Christiana Edmunds Chocolate Cream Killer

Christiana Edmunds, Chocolate Cream Killer – arsenico e nuovi merletti

Christiana Edmunds, nota come Chocolate Cream Killer è la protagonista di una delle storie true crime più efferate dell’Inghilterra vittoriana.

Il suo caso fu uno di quelli che fecero scrivere parecchie pagine di giornale: si trattò di una vicenda clamorosa, in quanto la donna, sebbene oggi non si possa definire serial killer, fu un’avvelenatrice seriale, utilizzò la stricnina e per poco non fece una strage… mancando per un soffio la vittima designata, uccise un bambino di soli quattro anni, e finì i suoi giorni in manicomio. Ma vediamo con ordine l’oscura vicenda.

Christiana Edmunds, la Chocolate Cream Killer, nacque il 3 ottobre 1828 a Margate, nel Kent, in una famiglia benestante e nota: il padre era un architetto di fama e la madre proveniva da una famiglia altrettanto benestante.

Fu dunque educata in grado  superiore alla media delle donne dell’epoca, ma questo non le fu d’aiuto: a circa vent’anni le fu diagnosticata una forma di isteria.

Questa diagnosi poteva voler dire tutto e niente, perché molte donne che condividevano questo “male” erano sane di corpo e mente, ma presentavano solo un carattere troppo vivace o non ubbidivano a sufficienza a genitori e mariti, adattandosi alla società. Nel suo caso, però, i medici avevano notato i primi  segni di squilibrio, quelli che in seguito la avrebbero portata a diventare la Chocolate Cream Killer.

Christiana Edmunds, la Chocolate Cream Killer – una famiglia che promette bene

Christiana Edmunds non fu la prima della sua famiglia ad aver a che fare con i manicomi e la pazzia. Per questo, la sua diagnosi di  “isteria” poteva già far presagire che qualcosa di peggio sarebbe accaduto.

Dal matrimonio dei  suoi genitori, oltre a lei, primogenita, nacquero  infatti altri tre figli, Mary, Louisa e Arthur. Quest’ultimo fu soggetto ad attacchi epilettici da bambino e a causa del comportamento violento fu mandato all’Earlswood Asylum nel 1860 dove morì nel 1866.

La tara genetica veniva già da prima, anche il padre aveva dimostrato negli anni segni di squilibrio: secondo quanto emerso negli atti del processo a  Christiana Edmunds, la madre testimoniò che il marito negli ultimi anni della sua vita dovette ricoverarsi per due volte, in due istituti diversi, uscendo migliorato dalle cure del manicomio privato di Southall e costretto da un peggioramento successivo a tornare in una struttura pubblica, il manicomio di Peckham, dove morì nel 1847.

 

Christiana Edmunds

Christiana Edmunds a Brighton

Trasferitasi a Brighton con la madre vedova e la sorella rimasta (Louisa si era suicidata), intorno al 1860, Christiana continuò a manifestare sintomi, che si  concretizzarono in fantasie e ossessioni, soprattutto a sfondo sessuale.

Le tre donne conducevano una vita ritirata e tranquilla, troppo per la trentenne Christina, che a causa dei suoi problemi di salute soffriva e necessitava di cure, per cui fu affidata a un medico, il dottor Charles Beard, il cui studio era quasi di fronte al suo indirizzo, al 64 di Grand Parade.

Christiana ci mise poco e indirizzò tutte le sue fantasie su di lui, innamorandosi follemente e ossessivamente di lui; pur sapendo che egli aveva una moglie.

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Il rapporto epistolare

A quanto pare il dottor Beard si lasciò lusingare dalle lettere roventi della paziente, non diede un taglio  netto a quella relazione a senso unico, né le impedì di continuare a scrivergli messaggi d’amore, anzi, per un certo tempo le  rispose perfino.

Christiana Edmunds si perse del tutto nella  passione folle per l’uomo che avrebbe dovuto  curarla, e che invece divenne l’oggetto di ogni suo desiderio, e la  cui moglie diventò, invece, l’ostacolo per ogni felicità possibile.

Nel suo mondo distorto, la donna decise che doveva  eliminarla.

Arriviamo al 1870. La Edmund si presentò a casa del dottore e regalò  alla moglie dei cioccolatini, in seguito alla cui ingestione la poveraccia stette malissimo. Solo Beard sospettò  qualcosa, ma non avendo prove e non sapendo a quale punto Christiana potesse  arrivare, non potè denunciarla, anche perché a sua volta aveva alimentato la relazione epistolare con varie risposte alla paziente, cosa non molto professionale e nemmeno simpatica per un uomo sposato. La bandì severamente dalla sua abitazione e dal suo studio  medico, troncando ogni rapporto con lei.

La situazione però ormai era fuori  controllo, la donna era convinta che egli fosse segretamente innamorato di lei, lo seguiva, controllava la casa, era sempre più convinta di dover uccidere sua moglie per averlo.

Christiana Edmunds

Christiana Edmunds Chocolate Cream Killer

Fu così che Christiana Edmunds escogitò un piano per compiere l’omicidio senza essere sospettata: pagò un ragazzino incontrato per strada e gli fece comprare dei cioccolatini presso John Maynard, il pasticcere locale.

Presso un farmacista, lei personalmente acquistò della stricnina, adducendo come motivazione la necessità di avvelenare dei gatti randagi vicino a casa. Lo so,  non si tratta di un’azione nobile, ma all’epoca i veleni per questo tipo di “pulizie” era legale: ratti, insetti sgraditi, gatti e cani randagi si potevano semplicemente eliminare, presentandosi  in una farmacia, lasciando nome e cognome e comprando del buon veleno, di solito a base di arsenico. E così qualunque brava signora si poteva trasformare in una potenziale assassina dando nome falso e somministrando a esseri umani il suo acquisto in cibi o bevande.

Christiana Edmund stessa acquistò dei cioccolatini varie volte, mescolò al cioccolato la stricnina, ma non fece l’errore di ritornare a casa di Beard, escogitò una scusa per riportare i cioccolatini al negozio, così che fossero venduti ad altri.

Secondo la  sua intenzione, fra i vari acquirenti anche la sua rivale sarebbe finita all’altro mondo.

 

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stricnina

La diffusione dei cioccolatini avvelenati

I cioccolatini furono in effetti venduti, e i vari clienti in effetti accusarono sintomi più o meno gravi, a seconda della quantità  di stricnina assunta.

Molte persone presentarono i sintomi da avvelenamento, ma nessuno collegò le malattie ai cioccolatini.

Il 12 giugno 1871 accadde quello che Christiana non si era aspettata. Un certo Charles Miller, in vacanza a Brighton, comprò dei cremini al cioccolato da Maynard, ne mangiò un po’ e diede il resto al nipote di quattro anni, Sidney. Poco dopo Sidney morì.

All’inchiesta del coroner, Christiana fu chiamata come testimone e fu felicissima di avere l’opportunità di incriminare Maynard testimoniando che anche lei si era ammalata dopo aver acquistato dei dolci dal suo negozio.

Furono compiuti dei test, che confermarono la presenza di stricnina nel cioccolato, ma poiché non c’erano prove che qualcuno avesse deliberatamente voluto fare del male al ragazzo, il coroner di Brighton, David Black, registrò un verdetto di morte accidentale e scagionò Maynard da ogni colpa.

Chocolate Cream Killer – non solo cioccolato.

I giornali dell’epoca si scatenarono, era una delle passioni dell’epoca leggere storie di omicidi che coinvolgevano il veleno e cominciarono a speculare sugli eventi di Brighton. E a quel punto, il dottore e la moglie, che avevano un po’ la coda di paglia, invece di andare a parlare con gli investigatori… si trasferirono in Scozia.

Dove li raggiunsero dei pacchi contenenti dei Plumcake, inviati da un anonimo da Londra.  La signora Beard doveva essere molto golosa o molto sciocca, perché li mangiò e di nuovo finì fra la vita e la morte, a causa di un avvelenamento da arsenico.

E chi aveva fatto un viaggetto fino a Londra? Non era difficile indovinare: Christiana Edmund. Ormai il caro dottore non poteva più tenere nascosto il probabile coinvolgimento di Christiana nell’avvelenamento del cioccolato, e nemmeno l’auto avvelenamneto della donna funzionò per scagionarla.

Fu scoperta la farmacia dove aveva comprato  la stricnina, le lettere d’amore portate agli atti.

Il processo fece vendere un sacco di giornali e divenne un affaire così grosso che spostarono la corte a Londra, dove la  prima sentenza fu di colpevolezza, con condanna a morte, poi commutata, visto che fu chiaro a tutti che Christiana Edmund non aveva tutte le rotelle a posto,  alla detenzione a vita in un manicomio criminale. Il caso fu riesaminato solo  perché lei affermò di essere incinta.

E così, la feroce passione finì a Broadmoor Criminal Lunatic Asylum dove Christiana morì lì il 19 settembre 1907, all’età di 78 anni.

 

https://www.thepostmagazine.co.uk/brightonhistory/life-happens-chocolate-helps