La neve nell’arte del 1800

La neve nell’arte del 1800

La neve è un elemento comune in molti dipinti del 1800. Abbiamo già visto insieme l’inverno nella poesia e nell’arte vittoriana, ma oggi vedremo nello specifico l’uso della neve nei dipinti e il suo significato. Ecco il nostro viaggio sulla neve nell’arte del 1800.

Nell’arte, la neve, il freddo, gli alberi spogli, le luci e le ombre invernali vengono ricreati nelle tele con sempre rinnovato interesse.

I pittori della neve non sono solo inglesi: grandi artisti trasformano campi innevati in pura poesia in tutta Europa.

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neve nell'arte del 1800

L’inverno e la neve sono motivi soprattutto rurali: la campagna coi suoi cicli è protagonista di grandiosi paesaggi e di piccole scene campestri.

La natura soffre il freddo in un’algida cruda bellezza, che ha il sapore della fatica degli uomini, della rassegnazione degli animali, del tempo che passa inclemente per tutti.

L’inverno, nell’arte e nella poesia, rappresenta anche il tempo  dell’uomo. La vecchiaia, ma non solo: il rigore della sofferenza e del lutto di riflettono nell’inverno.

neve nell'arte del 1800

L’inverno nell’arte vittoriana è quello degli umili, è quello dei poveri: non a caso le donne cadute in alcuni dipinti vengono proprio immerse nel rigore invernale.

La loro condizione è una condizione di morte interiore, ma anche di abbandono, di solitudine, di gelo e nel gelo esse camminano chine verso un futuro incerto.

Le illustrazioni natalizie vittoriane ci danno immagini di inverni più gioiosi, immagini di angeli su panorami innevati, nei quali quasi non s’avverte il senso di freddo.

caspar friederick neve nel 1800
Caspar Friederick

L’immobilità dei paesaggi è quella dell’attesa, un’attesa di redenzione, di miglioramento: sono le immagini della speranza.

La neve nell’800 rientra a pieno tutolo fra le tematiche del pittoresco: il panorama innevato è ancora più drammatico, “meraviglioso”. colore e candore giocano creando inattese luci e vivide ombre.

La neve nell’arte del 1800 in Inghilterra e in Europa

Nella poesia e nell’arte italiana, la neve nel 1800 è molto presente. Qui si alternano immagini di pura gioia a quelle delle tematiche care ai nostri poeti.

Pascoli ci racconta nei suoi versi di un orfanello cullato da una donna anziana al ritmo pacato della neve che scende, Keats paragona l’inverno alla stagione più triste della vita, alla vecchiaia, ma la vera espressione la troviamo nelle filastrocche e nei canti popolari, che ci riportano al clima festoso che accompagna le nevicate, riportando, nonostante gli affanni della vita, il cuore bambino. Un contrasto continuo: il freddo e  la morte, ma anche il gioco e la gioia infantile; il silenzio dei panorami innevati e le festose grida dei bambini, l’attesa del Natale, la meraviglia di fronte al panorama così diverso.

Johan Christian Dahl

Nevicata di Carducci

Lenta fiocca la neve pe ‘l cielo cinereo: gridi,
suoni di vita più non salgono da la città,

Da la torre di piazza roche per l’aere le ore
gemon, come sospir d’un mondo lungi dal dì.

Picchiano uccelli raminghi a’ vetri appannati: gli amici
spiriti reduci son, guardano e chiamano a me.

In breve, o cari, in breve – tu càlmati, indomito cuore –
giù al silenzio verrò, ne l’ombra riposerò.

 

Emily Dickinson e l’inverno nell’arte vittoriana

Emily Dickinson ci racconta la natura, con un tratto di penna che ricorda l’impressionismo pittorico.

Il cielo è basso, le nuvole a mezz’aria,
un fiocco di neve vagabondo
fra scavalcare una tettoia o una viottola
non sa decidersi.
Un vento meschino tutto il giorno si lagna
di come qualcuno l’ha trattato;
la natura, come noi, si lascia talvolta sorprendere
senza il suo diadema.

John Francis Murphy (11 dicembre 1853-30 gennaio 1921) è un pittore paesaggista americano. Come Emily, sceglie la natura, che viene dipinta contratti decisi, ricchi di personalità e nel contempo privi di orpelli. Una neve che si impasta con l’anima dello spettatore, che ammanta la natura… ma non di una bellezza.

“Early Snow”, John Francis Murphy , 1884.

I gelidi inverni della donna caduta

La donna caduta non frequente protagonista della poesia quanto  della letteratura in prosa, dove viene raccontata in tutti i modi possibili.

Nell’arte, troviamo il celebre dipinto The lost Path di Frederick Walker, 1863, in cui una giovane donna china, protetta solo da uno scialle, avanza in un mondo bianco e ostile in cui nulla si distingue.

Fra le braccia un fagottino, forse un bimbo appena nato, forse i suoi pochi, miseri averi. L’inverno è quello dell’incertezza, un biancore fuori dal tempo e dallo spazio: il sentiero è perduto, ogni riferimento invisibile.

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inverno nell'arte vittoriana donna caduta
Lost Path, Frederick Walker, 1863

Ancora più noto è  ‘The Outcast’, 1851, di Richard Redgrave, un pittore molto sensibile alle tematiche femminili, in tutte le loro declinazioni. Qui la figlia viene cacciata di casa, fra la dolente indifferenza del resto della famiglia, dal padre. Fuori, nel buio, si intravedono cumuli di neve. Lei esita, con in braccio il suo neonato, ma sa già che non c’è speranza. Potrebbe essere, questa, l’immagine che precede quella di Murphy.

Secondo un’altra interpretazione del dipinto, la mamma disonorata è la donna a terra che supplica il padre: la donna che porta via il figlio sarebbe una serva, che lo conduce in un istituto o peggio. Oppure la donna che se ne prederà cura. Ma la neve che attende fuori ci fa comunque rabbrividire per il destino della creatura innocente allontanata dalla dimora.

I poveri e l’inverno – la citta sotto la neve nell’800

Samuel Luke Fildes, Augustus Edwin Mulready, Paul Seignac e molti altri ci mostrano la vita dei poveri in città, fra stenti, gelo, lunghe code per un letto o un piatto di minestra fornito dalle associazioni caritative.
Sono soprattutto i bambini le vittime della povertà dilagante, e vediamo questa infanzia negata in varie opere,  nelle quali i piccoli sono al lavoro, o si riparano per qualche tempo dal freddo pungente. Sempre in strada, sempre nella precarietà di un mondo dove gli adulti non sanno provvedere nemmeno a se stessi.
Alcuni versi della poesia “lo spazzacamino” di W. Blake (da https://www.poesie.reportonline.it/poesie-di-william-blake/poesia-di-william-blake-lo-spazzacamino.html)
Henry Bacon – spazzacamino
E Tom qui si svegliò; ci alzammo ch’era buio,
coi sacchi e con le scope a lavorare andammo.
Quel giorno era ben freddo, ma Tom felice e caldo;
chi compie il suo dovere più nulla ha da temere.

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Eugène Galien-Laloue
Eugène Galien-Laloue

Eugène Galien-Laloue ci porta nelle grandi città francesi, dove il bianco della neve contrasta i vivaci colori degli abiti, la sua immobilità rende ancora più evidente il fermento di passanti e carrozze.

 

Più cupa è la  Londra vittoriana di Roy Milburn, che profuma di neve e carbone grazie alle pennellate larghe e fortemente in contrasto.

la neve nell'arte del 1800
Londra vittoriana di Roy Milburn

I poveri e la neve – l’arte vittoriana racconta il mondo rurale

Le scene di campagna sono quelle più frequenti. La neve fa da sfrondo sovente a figure scure, impegnate nel lavoro quotidiano. Sono immagini suggestive, che ci riportano al mondo contadino, un mondo di fatiche sì, ma anche di onestà, di dignità, di tenacia.  E l’inverno sottolinea la  resilienza, la caparbietà dei personaggi decisi a combattere le avversità.

La campagna innevata di Gustave Courbet è magnifica e impietosa, ostile a uomini e animali, li avvolge con la sua maestosità vittoriosa.

gustave Coubet

La neve di Farquarson è invece intrisa di luci dorate, soffice quanto il manto candido delle greggi che la  popolano. La neve si fa protagonista e contorno in toni idilliaci.

joseph farquharson 86730 960 720
joseph farquharson 86730 960 720

Diverso è il mondo rurale di Stefano Bruzzi, macchiaiolo: nelle sue tele  troviamo una neve candida ma ferita dal passare di greggi e armenti.

Le impronte solcano profondamente il fondo bianco, raccontando storie di lavoro, di reiterazione di fatiche costanti. Bruzzi ci racconta un Appennino solo apparentemente addormentato nel gelido inverno, ma ancora ricco del fermento delle attività rurali.

Stefano Bruzzi

Silenzio e attesa

di Pietro Maestri

C’era un silenzio come di attesa
lungo la strada che andava alla chiesa;
e fredda l’aria di notte, in quell’ombra
là solitaria.

C’eran le stelle nel cielo invernale
e un verginale candore di neve,
ma rado e lieve.

C’era una siepe nera e stecchita,
parea fiorita di biancospino.
E mi teneva – oh, mio sogno lontano –
mia madre per mano.

E nella tepida chiesa, che incanto!
Fra lumi e un denso profumo d’incenso
e suono d’organo e voci di canto,

ecco il Presepe con te,
Bambino…

Il simbolismo e il realismo della neve nell’arte del 1800.

A partire dal preraffaellita Millais, a seguire con vari pittori legati al realismo, l’inverno fornisce molti spunti di riflessione, primo fra tutti il legame fra il gelo invernale e la morte. Troviamo scene di funerali che si svolgono su uno sfondo innevato, ma anche sagome oscure che nel mezzo della neve ci trasmettono tuta la loro disperazione. Il freddo dentro e fuori, il freddo della morte, del lutto, della perdita entrano nelle tele diventando immagini toccanti.

Millais

Scene di gioia – la neve nell’arte del 1800

Non mancano scene di  pura gioia, di neve che diventa teatro di giochi infantili, di suggetive passeggiate femminili, di momento gioiso. come l’uscita dalla messa della mattina di natale.

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    Eugène Galien-Laloue
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Immagini dalla rete.

 

https://foundlingmuseum.org.uk/events/fallen-woman/

https://fineartamerica.com/featured/a-busy-boulevard-near-the-place-de-la-republique-paris-eugene-galien-laloue.html

https://en.wikipedia.org/wiki/Eug%C3%A8ne_Galien-Laloue

Victorian London with Snow

Pinterest

https://www.tate.org.uk/art/artworks/fildes-applicants-for-admission-to-a-casual-ward-t01227

Wikimedia commons

https://artuk.org/discover/stories/seen-and-heard-victorian-children-in-the-frame

In the Bleak Midwinter – Symbolic winter in late-Victorian art

Victorian Painting: “Early Snow”, John Francis Murphy

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