Ricardo y Carolina: La signora del lunedì

laura costantini

Laura Costantini e Loredana Falcone, ospiti d’onore nel gruppo Regency & Victorian, sono pe protagoniste de “La signora del Lunedì” e ci presentano il loro romanzo “Ricardo y Carolina”.

download (3)A rispondere all’intervista sarà la protagonista del libro, che qui si presenta…  Buongiorno damigelle. Sappiate che a rispondervi quest’oggi sarò io: Carolina Crivelli, fanciulla di buona famiglia, ma senza quarti nobiliari. In compenso sono dotata di uno spirito indipendente che mio padre, banchiere milanese, apprezza nonostante corra l’anno del signore 1865. Mia madre molto meno. Lei vorrebbe vedermi quanto prima sposata e con un uomo ricco e nobile. Il fatto che io intenda dedicarmi alla carriera giornalistica e convincere il grande Sonzogno a prendermi nella redazione del suo giornale viene visto da tutti come una chimera. Ma io non demordo.

L’intervista

Il tuo piatto preferito?

Loredana: tanti piccoli assaggini sfiziosi sia dolci che salati, purché preparati con cura e mai banali;

Laura: dolci con una particolare predilezione per le crostate di Loredana e il profiteroles;

Carolina Crivelli: ho scoperto durante il mio avventuroso soggiorno in Messico i burritos, gustosi, piccanti e, permettetemi, peccaminosi se a morderli con voluttà è il mio Ricardo Alejandro Calleja de Hormigas.

Viaggeresti in nave/ treno/ diligenza per visitare l’Europa?

000df8b930181f4413f23b2f534418b6Beh, son sempre io, Carolina Crivelli, a parlare. Sono italiana, ho visitato spesso la Francia, in treno. Ma il mio viaggio più importante, quello che mi ha cambiato la vita, l’ho fatto in nave. Ho attraversato un intero oceano per inseguire le mie aspirazioni. E sfuggire a un matrimonio combinato. Non che il marchese Ludovico Nori Mantegazza fosse un uomo sgradevole, al contrario. Ma sono seguace della Contessa Clara Maffei e voglio poter dire: “Io appartengo a me medesima, e solo io voglio essere giudice del mio operare’. E vinsi, almeno, la schiavitù delle cose convenzionali. È a duro prezzo ch’io acquistai tale libertà; pure è qualche cosa anch’essa quando non si vuole usarla che per bene.”

Certo, nessuno mi aveva avvertita che, una volta in Messico, avrei viaggiato anche a dorso di mulo o a piedi, inseguita dalle truppe francesi e trascinata da un esercito di peones che sognavano, come me, la libertà.

Teatro, lirica o balletto?

Carolina Crivelli non ha dubbi: “Adoro la lirica perché è l’anima risorgimentale italiana che trasuda dalle note immortali di Giuseppe Verdi. La mia opera preferita è ‘La Traviata’ e così denuncio che, nonostante voglia atteggiarmi a donna emancipata e dalla scorza dura, sono un’inguaribile romantica. Infatti ho sentito veramente suonare un’intera orchestra la prima volta che ho incontrato… Ricardo.”

Il momento più imbarazzante del tuo incontro con Lui? (può anche non essere descritto nel romanzo)

Ed ecco il nostro incontro. Ovviamente abbastanza imbarazzante. Nel 1865 una donna che fumasse non era ben vista. E io fumavo…

“Non avevo dubbi”, mento spudoratamente prima di allontanarmi più che mai decisa a godermi un sigaretto in santa pace. Per non correre rischi mi rifugio nel corridoio laterale, le cui finestre danno sugli imponenti portici del Palacio Nacional e sullo Zócalo. L’aria limpida e fredda dell’altipiano fa ondeggiare le tende e spegne il fiammifero. Non ho bisogno di prenderne un altro.

“Obligada”, dico catturata dalle mani forti e abbronzate che difendono la fiamma dal vento.

“È un piacere”, risponde Don Ricardo confermando la mia prima impressione: aristocratico, affascinante, pericoloso e, aggiungo, con una voce che stordisce. Lascio che il suo sguardo mi percorra come una lenta carezza. Il mio è più discreto, ma altrettanto approfondito.

“A parte condividere con me il turpe vizio”, dico schiarendomi la voce, “c’è un motivo per cui avete abbandonato vostro padre e la vostra affascinante sorella?”.

“Ho preferito lasciare campo libero al conte Lassalle che, in questo momento, sta perorando la vostra causa”.

Diretto come un guanto di sfida.

“Ho una causa da perorare?”.

“Non siete la sola, señorita Crivelli. Da quando Carlotta ha scoperto mio padre e le sue qualità come medico del gentil sesso, la sua influenza a corte è cresciuta vertiginosamente. E di conseguenza le richieste di favori”.

“È vostra abitudine dare giudizi prima di conoscere le persone, Don Ricardo?”.

“Non vi sto giudicando, ma è un fatto che il conte Lassalle ha appena chiesto a mio padre di ospitarvi nella nostra hacienda. Volete dirmi che ne eravate all’oscuro?”.

“Non ricordo di essermi lamentata con il conte sull’ospitalità dell’hotel Itúrbide, ma l’amicizia che lega Lassalle alla mia famiglia deve avergli suggerito un eccesso di zelo. Non devo spiegarvi io che la situazione a Città del Messico è meno tranquilla di quanto vi piaccia credere”.

Sorride, l’impudente, mentre scuote la cenere oltre l’ampio davanzale.

“Difficile incontrare guerrilleros nell’atrio del vostro albergo. E comunque non mi sembrate bisognosa di protezione. Non è sfuggito a nessuno che siete giunta a Città del Messico senza accompagnatore”.

Vuole mettermi in imbarazzo, ma sono abituata alla supponenza del sesso forte.

“Credevo che li chiamaste ‘bandidos’, come tutti gli altri,enon ‘guerrilleros’”, faccio notare per rendergli la pariglia. “Mi stupisce che un membro dell’aristocrazia messicana riconosca ai ribelli una qualifica politica”.

“Se li ha chiamati ‘guerriglieri’ il colonnello Du Pin , posso farlo anch’io. Ma non sono abituato a parlare di politica con una donna”.

È sulla difensiva, adesso.

“Perché non ritenete la politica un argomento da donne o perché non vi interessa?”, insisto.

“La politica la lascio a mio padre. Col tempo scoprirete che la mia fama di bon vivant, amante di cavalli, donne e divertimenti è ampiamente meritata”.

Sicuro di sé. Troppo.

“Mi auguro che in Messico ci sia qualcosa di più interessante da scoprire che non le vostre prodezze da aristocratico annoiato”.

“Touché”, riconosce con un piccolo inchino. “Un giro di valzer?”.

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Passeresti una notte trasgressiva, travestita da uomo al Moulin Rouge (o da Tattersall) solo per pedinare Lui?

Al Moulin Rouge? No. Ma ho fatto di peggio: per andare in missione da rivoluzionaria col mio Ricardo, mi sono travestita da giovane peon.

“Prestami un paio di pantaloni”.

La mia voce lo coglie di sorpresa mentre si allaccia il cinturone sotto il camiciotto da contadino.

“Come hai detto?”.

Scavalco i miei indumenti facendo dondolare il carro e mi paro davanti a lui in corsetto e mutandoni.

“Non ti lascio andare da solo”.

“Lo hai sentito El General. È molto rischioso, devo riuscire a passare per uno dei peones di mio padre. Al primo villaggio sulla strada per l’hacienda cambierò il cavallo con un mulo. Se qualcuno dovesse riconoscermi io sono morto e la missione è fallita”.

“Un motivo in più per avere un compagno”.

Mi posa le mani sulle spalle, come farebbe con sua sorella.

“Se avessi avuto bisogno di compagnia avrei chiesto a uno degli uomini. Non farmi perdere tempo, non ne ho molto”.

“Ricordi il giuramento che hai fatto stamattina? Hai detto che non mi avresti mai lasciata”.

“Il mio giuramento non riguardava questo. Non intendo esporti ai rischi delle nostre missioni e dei nostri scontri. Credi forse che Clair permetterà a Victoria di seguirlo?”.

“Clair va a combattere. Tu vai a organizzare un piano. La differenza è evidente”.

“In tutte e due le situazioni si rischia la pelle. Ti prego, non insistere”.

Ho insistito e Ricardo non è riuscito a tenere il punto. Immagino abbia gioito della partenza di gran carriera di Clair.Non sarebbe riuscito a giustificare col General quella che considera una debolezza. E ora siamo insieme, nel recinto a scegliere i cavalli per il guerrigliero in missione e il ragazzetto paludato nel poncho e nascosto dall’ampio sombrero che gli trotterella dietro. Che sarei io.

“È una pazzia”, dice sellandomi un baio.

Ha ragione, ma che mi cada la lingua se lo ammetto.

“Sicuro che non posso mettere i miei stivali?”, chiedofissandomi i piedi acciabattati in logori sandali di cuoio.

“Hai mai visto un peón con gli stivali?”. Mi aiuta a salire in sella, poi monta anche lui. “E ricorda: qualunque cosa accada, tu stai zitta e tieni gli occhi bassi”. Mi limito ad annuire e il movimento libera dal cappello una ciocca di capelli. “E fissa quei capelli sotto il sombrero. Non si è mai visto un ragazzino biondo da queste parti. E non startene così impettita altrimenti si vedrà che sei una donna”.

Obbedisco ingobbendomi sulla sella.

“Però c’è una cosa che non credo di riuscire a fare”, faccio notare incurante del suo sguardo minaccioso. “La pipì in piedi”.

“Dovrai fare uno sforzo”, risponde assestando una poderosa pacca sui quarti posteriori del mio ronzino. Ma la partenza al galoppo non mi impedisce di accorgermi che sta sorridendo.

Laura Costantini e Loredana Falcone

laura costantini Loredana falconeLaura Costantini e Loredana Falcone. Due signore che scrivono insieme da quando erano ragazzine. Laura giornalista, prima carta stampata poi tv pubblica. Loredana, dopo una laurea in storia, mamma e moglie.

Una passione comune per le ambientazioni storiche, per le vicende umane appassionanti e per le protagoniste femminili.

Dolci, complesse, innamorate, fragili, forti, agguerrite. Mai inserite in uno qualsiasi degli stereotipi che, purtroppo, vediamo riproporre in tanta narrativa.

Non solo romance. Abbiamo affrontato vari generi: storico, noir, giallo, women fiction. A inizi settembre uscirà, con HarperCollins, il nostro nuovo romanzo.

Il blog delle autrici: http://lauraetlory.blogspot.it/p/cosa-abbiamo-scritto.html

Un’intervista: http://storicisalottiere.blogspot.it/2016/01/ricardo-y-carolina-intervista-alle-autrici.html

Ricardo y Carolina

“Ricardo y Carolina” è un romance storico, abbastanza fuori degli schemi, Epoca vittoriana, certo, siamo nel 1865. Ma siamo ben lungi dalle atmosfere britanniche. E i protagonisti vivono passioni violente come le luci, i colori e i sapori del Messico di Benito Juarez e Massimiliano d’Asburgo.

Abbandonare l’Italia e un pretendente in grado di garantirle un futuro nell’aristocrazia della Milano del XIX secolo. Questa è la scelta di Carolina. Rifiutare le convenzioni, inseguire la libertà. Anche di raccontare il mondo sulle pagine di un giornale. Per se stessa e per il Messico di Benito Juárez affronta l’oceano, le diffidenze, i nobili bigotti e reazionari, la monarchia asburgica, la tirannia francese. Per sentirsi parte della lotta dell’uomo che ha scelto di avere accanto, rinuncia a gioielli e crinoline e veste i cenci della revolución. Carolina è figlia del Risorgimento, decisa a rischiare vita e onore in nome di un’idea di emancipazione che precorre i tempi. Ha dalla sua la forza della verità e dell’amore. Per la libertà. E per l’unico uomo che è riuscito a rubarle il cuore.

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