Twas the Night Before Christmas – la notte prima di Natale

Twas the Night Before Christmas – la notte prima di Natale

la poesia più famosa sul Natale, di Clemente Clarke Moore

Twas the Night Before Christmas – la notte prima di Natale è un poemetto dedicato alla vigilia di Natale, nel quale viene descritta la visita di San Nicola in una casa in attesa dei suoi doni (infatti il primo titolo attribuito al poema era proprio A Visit from St. Nicholas) divenuto celebre nel mondo anglofono tanto da essere definito “la poesia americana più famosa del mondo” (Krikpatrick, David D.Whose Jolly Old Elf Is That, Anyway?; Literary Sleuth Casts Doubt on the Authorship of an Iconic Christmas Poem, p. 1, in: New York Times, October 26, 2000).

Scopriamo insieme la poesia, la sua storia e il suo Autore.

Twas the Night Before Christmas - la notte prima di Natale

Clemente Clarke Moore

Clemente Clarke Moore era scrittore e professore americano di letteratura orientale e greca, teologo e docente di Teologia. Nato nel 1779 a New York, visse in prima persona la questione federalista, ma fu egli attivo oppositore della causa abolizionista, opponendosi a Jefferson anche attraverso i propri scritti.

Docente e scrittore molto noto nel suo ambiente come grecista e classicista, erede di una grande fortuna economica da parte di madre, non rivendicò subito la paternità di Twas the Night Before Christmas – la notte prima di Natale, ma lo pubblicò originariamente in forma anonima.

Twas the Night Before Christmas – la notte prima di Natale – l’ispirazione

Lara Rigo nella recensione alla versione illustrata, ci racconta che l’illustre professore, nella sera della vigilia del 1822, stava rientrando in carrozza dopo aver ritirato il tacchino che la famiglia avrebbe consumato nel giorno di Natale. Osservò il cocchiere, un uomo rubicondo e con una lunga barba bianca, che gli ispirò i versi.

Clemente Clarke Moore li scrisse, con l’intento di regalarli ai figli per Natale, ma l’entusiasmo suscitato superò di gran lunga le sue aspettative, tanto che la famiglia e gli amici lo convinsero a pubblicare il poemetto.

L’anno dopo Twas the Night Before Christmas – la notte prima di Natale fu pubblicata sul Troy Sentinel in forma anonima e in poco tempo divenne famosissima.

Twas the Night Before Christmas - la notte prima di Natale

Il vero autore?

Dietro questa poesiola natalizia, però, si nasconde anche un po’ di gossip letterario: secondo alcuni, infatti, Clemente Clarke Moore non sarebbe il vero autore dell’opera, ma avrebbe commesso un plagio da Henry Livingston Jr., un  poeta americano di origine olandese, che avrebbe composto questi versi introno al 1804, ma essendo deceduto prima della pubblicazione sul Sentinel.

La famiglia di Livingston ha portato a lungo avanti la battaglia per il riconoscimento dell’opera a nome di Henry, avvalorando la tesi con prove più o meno attendibili, ma a tutt’oggi non si ritiene lui l’autore, ma il prof.  Clemente Clarke Moore, che ancora appare sulla copertina dei libri letti e diffusi in tutto il mondo.

Twas the Night Before Christmas – chi è Babbo Natale

All’opera di Moore dunque  dobbiamo in gran parte l’immagine che abbiamo oggi di Babbo Natale.

Falso, falsissimo che sia stato “inventato” dalla Coca-Cola: questa falsa notizia era stata data, alcuni ani fa, proprio sotto Natale, in una campagna pubblicitaria della celebre bibita. Babbo Natale, Santa Claus, San Nicola… tante le versioni e tate le tradizioni natalizie europee e non che ci presentano la figura del vecchio buono che porta regali ai bambini. Di lui parleremo in un prossimo articolo, intanto ricordiamo che la sua immagine tradizionale, l’abito rosso e la barba bianca, lo troviamo per la prima volta nelle cartoline illustrate da Thomas Nast. In Germania, è un angelo a portare doni, ma in molti altri Paesi arriva proprio San Nicola. Il nome santa Claus arriva diretto dall’Olanda, dove è chiamato Sinterklaas (anche questo ci fa pensare che il signor Livingston abbia potuto scrivere la poesia… attingendo alle tradizioni del suo paese d’origine).

E ora, ecco i verso della poesia!

Twas the Night Before Christmas – la notte prima di Natale

Twas the night before Christmas, when all thro’ the house
Not a creature was stirring, not even a mouse;
The stockings were hung by the chimney with care,
In hopes that St. Nicholas soon would be there;
The children were nestled all snug in their beds,
While visions of sugar plums danc’d in their heads,
And Mama in her ‘kerchief, and I in my cap,
Had just settled our brains for a long winter’s nap —
When out on the lawn there arose such a clatter,
I sprang from the bed to see what was the matter.
Away to the window I flew like a flash,
Tore open the shutters, and threw up the sash.
The moon on the breast of the new fallen snow,
Gave the lustre of mid-day to objects below;
When, what to my wondering eyes should appear,
But a minature sleigh, and eight tiny rein-deer,
With a little old driver, so lively and quick,
I knew in a moment it must be St. Nick.
More rapid than eagles his coursers they came,
And he whistled, and shouted, and call’d them by name:
“Now! Dasher, now! Dancer, now! Prancer and Vixen,
On! Comet, on! Cupid, on! Dunder and Blixem;
To the top of the porch! To the top of the wall!
Now dash away! Dash away! Dash away all!”
As dry leaves before the wild hurricane fly,
When they meet with an obstacle, mount to the sky;
So up to the house-top the coursers they flew,
With the sleigh full of toys — and St. Nicholas too:
And then in a twinkling, I heard on the roof
The prancing and pawing of each little hoof.
As I drew in my head, and was turning around,
Down the chimney St. Nicholas came with a bound:
He was dress’d all in fur, from his head to his foot,
And his clothes were all tarnish’d with ashes and soot;
A bundle of toys was flung on his back,
And he look’d like a peddler just opening his pack:
His eyes — how they twinkled! His dimples: how merry,
His cheeks were like roses, his nose like a cherry;
His droll little mouth was drawn up like a bow,
And the beard of his chin was as white as the snow;
The stump of a pipe he held tight in his teeth,
And the smoke it encircled his head like a wreath.
He had a broad face, and a little round belly
That shook when he laugh’d, like a bowl full of jelly:
He was chubby and plump, a right jolly old elf, And I laugh’d when I saw him in spite of myself;
A wink of his eye and a twist of his head
Soon gave me to know I had nothing to dread.
He spoke not a word, but went straight to his work,
And fill’d all the stockings; then turn’d with a jerk,
And laying his finger aside of his nose
And giving a nod, up the chimney he rose.
He sprung to his sleigh, to his team gave a whistle,
And away they all flew, like the down of a thistle:
But I heard him exclaim, ere he drove out of sight —
“Happy Christmas to all, and to all a good night”.

La Traduzione

Era la notte prima di Natale e tutta la casa era in silenzio,
nulla si muoveva, neppure un topino.
Le calze, appese in bell’ordine al camino,
aspettavano che Babbo Natale arrivasse.

I bambini rannicchiati al calduccio nei loro lettini
sognavano dolcetti e zuccherini;
La mamma nel suo scialle ed io col mio berretto
stavamo per andare a dormire
quando, dal giardino di fronte alla casa, ecco giunse un rumore.
Corsi alla finestra per vedere che cosa fosse successo,
spalancai le imposte e alzai il saliscendi.

La luna sul manto di neve appena caduta
illuminava a giorno ogni cosa
ed io vidi, con mia grande sorpresa,
una slitta in miniatura tirata da otto minuscole renne
e guidata da un piccolo vecchio conducente arzillo e vivace;
capii subito che doveva essere Babbo Natale.

Le renne erano più veloci delle aquile
e lui le incitava chiamandole per nome.
“Dai, Saetta! Dai, Ballerino!
Dai, Rampante e Bizzoso!
Su, Cometa! Su, Cupido! Su, Tuono e Tempesta!
Su in cima al portico e su per la parete!
Dai presto, Muovetevi!”

Leggere come foglie portate da un mulinello di vento,
le renne volarono sul tetto della casa,
trainando la slitta piena di giocattoli.

Udii lo scalpiccio degli zoccoli sul tetto,
non feci in tempo a voltarmi che
Babbo Natale venne giù dal camino con un tonfo.
Era tutto vestito di pelliccia, da capo a piedi,
tutto sporco di cenere e fuliggine
con un gran sacco sulle spalle pieno di giocattoli:
sembrava un venditore ambulante
sul punto di mostrate la sua mercanzia!

I suoi occhi come brillavano! Le sue fossette che allegria!
Le guance rubiconde, il naso a ciliegia!
La bocca piccola e buffa arcuata in un sorriso,
la barba bianca come la neve,
aveva in bocca una pipa
e il fumo circondava la sua testa come una ghirlanda.
Il viso era largo e la pancia rotonda
sobbalzava come una ciotola di gelatina quando rideva.
Era paffuto e grassottello, metteva allegria,
e senza volerlo io scoppiai in una risata.
Mi fece un cenno col capo ammiccando
e la mia paura sparì,

non disse una parola e tornò al suo lavoro.
Riempì una per una tutte le calze, poi si voltò,
accennò un saluto col capo e sparì su per il camino.
Balzò sulla slitta, diede un fischio alle renne
e volò via veloce come il piumino di un cardo.
Ma prima di sparire dalla mia vista lo udii esclamare:
Buon Natale a tutti e a tutti buona notte!

(traduzione presa dal web)

Qualche curiosità

La tradizione di mettere le calze appese al camino nasce da una consuetudine antica: un tempo, per farla asciugare più in fretta, si appendeva la biancheria al camino. Nelle case più povere, si appendevano le calze (probabilmente l’unico paio) al camino per farle asciugare poiché con le scarpe non certo impermeabili si bagnavano facilmente con pioggia e neve. La mattina di Natale, per i bimbi era una festa trovare qualche dolcetto dentro agli indumenti quotidiani!

Sempre nell’800, i venditori ambulanti erano molto diffusi e si muovevano con carri e carretti, anche con slitte nell’inverno, per portare oggetti e beni di vario genere anche nei paesini dove più raramente arrivavano merci diverse dai generi alimentari. Era una festa per tutti e l’immagine del venditore col sacco era nota a tutti.

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