William Perkin e il color malva: la prima tinta sintetica

William Perkin e il color malva: la prima tinta sintetica

William Perkin e il color malva, la prima tinta sintetica sono i protagonisti di una storia tutta vittoriana di scoperte e di casi, di scienza e di sperimentazione.

In passato abbiamo parlato delle tinte che andavano di moda in epoca Regency

I colori di moda in epoca Regency

e abbiamo visto che, sebbene prevalessero i colori più chiari, pastello, venivano apprezzati anche quelli più vivaci, come il rosso pulce e il giallo zafferano. SI trattava di tinte naturali, derivate principalmente da minerali e piante. L’abbigliamento Regency oggi ci viene mostrato attraverso eteree immagini, ma basta arrivare agli anni ’30 del secolo per vedere un drastico cambiamento nelle fogge e nei colori. Fantasie più sgargianti, scozzesi vivaci, stoffe più spesse e robuste, adatte anche a tinture più vigorose.

I nuovi colori si sviluppano a metà fra alchimia e scienza: dalle botteghe degli artisti a quelle degli artigianali, fino ad arrivare ai primi veri laboratori industriali.

Abbiamo incontrato il vivacissimo e mortifero verde brillante, tanto caro a William Morris

William Perkin e il color malva: la prima tinta sintetica

L’arsenico o la morte verde. Misteri vittoriani

Oggi vi racconterò invece una storia di scienza, medicina e colore, quella della nascita del color malva.

William Perkin era londinese fino al midollo: nato nell’East End di Londra nel 1838, era il più giovane dei sette figli di George Perkin, un falegname con una buona fama e clientela. Sua madre, Sarah, era di origine scozzese e si era trasferita a East London da bambina. In quegli anni l’East End non era ancora diventato il quartiere infernale che conosciamo nella tarda epoca vittoriana: è ancora una zona di piccoli borghesi, palazzine vecchie ma dignitose. Perkin fu battezzato William Henry nella chiesa parrocchiale anglicana di St Paul, a Shadwell.

All’età di 14 anni, Perkin frequentò la City of London School, dove ebbe fra gli insegnanti Thomas Hall, a sua volta ex allievo di Johann Hofmann al Royal College of Chemistry. Hall, riconoscendo il talento per le scienze di Pekin, raccomandò caldamente l’alunno e convinse il padre a fargli proseguire gli studi nel campo.

Nel 1853, a soli 15 anni, Perkin entrò al Royal College of Chemistry di Londra (ora parte dell’Imperial College London ), dove iniziò i suoi studi sotto August Wilhelm von Hofmann.

William Perkin e il color malva: la prima tinta sintetica

I pionieri della chimica

Anche la chimica, come tutte le scienze, stava nell’800 prendendo una nuova forma grazie alla sperimentazione e ai nuovi metodi di lavoro. Nei laboratori lavoravano veri pionieri, che stavano trasformando tutte le conoscenze antiche e moderne già acquisite in modo più o meno empirico in una scienza vera. La tavola periodica degli elementi, per fare un esempio, sarà compilata intorno alla metà degli anni ’60 dell’800.

Il questo ambiente pieno di fermento, Perkin apprende i rudimenti delle discipline scientifiche.

Gli elementi principali erano ormai noti, tanti ce n’erano ancora da scoprire: i processi chimici e fisici erano sotto studio: un nuovo mondo aveva appena aperto le sue porte alla conoscenza umana.

L’insegnante di Perkin, Hofmann, era particolarmente interessato alle sperimentazioni per la sintesi chimica del chinino.

Questo composto è un alcaloide naturale, estratto dalla pianta della chinona, diffusa sulle Ande, impiegato a scopo medico e all’epoca unica cura per la malaria.

Hofmann stava appunto cercando di ricavare tramite sintesi la molecola per poter ampliare la possibilità di cura di quella che era una grave piaga per chi viveva nelle zone tropicali (ricordiamo che l’impero britannico raggiungeva le Indie e l’Africa).

Willam Perkin supportò il docente nelle ricerche e negli esperimenti, lavorando a sua volta su tale sintesi.

William Perkin e il color malva: dal chinino alla tintura

Nella primavera del 1856, Perkin stava lavorando nel suo piccolo laboratorio domestico (!), utilizzando anilina e alcol, scoprendo un processo chimico che portava alla sintesi di una sostanza altamente colorante, di un viola brillante. In un tentativo, infatti, Perkin ossidò l’ anilina utilizzando dicromato di potassio , le cui impurità di toluidina hanno reagito con l’anilina e hanno prodotto un solido nero, probabilmente frutto di una sintesi organica “fallita”. Pulendo poi il pallone con alcol, Perkin notò porzioni viola della soluzione.

William Perkin, che aveva un personale e vivo interesse per la pittura e la fotografia, comprese con entusiasmo di avere per le mani una scoperta importante e fece ulteriori sperimentazioni con gli amici chimici  Arthur e Thomas Church. Poiché questi esperimenti non facevano parte del lavoro sul chinino assegnato dal docente, i tre allestirono un laboratorio in un capanno nel giardino di Perkin, per lavorare in forma privata sul colorante.

William Perkin e il color malva: la prima tinta sintetica
Imperatrice Eugenia

William Perkin e la nascita del mauverine

Da esperimenti, si passò alla produzione del colorante, che fu chiamato mauverine: color malva. Il mauveine , noto anche come anilina viola e malva di Perkin, si dimostrò perfetto per la tintura di fibre naturali come la seta, attraverso un processo semplice ed economico.

Il grande vantaggio, rispetto ai coloranti naturali, non era solo nella facilità di produzione, ma nella resistenza del colore, che non sbiadiva facilmente e si replicava sempre uguale.

Rapidamente, il giovane scienziato raccolse i capitali necessari a intraprendere un’attività commerciale, certo del valore della propria scoperta.

L’anno successivo Perkin fondò la sua prima tintoria che raccolse un successo strepitoso.

La domanda del pubblico decretò il vero successo del Malva quando un colore simile fu adottato dalla regina Vittoria in Gran Bretagna e dall’imperatrice Eugenia , moglie di Napoleone III, in Francia, e quando la crinolina o gonna a cerchio, la cui fabbricazione utilizzava una grande quantità di stoffa, divenne di moda: tingere tanta stoffa a un costo più basso rispetto alle tunture naturali era ormai necessario.

Perkin si arricchì grazie alla serie di fortunati eventi e della sua bravura.

Dopo la scoperta del malva, apparvero molti nuovi coloranti all’anilina (alcuni scoperti dallo stesso Perkin) e le fabbriche che li producevano furono costruiti in tutta Europa.

Tra il 1859 e il 1861, il color malva divenne un must della moda. Il settimanale All the Year Round descriveva le donne che indossavano il colore come “tanti uccelli del paradiso viola”. La rivista Punch pubblicò invece vignette che prendevano in giro l’enorme popolarità del colore “Il Mauve Measles (l’epidemia di malva) si sta diffondendo in modo così grave che è giunto il momento di considerare con quali mezzi  possa essere controllata.”

Malva è bello

Perkin fece domanda di brevetto nell’agosto 1856, quando aveva ancora solo 18 anni, ma continuò la ricerca sui coloranti e sulle tinture per tutta la vita: il suo era un cuore di chimico e la sua una passione divorante per la ricerca.

FRa i suoi successivi brevetti compaiono il Britannia Violet e il Perkin’s Green; scoprì i metodi per produrre la cumarina , una delle prime materie prime sintetiche del profumo, e l’acido cinnamico: la reazione usata per sintetizzare quest’ultimo è diventata nota come reazione Perkin.

Si racconta, un po’ come nella storia di Marcovaldo di Calvino, che il colore del vicino Grand Union Canal cambiasse di settimana in settimana a seconda dell’attività presso la tintoria di Greenford di Perkin.

Nel 1869 Perkin ideò un metodo per la produzione industriale dall’antracene, base di un colore rosso brillante conosciuto come alizarina, fino a  quel momento estratto esclusivamente  dalla radice di robbia. Il colorante era stato identificato una quarantina di anni prima, nel 1826, dal chimico francese Pierre Robiquet. Nella stessa occasione, Perkin riuscì a sintetizzare il color porpora, un altro colorante rosso di minore interesse industriale, ma l’azienda chimica tedesca BASF arrivò a depositare il brevetto un giorno prima di lui: era una vera e propria corsa al colore.

Una guerra molto colorata

Durante il decennio successivo, il nuovo impero tedesco stava rapidamente eclissando la Gran Bretagna come centro dell’industria chimica europea. Negli anni Novanta dell’Ottocento, la Germania aveva quasi il monopolio degli affari e Perkin fu costretto a vendere le sue partecipazioni e ad andare in pensione. La guerra dei colori era agli inizi, combattuta di pari passo a quella dei primati indistriali.


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