzo, che raccolse immediato consenso di Morris, che gli rispose con una lettera il 4 settembre 1886. In quegli anni, William Morris e Edward Burne-Jones avevano una fiorente fabbrica di carta da parati, di tappezzerie e tappeti: il primo periodo dei preraffaelliti era finito e i due, che si erano un poco distaccati dal resto del gruppo, stavano proseguendo il loro lavoro dedicandosi al movimento noto come Art & Craft, che porrà le basi per l’estetismo novecentesco.

L’adorazione dei magi (Star of Bethlehem) di Edward Burne-Jones – la creazione dell’arazzo.

L’arazzo fu progettato e realizzato interamente da Edward Burne-Jones, che mise prima a punto un modello o disegno di 26 × 38 pollici ad  acquerello, con rifiniture dorate nel 1887.

La Morris & Co contava nel suo organico molti tessitori professionisti e persino una scuola di tessitura: ai tessitori furono forniti pannelli ricavati da questo modello, ingranditi con la tecnica fotografica.

In una lettera del 7 settembre 1886, Morris suggerì che la colorazione dell’arazzo dovesse essere “armoniosa e potente, in modo che non venisse sopraffatta” dal vetro colorato molto brillante della cappella.

Morris e il suo assistente John Henry Dearle scelsero di utilizzare una combinazione di colori molto vivaci, aggiungendo al progetto originale dettagli di sfondo e di primo piano, tra cui le piante fiorite caratteristiche del lavoro di tappezzeria di Dearle.

Nel complesso, occorsero quattro anni per portare a termine l’arazzo, inclusi due anni di lavoro di tre tessitori presso la Merton Abbey Mills di Morris.

L’arazzo fu completato nel febbraio del 1890 ed esposto nello showroom di Oxford Street a Londra, Morris & Co., a Pasqua, prima di essere presentato all’Exeter College. Lightfoot non ebbe purtroppo modo di vedere il lavoro finito, morì infatti presso la Canonica all’Exeter College il 23 marzo 1887.

L'adorazione dei magi (Star of Bethlehem) di Edward Burne-Jones
L’adorazione dei magi (Star of Bethlehem) di Edward Burne-Jones: il dipinto acquerello.

Tutti gli arazzi dell’Adorazione dei Magi

The Adoration (L’adorazione dei Magi)  è stato probabilmente il più grande successo commerciale fra tutti gli arazzi della Morris & Co. fu replicato in ben dieci versioni: quella originale è nella Eton College Chapel, mentre delle altre una si trova al Museo dell’Ermitage, a San Pietroburgo, una presso l’Art Gallery of South Australia, una invece si può ammirare alla Manchester Metropolitan University.

Star of Bethlehem – la stella di Betlemme, il dipinto

La stella di Betlemme (star of Bethlehem) è il più grande dipinto ad acquerello del 1800: 260 cm × 390 cm (101 in × 152 in).

Il soggetto è lo stesso dell’Adorazione dei magi, l’arazzo  di Sir Edward Burne-Jones, il titolo però si riferisce all’angelo che regge la Stella sorta su Betlemme per guidare i Re Magi fino al Bambino Gesù. Il dipinto fu commissionato dalla Corporation of the City of Birmingham per il suo nuovo Museum and Art Gallery nel 1887. Burne-Jones era da due anni presidente onorario della Royal Birmingham Society of Artists.

Star of Bethlehem fu completato nel 1890 ed  esposto per la prima volta nel 1891.

L'adorazione dei magi (Star of Bethlehem) di Edward Burne-Jones, uno dei dipinti di prova per l'arazzo.
L’adorazione dei magi (Star of Bethlehem) di Edward Burne-Jones, uno dei dipinti di prova per l’arazzo.

Da Arazzo a dipinto

La prima differenza fra arazzi e dipinto è la scelta cromatica: per l’arazzo sono state scelte tinte calde e il rosso (segno di regalità) prevale sugli altri colori; l’acquerello invece è ricco di verde e di blu, resi ancor più intensi dal contrasto con l’oro.

Se gli arazzi rispondono alla nuova estetica dell’Art & Craft, con una ricca vegetazione quasi stilizzata che già precorre lo stile dell’arto nouveau, il dipinto Star of Bethlehem è nel pieno stile di Edward Bourne-Jones e ha forti richiami ai preraffaelliti, in particolare per la resa dei particolari nella vegetazione che fa sa sfondo alla scena centrale e alla cura dei dettagli di vesti e panneggi.

Se le espressioni dei vari personaggi nell’arazzo richiamano le immagini della tradizione, con Giuseppe anziano e marginale nella composizione, l’angelo al centro quasi inespressivo nella sua adorazione, nell’acquerello troviamo un approccio alla scena completamente diverso.

L'adorazione dei magi (Star of Bethlehem) di Edward Burne-Jones, uno dei dipinti di prova per l'arazzo.
Studio della composizione dell’arazzo

L’adorazione dei magi (Star of Bethlehem) – il significato del Vangelo

Il giorno dell’Epifania (parola greca che significa manifestazione) è la festa che conclude il Tempo di Natale e rappresenta la prima manifestazione della regalità di Gesù come figlio di Dio e come figlio dell’Uomo.

I Re magi sono figure appartenenti alla tradizione: non sarebbero né tre, né re, ma solo “magi”, ossia astronomi, studiosi delle costellazioni partiti alla ricerca della verità sulla stella che hanno visto sorgere, segno che nelle loro diverse culture significava la nascita di un Re diverso da ogni altro.

Ecco il Vangelo di Matteo:

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Secondo la tradizione i magi divennero anche re a loro volta, e rappresentati in numero di tre perché simboleggiano Sem Cam e Jafet, ossia “l’intera umanità”. Anche i loro doni sono simbolici: oro per la regalità di Gesù, incenso per onorarlo come Dio, mirra in relazione alla sua morte, in quanto la mirra è un balsamo usato nella sepoltura. La nascita stessa di Gesù è vista in relazione alla sua morte e rissurrezione futura: la discesa di Dio in un corpo umano è correlata strettamente al compito salvifico della croce.

I nomi che la tradizione attribuisce ai magi hanno a loro volta un significato: Melchiorre, derivante da Melech, significa Re; Baldassarre deriverebbe da Balthazar, mitico re babilonese, mentre Gasparre (in greco Galgalath) sarebbe il signore di Saba: i regni sono citati nel Salmi messianici.

Bourne-jones ritratto mentre dipinge il grandioso acquerello. La foto è scattata da Barbara Leighton Sotheby nel 1890, colorata successivamente. Da Pinterest.

L’adorazione dei magi (Star of Bethlehem) – il significato dell’opera

Dipinto e arazzo ci mostrano i potenti della Terra, re e guerrieri (il secondo re porta un’armatura e la spada) che pongono i loro doni ai piedi di Maria, con in braccio Gesù. Nel dipinto vediamo il bimbo quasi spaventato, come a sottolineare l’umanità di Gesù, mentre Giuseppe, con accanto l’ascia (che spesso gli viene attribuita perché falegname) rimane alle spalle di madre e bambino, in una posizione d’attesa e di protezione, che però lascia trapelare tutta la sua perplessità di fronte a quanto accade. Non è seduto tranquillo con la moglie, ma in piedi, in disparte, quasi escluso.

L’angelo domina la scena: è il divino che giuda l’uomo, ma nel contempo è la divinità sfuggente: l’Incarnazione del divino è il Bambino, mostrato in una timorosa nudità.

I fiori

I piccoli fiori bianchi in primo piano sono probabilmente Star Of Bethlehem, le rose rampicanti rosse richiamano il rosso della regalità di Cristo e il rosso della Passione. I fiori azzurri Myosotis, simbolo della speranza.

Nell’arazzo troviamo anche gigli (purezza), Tulipani rossi (amore), Iris Blu (purezza).

Questo dipinto, nella visione dei preraffaelliti, ha molte valenze: come sempre, attraverso forme, colori e dettagli ci viene indicata un’interpretazione simbolica. La scena, idealmente divisa in due parti dall’angelo nel mezzo, ci parla di un’umanità che, a contatto con il divino, resta sospesa, trepidante nel desiderio di accostarsi ma nello stesso tempo incapace di farlo. Credere che quel bimbo sia Dio è difficile: ci vuole un segno, una stella, un angelo che col suo splendore faccia allontanare dal cuore ogni indugio. Se questo è possibile a Maria, che sorregge il Bimbo, non lo è altrettanto per Giuseppe, più preso dalla fatica del suo ruolo (porta la legna, “protegge Maria e Gesù) che dal mistero a cui è chiamato ad assistere.

Giuseppe è l’uomo contemporaneo: è il lavoratore (sappiamo quanto nobilitare l’artigianato fosse importante per Bourne-Jones e Morris), l’artigiano, ma è soprattutto l’uomo che di fronte all’ineffabile resta un passo indietro. Quasi… solo.

I Re magi hanno alle spalle una grande foresta, simbolo delle difficoltà affrontate per arrivare a Gesù, e sembrano quasi chiedersi come un bambino indifeso possa realizzare un progetto così grande.

Maria, nella capanna, è il cuore della composizione, custodita nella paglia, a sua volta custodisce Gesù come uno scrigno.

Umano e divino, nel manto azzurro che ricorda il cielo: un abbraccio che però non chiude il piccolo, ma lo mostra ai visitatori, ne permette la manifestazione. Maria è la Ianua Coeli, la porta del Cielo.

https://en.wikipedia.org/wiki/Edward_Burne-Jones

Per approfondire:

Preraffaelliti; la cronologia e la storia

Chi sono i preraffaelliti?

Le muse dei preraffaelliti

 

 

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