L’arte russa nel 1800 – breve storia della pittura russa ottocentesca

L’arte russa nel 1800 – breve storia della pittura russa ottocentesca

L’arte russa nel 1800 fiorisce e regala alle generazioni successive grandissimi capolavori. Ecco un breve percorso della storia della pittura russa ottocentesca.

Alcune precisazioni

Raccontare L’arte russa nel 1800 in un articolo sarebbe impossibile: questo è solo un rapido percorso, a “pennellate” per comprendere meglio e per dare spunti per ulteriori approfondimenti.

Ai nostri occhi moderni la pittura russa ottocentesca, in particolare della seconda metà dell’800 appare a dir poco strabiliante.  Ci troviamo di fronte a quadri che avvolgono lo spettatore, quasi coinvolgendo i cinque sensi. Grandiosi panorami bucolici, scene di villaggi, interni nei quali si svolgono drammi che si dipanano davanti ai nostri occhi, grandiose marine…  e ancora città, scene religiose, ritratti che sembrano vivi. L’arte russa ottocentesca è vibrante di vita, attenta ai movimenti europei, ma fortemente ancorata alla sua realtà storica.

L’arte russa è, inoltre, in questo secolo complesso e nel successivo, in un certo modo “rivoluzionaria”: il regime zarista impone e regola, quello sovietico ancora di più.

Se nell’800 gli artisti potevano ancora contare su mecenati, la rivoluzione spazza via la proprietà privata e con essa le gallerie private.

Credo si possa dire che l’arte russa sboccia come un delicato fiore nella steppa, meravigliando coi suoi colori e con la sua resistenza chi ha il piacere di poterlo vedere.

L'arte russa nel 1800
l’Accademia imperiale delle belle arti

L’Accademia russa di belle arti

L’Accademia russa di belle arti (in russo: Императорская Академия художеств?) fu istituita a San Pietroburgo nel 1757 come succursale dell’Università di Mosca dal conte Ivan Šuvalov su ordine di Elisabetta I di Russia e divenne autonoma nel 1763, durante il regno di Caterina la Grande. Una data interessante, se pensiamo che la Royal Academy fu fondata nel 1768 da re Giorgio III, quindi ben undici anni dopo.

Nei regni di Elisabetta e Caterina la Russia raggiungeva il massimo splendore e rivaleggiava con le grandi corti europee, superandole di gran lunga in splendore, ricchezza, opulenza. Le arti traevano grande vantaggio dal fiorire dell’impero, ma si dovevano adattare ai dettami dei potenti: l’Accademia nasceva sotto l’egida del neoclassicismo e l’arte elitaria, accademica, a questo movimento doveva attenersi.

Ma l’arte russa, soprattutto nel primo Ottocento, riceveva un influsso ancora molto forte dall’iconografia tradizionale: nella pittura di primo 800 l’influenza dell’arte religiosa, delle icone è molto evidente.

L’obiettivo dell’Accademia rossa di belle arti è quella di rendere l’arte russa in linea con quella europea, non solo attraverso l’insegnamento e l’accoglienza dello stile neoclassico, ma anche inviando studenti nelle capitali europee a studiare grazie alla “grande medaglia d’oro”, una sorta di borsa di studio che permetteva un soggiorno all’estero dai tre ai sei anni. E come capitava per la Royal Academy, uscire dalle linee tracciate significava perdere credibilità e occasioni.

L'arte russa nel 1800
Dmitry Levitzky, Ekaterina Romanovna Vorontsova-Dashkova (1784)

Dmitry Levitzky

Dmitry Levitzky è uno dei pittori più rappresentativi di questo periodo. Suo padre fu il primo ufficiale insegnante d’arte e lui stesso fu docente presso l’accademia.

Nel 1770, Levitzky divenne famoso come ritrattista dopo la mostra di sei dei suoi ritratti all’Accademia Imperiale delle Arti di San Pietroburgo. Per il ritratto di Alexander Kokorinov, direttore e primo rettore dell’Accademia delle arti di San Pietroburgo (1769) fu eletto accademico e nominato professore della classe di ritrattistica all’Accademia delle arti. Rimase in questa posizione fino al 1788.

Nonostante la fama (fu ritrattista persino della zarina), morì in povertà nel 1822.

Le sue opere non si discostano da quelle contemporanee francesi o inglesi: dal fatto che fosse principalmente ritrattista si può evincere quanto il mecenatismo fosse fondamentale per l’attività pittorica.

Ivan Konstantinovič Ajvazovskij , L’addio al mare di Puškin, 1877

L’arte russa nel 1800 – il romanticismo

Come viene interpretato lo spirito romantico dall’arte russa?

La corte russa, fra 1700 e 1800, tende ad accorciare le distanze dal mondo europeo, a favorire la condivisione culturale e ad aprirsi a movimenti letterari e artistici.

Il romanticismo incontra qui luoghi “favorevoli”: il sublime comincia a parlare con la voce del ghiaccio, delle steppe sconfinate, il tormento interiore trova nuovi interpreti.

Ma col romanticismo, arriva anche un altro aspetto, più pericoloso, dell’arte, quello della denuncia sociale, abbracciata dai pittori di genere.

In Russia la denuncia sociale è difficile, perché lo zarismo è repressivo nei confronti degli oppositori. In Russia, fino al 1861, rimane in vigore la servitù della gleba, “necessaria” per il mantenimento della società e della sua struttura.

Chi sceglie questo tipo di soggetto, si muove al di fuori dei canali ufficiali e dall’arte accademica, in una sorta di ostracismo artistico, tuttavia sempre più frequenti, nel periodo della seconda metà dell’800, sono gli artisti che si discostano dall’accademismo e cercano proprie vie d’espressione, un po’ come accade in Inghilterra con i preraffaelliti: gli artisti premono per trovare nuove forme espressive, vogliono interpretare il realismo pittorico e declinarlo in modo nuovo.

Questa spinta, frutto dell’illuminismo e del romanticismo, segna il passaggio epocale nell’arte europea e russa, e sfocerà poi nella ricerca dei primi del Novecento in forme espressive del tutto impensabili solo nei decenni precedenti.

L'arte russa nel 1800
Sil’vestr Ščedrin, Castel Sant’Angelo (1821-1825)

Il romanticismo russo passa per Roma

Il romanticismo nell’arte russa assume una sua forma particolare nella rappresentazione di paesaggi italiani. Se dalla parte degli inglesi l’Italia rappresenta una delle mete predilette del Gran Tour, per gli artisti russi ottocenteschi è il luogo principale di studio.  Grazie alla medaglia d’oro dell’accademia, sono molti i pittori che raggiungono il Bel paese e lo ritraggono, talvolta scegliendo di trascorrere qui il resto della vita.

L'arte russa nel 1800
Sil’vestr Ščedrin, Notte di luna a Napoli.

Sil’vestr Feodosievič Ščedrin

Sil’vestr Feodosievič Ščedrin era figlio d’arte e studiò presso l’Accademia dal 1800 al 1811.  Col dipinto “Panorama dall’isola Petrovski” si guadagnò la tanto desiderata Medaglia d’Oro, abbinata a una borsa di studio triennale per l’Italia. Il viaggio non era a fondo perduto, ma associato a una commissione di due vedute di Napoli per la Casa imperiale. Le guerre napoleoniche lo costrinsero a rimandare il viaggio fino al 1818, anno in cui raggiuse dapprima Roma, dove dipinse paesaggi romani e laziali e poi a Napoli, dove entrò in contatto con gli artisti della cosiddetta Scuola di Posillipo (van Pitloo, Gigante, Palizzi). In pochi anni divenne molto celebre.

Negli anni successivi, Ščedrin soggiornò di nuovo nel Lazio, di cui amava dipingere le campagne, poi a Napoli e Sorrento, dove si dedicò a paesaggi marini. Ritornato nel Lazio, attratto da quella campagna romana che costituiva il soggetto preferito di un gran numero di pittori dell’epoca, fu a Tivoli, Subiaco, Frascati e Albano. I quadri più noti di quest’epoca sono appunto quelli che in cui vengono ritratti paesaggi di Roma e dintorni. Morì a Sorrento, nel 1830.

L'arte russa nel 1800
Dmitry Levitzky, Caterina II come legislatore nel tempio della dea della giustizia (1783)

Il ritratto nell’arte russa nel 1800

Il ritratto è una delle forme d’arte più diffusa nella Russia zarista del primo 800. L’influenza romantica porta gli aritsti ad analizzare i sentimenti, l’espressività attraverso la forma dell’autoritratto, e dall’altra nobili, borghesi arricchiti e famiglia reale sono i committenti, la fonte principale di sostentamento degli artisti del periodo.

Vladimir Lukič Borovikovskij è il pittore ritrattista che per primo aderisce a un nuovo stile, quello romantico, uscendo dalle rigide forme neoclassiche per raccontare attraverso i volti, le espressioni, le posture la realtà  umana celata dietro al ritratto.

L'arte russa nel 1800
Karl Brjullov, Gli ultimi giorni di Pompei (1827-1833)

La pittura religiosa e la pittura storica – l’arte russa nel 1800

La pittura religiosa fa parte dell’anima russa: è passata attraverso le icone e ha avuto sempre una sua peculiarità, anche comunicativa.

Anche qui, in parallelo con gli obiettivi della Royal Academy, troviamo pittura religiosa e storica ampiamente sostenute dall’Accademia russa di belle arti.

Gli artisti, tuttavia si discostano dalla tradizionale arte sacra russa nel corso dell’800 per avvicinarsi al realismo e al simbolismo.

In un primo momento, l’arte storica risente anche in Russia dell’influenza neoclassica, con tematiche legate al mondo dell’antichità greca e romana: d’altra parte, anche Napoleone utilizza il richiamo al classicismo per dare maggior autorità alla sua figura d’imperatore, un’operazione che agli zar russi, figli della cultura ortodossa e in un certo modo “signori” di essa, riesce molto bene e senza fatica.

L’arte storica russa, tuttavia, ha un che di artefatto e resta legata alla pittura accademica.

arte russa
Aleksandr Ivanov, L’apparizione del Messia al popolo (1837-1857)

Aleksandr Andreevič Ivanov

Nato in una famiglia di pittori, Aleksandr Andreevič Ivanov a undici anni cominciò i suoi studi presso l’Accademia Imperiale d’Arte sotto l’attenta guida del padre, Andrea Ivanov, che qui insegnava. Ben presto, grazie al suo talento di disegnatore, ottenne due medaglie d’argento; nel 1824 e nel 1827 due medaglie d’oro. Nel 1830 partì per la Germania (Dresda e Monaco) e successivamente raggiunse l’Italia, dove svolse in gran parte la sua attività pur continuando a mantenere sempre stretti contatti con la patria. Entrato in contatto col movimento pittorico dei Nazareni, si occupò principalmente di arte religiosa. Rientrato in patria portando con sé il suo più importante dipinto, l’Apparizione del Messia. Purtroppo, poco tempo dopo la mostra che lo aveva consacrato nella società culturale russa come grande artista, fu colpito dal colera che gli risultò fatale.

arte russa
Mikhail Germashev, neve (1897)

Il paesaggio nell’arte russa dell’800

Credo si possa dire che è nei paesaggi che l’arte russa dell’800 trova la massima espressione di sé.

Grandi campagne innevate, piccoli villaggi, selvaggia steppa e marine prodigiose: il senso del sublime passa nell’arte russa e vi si stabilisce, ben oltre al primo periodo romantico.

I panorami diventano espressioni interiori, invitano lo spettatore a immergervisi e ad entrare nel colore, nella materia, nella luce.  Ad accettare il freddo e il calore, a farsi carico delle emozioni e a lasciarsi trasportare da esse.

Il più famoso e amato paesaggista russo è certamente Ivan Konstantinovič Ajvazovskij.

arte russa nel 1800
Ivan Konstantinovič Ajvazovskij , la nona onda, 1850.

Ivan Konstantinovič Ajvazovskij

Nel corso della sua lunga vita (1817 – 1900) riuscì a dipingere circa seimila opere, perlopiù marine e paesaggi, caratterizzati da un’attenzione al vero e a una forte espressione della potenza della natura. A lui dedicheremo un articolo più approfondito.

«[Aivazovsky] è stato il primo – e, per lungo tempo, l’unico – esponente della pittura paesaggistica marina […] tutti gli altri artisti che hanno ritratto paesaggi marini erano o suoi studenti oppure comunque sono stati influenzati dal suo stile» (Museo di Stato Russo).

Viaggiò attraverso l’Europa, visitò Costantinopoli, frequentò circoli letterari e culturali: l’apoteosi della sua fama arrivò intorno agli anni ’50, anno in cui dipinse l’opera considerata suo capolavoro, la nona onda.

Ajvazovskij, nel corso della sua carriera, espose le sue opere in un totale di cinquantacinque mostre personali (numero senza precedenti.

L'arte russa nel 1800
Aleksej Venecianov, Estate, Galleria Tret’jakov, Mosca

L’arte russa nel 1800 e la pittura di genere.

L’arte russa trova una grandiosa espressione nella pittura di genere, che si accompagna al realismo in una simbiosi perfetta.

Aleksej Gavrilovič Venecianov, considerato il principale esponente della pittura di genere russa ottocentesca, fu anche il primo ad adottare la pittura en plein air, raccontando nelle sue tele il mondo contadino, ancora intriso di un’aura fiabesca fuori dal tempo.

Venecianov costituisce ancora quella che si può definire “arte di primo ottocento”, ancora lontana dalla spinta di ricerca e di innovazione che contraddistinguerà la seconda metà del secolo.

Ilya Repin, Ivan il Terribile e il figlio, 1885

La ribellione all’accademismo

La pittura russa dell’800 arriva a una svolta con la ribellione all’accademismo di alcuni coraggiosi pittori che, decidendo di aderire a nuove forme artistiche, misero anche in gioco il personale successo.

Il tema del soggetto russo emerge, in modo più generale, sin dagli inizi degli anni sessanta del XIX secolo. La nuova generazione, particolarmente soggetta all’influsso degli scritti di Tchernichevsky (Le Relazioni estetiche dell’arte e della realtà, 1855) e di Prakhov, invoca un rinnovamento, in rottura con l’idealismo classico raccomandato all’Accademia di belle arti di San Pietroburgo. (Fonte)

La rivolta dei 14

La rivolta dei 14 è un episodio simbolico della rottura che avviene nell’arte russa della seconda metà dell’800.

Nel 1863, quattordici studenti presso l’Accademia di san Pietroburgo rifiutarono di partecipare al concorso al termine degli studi. Come i preraffaelliti, loro contemporanei, i giovani artisti si opponevano alle limitazioni accademiche, che richiedevano soggetti pittorici limitati ai temi mitologici o eroici della storia antica e religiosa. Questi nuovi artisti, liberi pensatori e pronti alla sperimentazione, sono i primi a uscire dall’ombra del pittoresco.

Ivan Kramskoï
Ivan Kramskoï , Gesù nel deserto

Gli Ambulanti – L’arte russa nel 1800

Solo pochi anni dopo, nasce il movimento degli Ambulanti.

Siamo nel 1870 e il movimento porta avanti un ideale del tutto nuovo per la pittura russa: un’arte non più a servizio dei potenti, ma del popolo.

Al contrario dei preraffaelliti, la scelta degli ambulanti è quella di dedicarsi alla denuncia sociale, così difficile sotto gli zar: il loro nome nasce dal modo, altrettanto nuovo, di proporre e far conoscere le loro opere, non più attraverso il sistema organizzativo tradizionale di mostre, ma attraverso mostre itineranti.

Antokolsky, Repine, Savistsky, Iarotchenko o Kramskoï, il caposcuola del gruppo, affrontano in questo modo la realtà sociale e politica della Russia del loro tempo.

Il nuovo realismo di cui gli ambulanti sono latori si esprime attraverso la pittura di genere, ma non solo: anche il paesaggio diventa parte di un nuovo modo di raccontare la Russia, di raccontare un popolo sempre più cosciente di sé e dell’oppressione della tradizione.

Ivan Kramskoï , vecchio con una stampella, 1872

 

Scopri anche:

Preraffaelliti  la cronologia e la storia

L’arte russa nel 1800 –

https://www.musee-orsay.fr/it/eventi/mostre/ai-musei/mostre-al-museo-dorsay-maggiori-informazioni/article/larte-russa-nella-seconda-meta-del-xix-secolo-in-cerca-di-identita-10670.html

 

 

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