L’isteria e le donne nel 1800. Quando essere donna diventa un problema

L’isteria e le donne nel 1800. Quando essere donna diventa un problema

L’isteria e le donne nel 1800 sono strettamente legate, anzi, incatenate. Scopriamo che cos’è questa “malattia e perché ne soffrivano così tante donne in passato.

L’isteria e le donne nel 1800 – che cos’è l’isteria?

Quante volte una donna si sente dire nella sua vita che si sta comportando da isterica? Quante volte siamo state vicine ad “avere una crisi isterica”? Ebbene, forse qualcuno si stupirà nello scoprire che l’isteria non esiste, non è una malattia, è una supposizione, un’ipotesi che nei secoli passati è servita per giustificare comportamenti e “cure”, di cui in realtà non c’era alcun bisogno. Oggi viene inserita nella sfera delle malattie mentali, ma non è considerata nemmeno una malattia a sé, quanto il termine viene utilizzato in modo generico, per definire in modo colloquiale alcuni comportamenti.

Questo perché è talmente entrato in uso, che non ce lo scolliamo più di dosso.

Isteria, come parola, deriva dal greco ὑστέρα (istèra), che ha generato il latino uterus: utero. I primi a credere che alcuni comportamenti troppo vivaci delle donne fossero dovuti a una malattia furono gli egiziani, che se ne uscirono con la teoria che l’utero, appunto, si spostasse nella cavità addominale provocando disturbi comportamentali e fisici. Questa interpretazione parve convincente fino all’età romana, quando l’idea che l’utero passeggiasse nel corpo fu scartata. Fino ad allora, la cura adottata era piuttosto… maleodorante: si applicava sulle parti intime un unguento puzzolente per far tornare l’utero al suo posto; in alternativa, i cattivi odori si facevano inalare. Insomma, oltre a passeggiare, l’utero era provvisto di olfatto proprio.

Per i romani, nessuno spostamento, ma comunque un malanno affliggeva le donne per colpa del proprio corpo, giusto per il fatto d’essere donne.

brodum elisir tonico rossetti
Dante Gabriel Rossetti: Beata Beatrix, ca 1864-70.

Il medioevo e l’isteria

Arriviamo al Medioevo per avvicinarci a un dibattito sempre più serrato: problema di corpo o di anima?

Nel medioevo, al pari delle malattie mentali e anche di più, essendo legata alla femminilità, l’isteria era considerata più una questione di fede che di medicina. Pazzi e donne isteriche erano semplicemente “posseduti” e si guarivano con preghiere, digiuno, esorcismo.

Sant’Agostino aveva tracciato una via per le cure dei malati mentali e delle donne isteriche che accompagnerà per lungo tempo il percorso dell’umanità.

Isteria e malattie mentali

L’isteria col tempo tornò a essere considerata una malattia dovuta ai problemi dell’utero, così diffusi e differenti a seconda del soggetto che potevano causare una quantità di sintomi strabilianti:

Fiato corto, ansia, insonnia, svenimenti, amnesia, paralisi, dolori di qualunque genere e natura, dal mal di testa al mal di schiena, spasmi, convulsioni, vomito, sordità, movimenti incontrollati, allucinazioni, incapacità di parlare, ombrosità, alterazione dell’umore, eccessiva allegria, agitazione…

Già alla fine del 1600, tuttavia, alcuni medici avevano iniziato a dissociarsi dalle tradizionali spiegazioni date all’isteria, considerandola una malattia non legata né all’anima né all’utero, quanto al sistema nervoso centrale, di cui si cominciava a discutere e che si iniziava a conoscere.

Bisogna arrivare al 1700 con Thomas Sydenham per vedere l’isteria riferita anche in pazienti maschi: lui e Robert Whytt sono i primi a parlare di disturbi psichici e non fisici riferiti a questa “malattia”.

isteria e le donne nel 1800

L’isteria e le donne nel 1800

Arriviamo al 1800 per vedere significativi cambiamenti nel trattamento dell’isteria…

Ma soprattutto per veder abusare di questo disturbo e vederlo diventare una scusa per riportare le donne troppo emancipate al loro posto nella società.

Il trattamento estremo per le donne isteriche poteva arrivare all’isterectomia o alla clitoridectomia: oltre che incolpare l’isteria, medici come Isaac Baker Brown (1812–1873), un ginecologo inglese che era presidente della Medical Society of London credevano che “l’irritazione innaturale” del clitoride causasse epilessia, isteria e mania. Baker Brown si adoperò “per rimuoverla ogni volta che ne avesse l’opportunità”, secondo il suo necrologio sul Medical Times e Gazette. I suoi metodi estremi per fortuna non furono né seguiti da molti né apprezzati dai colleghi.

I trattamenti dell’isteria nelle donne del 1800

A parte le per fortuna rare drastiche cure invasive, a cui era più facile non sopravvivere che no, c’erano diverse cure per le donne affette da isteria.

Da quando è uscito il famoso film omonimo, Hysteria, una crescente quantità di appassionati dell’800 ha creduto che la cura principe dell’isteria fosse il massaggio pelvico.

Sebbene fosse in effetti praticato, con l’obiettivo di ottenere nella donna il cosiddetto parossismo isterico, ossia una contrazione dell’utero che riportasse gli organi al loro corretto funzionamento, il massaggio pelvico era solo una delle tante terapie in uso nel periodo.

All’epoca si nutriva ancora la convinzione che la donna potesse provare piacere sessuale solo attraverso la penetrazione (d’altra parte, di diceva che l’orgasmo femminile fosse necessario per il concepimento). Della realtà effettiva se ne sapeva poco, o meglio… non si voleva sapere: il pudore copriva ancora gran parte delle informazioni sulla sessualità anche in ambito medico.

D’altra parte, c’era ancora chi seguiva le teorie di Ippocrate e considerava l’utero la fonte di tutti i mali femminili.

Le donne erano convinte di svenire a causa dell’isteria, piuttosto che del corsetto troppo stretto o della scarsa qualità del cibo; davano la colpa della loro eccitabilità alla loro fisiologia.

isteria e le donne nel 1800
1860

L’isteria e le donne nel 1800: non si sa la verità

Spesso, al posto del tanto millantato massaggio pelvico, erano alte le terapie, che comprendevano idroterapia (bagni in acqua gelata, o termale, se era possibile), un regime alimentare particolarmente leggero, riposo assoluto, in particolare mentale, privazione sensoriale.

Una donna isterica non poteva perciò leggere, o studiare; doveva restare isolata e in un ambiente privo di stimoli: la sua natura stessa rendeva ogni piacere fonte di malanni.

In un momento critico come l’800, sul nascere del movimento suffragista, coi primi fermenti d’emancipazione femminile, non si può non inquadrare l’isteria come ottima scusa per tenere a freno una femminilità che non solo non è malata, ma che sta acquisendo coscienza. Una coscienza che fa più paura di una malattia.

Pur restando aperto il dibattito su quanto il trattamento dell’isteria abbia influito sulla nascita del vibratore, restano i nomi dei primi a utilizzarlo in campo medico, per l’isteria e altre patologie: la nascita ufficiale del vibratore è datata 1869, con l’invenzione del manipulator di George Herbert Taylor. La sua invenzione viene perfezionata nel 1880 da Joseph Mortimer Granville, che crea il primo vibratore elettromeccanico, cui segue nel 1899 il primo vibratore a batteria.

isteria e le donne nel 1800
Isterica sotto ipnosi

I manicomi, l’isteria e le donne nel 1800

Nei casi estremi, le donne con una diagnosi di isteria finivano in manicomio.

Dalle documentazioni rimaste si trovano molte fanciulle vivaci, o donne che hanno cercato di staccarsi dal focolare, o ancora tutte quelle che esprimevano la mancanza di desiderio di maternità.

Nei manicomi a partire dalla metà dell’800 cominciano a cambiare le cose…

Nella prima metà dell’Ottocento, con il barone Ernst von Feuchtersleben, nasce la psicologia medica, mentre il medico britannico Robert Carter pubblica una serie di studi sull’isteria particolarmente degni di nota.

Ma è quella portata da Jean-Martin Charcot, fra i più importanti neuropsichiatri francesi, a essere una vera e propria rivoluzione nel trattamento delle malattie mentali. Dopo gli studi all’università di Parigi, e un breve periodo come Chef de Clinique della facoltà, Charcot entrò all’istituto Salpêtrière, l’ospedale parigino dove erano ricoverati centinaia di pazienti affetti da malattie mentali. Gli studi sull’isteria nacquero quasi per caso, quando nell’istituto, a causa dell’inagibilità di alcuni locali, i pazienti epilettici non-psicotici e isterici furono accorpati in un’unica sezione chiamata “quartier des epileptiques simples”. Per quanto sembrasse una sistemazione assolutamente logica, nel giro di pochi giorni si manifestò, apparentemente senza alcuna spiegazione, un sensibile incremento di episodi epilettici fra i pazienti isterici. Charcot chiamò la condizione come “istero-epilessia”, nome successivamente corretto in “isteria-epilettiforme”.

isteria e le donne nel 1800
Anna O.

Charcot fece innumerevoli studi sull’isteria e in particolare sull’applicazione dell’ipnosi su pazienti isterici: lasciò una nutrita documentazione scritta, fotografica e grafica.

I suoi metodi, tuttavia, per quanto abbiamo permesso di progredire negli studi della mente umana, sono stati ampiamente criticati, anche solo per i dubbi che sorgono pensando a come abbia fatto a tenere in posa pazienti isterici per un tempo sufficiente a fare fotografie.

Freud, L’isteria e le donne nel 1800

Freud fu allievo di Charcot presso la clinica Salpêtrière e nei suoi studi si occupò in modo approfondito dell’isteria, in tutte le sue forme: gran parte dei casi furono da lui catalogati come nevrosi, spostando definitivamente il piano di cura e cause della “malattia”.

Freud si mise in luce traducendo in lingua tedesca gli scritti di Charcot, apprendendone i metodi e l’uso dell’ipnosi, ma col tempo sviluppò un certo scetticismo verso le sue conclusioni.

Tornato in patria, collaborò con un altro pioniere della psicoanalisi, Breuer, che a sua volta stava trattando una paziente, divenuta famosa come Anna O., affetta da isteria. Su proposta di Freud, Breuer insieme all’ipnosi aveva applicato il “metodo catartico” notando un netto miglioramento della paziente. La stessa Anna O. chiamò tale sistema “spazza camino”. Le discussioni intercorse tra Breuer e Freud a proposito di questo caso sono documentate nel libro Studi sull’isteria del 1895[2], che porta la firma di entrambi, e che costituisce la base per la nascita della psicoanalisi freudiana.

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