Giornata della memoria corta

Giornata della memoria corta.

Ieri Kenneth Smith, condannato alla pena di morte per avere ucciso una donna nel 1996 è stato giustiziato per asfissia con inalazione di azoto. Il fatto si è svolto in Alabama, non in un Lager, ma la particolarità che ci riporta indietro nel tempo è che questo metodo è del tutto sperimentale, ed è stato usato per la prima volta su questo condannato: l’esperimento avrebbe fatto la gioia di qualunque medico nazista, tanto più che il condannato – mi veniva da chiamarlo vittima, ma era inappropriato – era sopravvissuto in passato a un’iniezione letale.
L’esecuzione è stata unica nel suo genere e per un secondo motivo non avrebbe sfigurato in un laboratorio con cavie umane. Come riportato da diversi giornali, non si sapeva ancora come avrebbe reagito l’organismo umano a questo tipo di inalazione e a quanto descritto dai presenti, fra cui i familiari del condannato e alcuni giornalisti, l’agonia è stata molto peggiore del previsto e più lunga delle attese: oltre 20 minuti, dei quali gran parte in preda a convulsioni che hanno scioccato persino i giornalisti abituati ad assistere alle esecuzioni.

giardino dei giusti padova, giornata della memoriaLa giornata della memoria non esiste:

non abbiamo ancora imparato a rispettare la vita, non abbiamo imparato a rispettare l’alterità, crediamo ancora nella pena di morte, e qualcuno crede anche che debba arrecare sofferenza a chi è condannato. Qualcuno crede che quest’anno la giornata della memoria vada celebrata sottotono perché gli ebrei sono cattivi e imbracciano le armi. Il giudizio continuerà a rendere inutile ogni celebrazione, finché non capiremo che è l’uguaglianza degli uomini il motore della memoria, il motivo per cui tanti hanno perso la vita in difesa degli indifesi. Oggi ricordiamo i Giusti, quelli che hanno guardato negli occhi ebrei, rom, omosessuali, cristiani, islamici, buoni, cattivi, donne, bambini, e hanno visto una cosa sola. L’umanità ferita. Ciò che siamo ancora e dimentichiamo di essere.

giornata della memoria 2024

Una memoria piacentina

A Piacenza la giornata della memoria ha assunto un nuovo stimolo di riflessione, con la beatificazione di don Beotti, un sacerdote di cui poco si sapeva fino a poco tempo fa e che ora è diventato una figura di riferimento per il suo coraggio, ma anche per la sua semplicità, per l’amore verso il prossimo e per questo sguardo che ha avuto verso le vittime di una guerra ingiusta.

Giuseppe Beotti nato a Campremoldo Sotto, frazione di Gragnano Trebbiense, il 26 agosto 1912, in una famiglia di agricoltori, entrò nel 1925 in seminario a Piacenza e venne ordinato il 2 aprile 1938. Rimase per qualche tempo a Borgonovo come coadiutore, distinguendosi subito per l’amore verso il prossimo e l’impegno che profondeva nella missione caritativa.

Nel 1940 fu trasferito a Sidolo, una piccola frazione di Bardi, sperduta nell’Appennino. Qui, i venti di guerra facevano approdare come naufraghi profughi d’ogni genere, soldati feriti, fuggiaschi e partigiani: a tutti egli si dedicava con la stessa instancabile volontà di fare del bene, di aiutare e di proteggere il cammino, senza fare distinzioni.

Durante l’occupazione tedesca, nel 1943, il regime fascista decise la requisizione delle campane per fini bellici.

Gli abitanti di Sidolo risposero con forza alla presenza tedesca e la comunità fu seriamente a rischio e don Beotti si interpose per evitare il peggio, cercando tuttavia di difendere i suoi parrocchiani.  Fu sottoposto a un processo, che tuttavia non  approdò a nulla. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 43, Il sacerdote iniziò la sua opera più rischiosa, dando ospitalità e soccorso a soldati in fuga, prigionieri scappati dai campi, persone perseguitate, tra cui un centinaio di ebrei.

Nel 1944, in un paese vicino, tuttavia, negli scontri coi partigiani i tedeschi ebbero diverse perdite che causarono rastrellamenti in zona, mettendo a ferro e fuoco interi paesi. Dopo aver messo al sicuro quanti poteva dei suoi protetti, Don Beotti decise di restare, insieme a don Francesco Delnevo e al seminarista Italo Subacchi.

Fu nella chiesa di Sidolo che il 20 luglio 1944 furono raggiunti dai soldati tedeschi e tutti e tre fucilati, dopo un sommario processo – se mai ci fu, vista la mancanza di testimoni – per il semplice fatto  di essere rimasti presso la chiesa.

Don Beotti è oggi considerato anche martire.

https://www.causesanti.va/it/santi-e-beati/giuseppe-beotti.html

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