Le Fate di Cottingley

Le Fate di Cottingley

Le Fate di Cottingley

Esistono le fate?
Che aspetto avranno?
E in quali luoghi si manifestano?

L’episodio delle Fate di Cottingley è in parte simile a una fiaba, in parte a un romanzo giallo.

Non a caso, ebbe fra i protagonisti un personaggio illustre come sir Arthur Conan Doyle.

Certamente, all’epoca fu un caso mediatico di grandi dimensioni. E oggi possiamo conoscere la storia addirittura attraverso due film (Favole, 1997, con Peter O’Toole, e Photographing Fairies con Ben Kingsley).

Nel 1920, due bimbe inglesi fotografarono le fate. Dopo vari esami e discussioni, in cui finirono coinvolti eminenti nomi della società inglese, letteraria e scientifica, le foto risultarono autentiche: cinque fotografie, realizzate da Elsie Wright e da Frances Griffiths, due cugine di Cottingley, un villaggio presso Bradford, Inghilterra, riproducono le due ragazze mentre giocano con delle creature alate simili a fate.

Nel 1917, data di realizzazione degli scatti, Elsie era sedicenne e Frances aveva solo 10 anni, un po’ troppo giovani per riuscire a manipolare le immagini con doppia esposizione o altre tecniche…

Le Fate di Cottingley, l’inizio

Le Fate di Cottingley Il caso delle fate di Cottingley all’inizio non aveva nulla di eccezionale: nel 1917 Elsie, figlia di Arthur Wright, ingegnere elettrico inglese, scattò con la macchina fotografica del padre, insieme alla cugina, alcune immagini nel giardino e nei boschi dietro casa. Allo sviluppo, il padre vide le fate e valutò le foto come falsi, vietando alle due ragazze di fare altre fotografie.

Le due cugine, però, sostenevano di aver immortalato veramente esseri fatati.

Più propensa a credere alla versione delle due ragazzine fu la madre di Elsie, che frequentava la società teosofica e aveva parecchi interessi nell’occulto e nei misteri: la donna, nel 1919, cominciò a parlare delle immagini scattate dalla figlia, dapprima con un vicino, poi con altre persone: la notizia si diffuse nel paese, attirando sempre più attenzione.

Nel 1918, Frances aveva anche scritto una lettera ad un’amica, Johanna Parvin, in Sudafrica: la lettera, del 9 novembre 1918, includeva una foto realizzata da Elsie in cui Frances era ritratta con alcune fate. Frances affermava inoltre di essere in buoni rapporti con quelle fate, e che supponeva che le fate non esistessero in Africa poiché «sarebbe stato troppo caldo per loro».

Le Fate di Cottingley: il caso.

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La madre di Elsia, Polly, continuò poi a perorare la causa della veridicità delle immagini, parlandone anche nel gruppo teosofico che frequentava, la Theosophical Society a Bradford: la cosa suscitò interesse e le foto vennero portate all’attenzione del gruppo teosofico durante una conferenza ad Harrogate nell’autunno successivo, e sottoposte al teosofo Edward Gardner all’inizio del 1920.

Gardner, considerato una vera autorità, autenticò le immagini.

Per una coincidenza, Arthur Conan Doyle aveva ricevuto l’incarico da parte dello Strand Magazine di scrivere un articolo sulle fate per il numero di Natale 1920 (pubblicato a fine novembre). Ci stava lavorando nel mese di giugno, quando venne a conoscenza delle due foto. Doyle contattò Gardner, e ottenne una copia delle immagini.

Doyle all’inizio era molto scettico: mostrò le stampe a Sir Oliver Lodge, uno studioso di fisica, che le considerò false: costui avanzò l’ipotesi che si trattasse di un gruppo di ballerini mascherati da fate. Anche presunti esperti di fate contattati da Lodge affermarono che le acconciature erano «troppo parigine» per essere vere.

Doyle e Lodge si rivolsero persino a un chiaroveggente per un «esame psicometrico».

I due, ancora non convinti dei fatti, nel mese di luglio raggiunsero la famiglia Wright da cui rimasero favorevolmente impressionati. Doyle e Gardner chiesero alle due ragazzine di fare nuove foto, e procurarono loro tutto il materiale necessario: lastre, macchine fotografiche…

Sir Conan Doyle
Sir Conan Doyle

Intanto, Doyle concluse l’articolo per lo Strand: Fairies photographed–an epoch making event («Fate fotografate – un evento epocale»). Vi incluse anche i due scatti, ma poi fi costretto a partire per l’Australia, dove avrebbe dovuto tenere un giro di conferenze in favore dello spiritualismo.

Quando il giornale fu pubblicato, vendette tutte le copie in pochi giorni, ricevendo una reazione fortissima e critica da parte dell’opinione pubblica. Il maggior contestatore fu di un certo Major Hall-Edwards, un esperto di radio e di elementi radioattivi. Hall-Edwards affermò che con certezza quelle immagini erano fasulle, e condannò severamente l’episodio.

La stampa si divise.

Il City News il 29 gennaio dichiarò chiaramente che l’alternativa era tra «credere all’incredibile mistero delle fate o all’incredibile mistero delle fotografie fasulle».

Doyle aveva usato degli pseudonimi per proteggere l’identità delle cuginette, ma la Westminster Gazette riuscì a scoprirne le generalità e mandò dei giornalisti a Cottingley. L’inchiesta, tuttavia, non ebbe risultati di rilievo: anche il giornalista considerò Polly e Arthur Wright persone oneste e tornò a Londra senza aver spiegato il mistero.

Il caso stava svanendo da solo quando, nella primavera del 1921, le due cugine produssero altre tre fotografie.

Le Fate di Cottingley: nuove foto.

Edward Gardner
Edward Gardner

Le nuove foto riaccesero il dibattito. Sir Arthur Conan Doyle sostenne che si trattava della prova definitiva dell’esistenza degli spiriti, mentre gli oppositori definirono le foto come dei falsi ben realizzati.

Durante le vacanze estive dell’agosto 1920 Polly Wright aveva scritto a Frances Griffiths, che si era trasferita con la famiglia a  Scarborough, dopo la guerra, di tornare a Cottingley. Gardner aveva portato nuove lastre e macchine fotografiche per dare alle cuginette l’opportunità di realizzare altre fotografie.

Frances, quasi quattordicenne, stava ottenendo buoni risultati scolastici e aveva vinto una borsa di studio per la scuola di lettere, mentre Elsie aveva lasciato la scuola anni.

Gardner aveva portato in effetti nuove lastre, che aveva però marcato segretamente: lo stesso Gardner raccontò nel 1945 l’episodio nel suo libro Fairies: a book of real fairies.
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Lo studioso spiegò alle due bambine come usare le macchine fotografiche, dandone una ad ognuna. Si raccomandò di andare presso il torrente, sul luogo dove erano state realizzate le prime foto, solo con buone condizioni meteo e di luce, e spiegò loro le più elementari precauzioni sulla luce e la distanza per avere buone immagini.

Nelle due settimane successive il maltempo impedì alle ragazze di fare le loro escursioni, finché il 19 agosto 1920 Polly Wright scrisse a Gardner dicendo che dopo una mattinata nebbiosa, le bambine avevano realizzato alcune foto mentre lei si trovava da un’amica per il tè. Erano riuscite a fotografare solo due fate.

Due giorni dopo la signora scrisse di nuovo, affermando che di sabato pomeriggio le bambine avevano fatto diverse foto, di cui una sola visibile ma sfocata e incomprensibile. Le foto erano state sviluppate dal padre di Elsie il giorno successivo.

Le lastre vennero mandate a Londra, impacchettate con molta cura dal padre, che era assai perplesso: aveva ammirato Doyle, ma ne aveva perso ogni stima perché riteneva che si fosse lasciato ingannare dalla «sua Elsie, che era l’ultima della classe».

Gardner ricevette le lastre con il sigillo nascosto, le quali riportavano immagini talmente interessanti che scrisse un telegramma a Conan Doyle, che si trovava ancora in Australia. Doyle rispose, affermando che le tre foto mandate da Gardner confermavano i risultati pubblicati e che la prova dell’esistenza delle fate avrebbe aperto la strada per accettare numerosi altri fenomeni occulti.

Sia Conan Doyle che Edward Gardner erano interessati, più che alle fate, a portare avanti le tesi spiritiste: per Doyle la faccenda delle fate era «un dono degli dei», e avrebbe aperto la via a un nuovo modo di guardare al mondo invisibile.

Conan Doyle usò le tre foto per un secondo articolo sullo Strand, pubblicato nel 1921, in cui descriveva altri racconti di presunti avvistamenti di fate. L’articolo fu la base per il suo libro The Coming of the Fairies del 1922.

Di nuovo l’opinione pubblica si divise.

8970056337_7d29b60bda_oAlcuni personaggi pubblici supportarono la teoria delle fate: Margaret McMillan, riformatrice del sistema educativo e sociale inglese, sostenne che «era meraviglioso che sia stato salvaguardato un così meraviglioso dono in quei cari bambini».

Un altro personaggio eminente dell’epoca, il romanziere Henry de Vere Stacpoole, esaminò le fotografie ed affermò sulla base dell’intuizione che erano originali.

Nell’agosto del 1921 venne organizzata una spedizione che comprendeva il chiaroveggente Geoffrey Hodson. Secondo Gardner e Doyle, se qualcuno poteva vedere le fate, quello era Hodson. Il risultato fu fallimentare.

Verso la metà degli anni ‘20 la vicenda uscì dai giornali, ma non venne del tutto dimenticata dall’opinione pubblica, che si divideva tra chi la considerava in un falso e chi la credeva reale.

Già a quel tempo Elsie e Frances erano stanche dell’intera faccenda, e desideravano che tutta quell’attenzione calasse.

E così, in effetti, fu. LA risposta definitiva non venne da nessuna indagine e le due ragazze ripresero una vita normale, crescendo, e facendosi una famiglia.

Le Fate di Cottingley: la verità?

blake fate1Se volete credere nelle fate, l’articolo finisce qui. Se invece è a Elsie e Frances che non credete, fate bene, perché da adulte, quando il giornalista Peter Chambers del The Daily Express nel 1966 intervistò Elsie, cominciarono ad uscire un po’ di ammissioni, sebbene mai chiarissime. Gli anni ’70 riportarono il caso alla ribalta, in una trasmissione che analizzò l’intera faccenda. Gradner era morto, e Elsie questa volta disse tutta la verità. Il risultato fu quello che si potrebbe considerare un buon compromesso: le due ragazzine non avevano falsificato le foto, non avrebbe ro potuto senza un aiuto, ,a a figurare con loro nei vari scatti non erano altro che immagini di un libro illustrato, utilizzate con fili e spille per restar sospese: l’effetto del movimento, che tanto aveva impressionato Doyle e Gardner, non era altro che l’effetto del vento sul cartoncino.

L’idea era nata dal fatto che Frances, da ragazzina, aveva sostenuto di vedere le fate e di avere doni soprannaturali. Non creduta, aveva impietosito la cuginetta e insieme avevano ideato le foto per dare una conferma a tali presunti poteri.

Ma la questione si era gonfiata oltre misura, aveva superato i confini della casa e della famiglia, poi quelli del paesino: era diventato un caso mondiale a cui le bambine non avevano saputo far fronte se non sostenendosi a vicenda e continuando a mantenere il segreto.

Le sagome delle fate di Cottingley in effetti corrispondevano a quelle di un libro illustrato, il Princess Mary’s Gift Book.

Come potesse sfuggire un particolare così palese, come potesse crescere un caso simile oggi ci sembra impossibile crederlo, ma all’epoca i mezzi per identificare i falsi erano minori di oggi e particolari come le luci, le ombre e l’incorporeità delle fatine sono stati sottovalutati.

Doyle certo non dimostrò la sagacia del suo Sherlock, ma ci piace questa sua voglia di credere, di sognare, che lo portarono perfino a travisare i piccoli indizi che avrebbero dovuto metterlo sulla strada giusta.

Ciò che impressiona è che il mondo intero, appena scosso dalla guerra, si sia interessato a un caso come quello delle fate di Cottingley. Forse proprio i mutati panorami dovuti al conflitto, il bisogno di credere di nuovo nella bellezza e nella magia, hanno dato a questo strano episodio tutta questa risonanza. E tutti diventa ancora più incredibile se si pensa a quanto le piccole protagoniste siano state brave a mantenere il segreto.

Ma… le fate allora non esistono?

Chissà. Il sensitivo che Doyle condusse a cercare le fate di Cottingley non lo escluse.

E noi? Personalmente, ho promesso di non dire nulla, di non rivelare segreti che potrebbero essere diffusi o non compresi. Si sa che le fate non amano essere viste, e solo alcuni hanno la possibilità di farlo, se loro lo consentono. Non ho foto da mostrarti. Non ho prove. Accontentati di questa piccola storia, e se vuoi, continua anche tu a cercare nei silenziosi prati lontano dalle vie battute.

mondodelle fate
Sogno di una notte di mezza estate, John Simmons, 1873

https://it.wikipedia.org/wiki/Fate_di_Cottingley

http://www.wired.it/play/cultura/2014/07/18/le-fate-di-cottingley/

http://www.bryonia.it/accessibile/cottingley.php

https://caitlinchamberlain.wordpress.com

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