La luna di miele nel 1800 – tradizioni e curiosità

La luna di miele nel 1800 e non solo – tradizioni e curiosità

La luna di miele nel 1800 diventa quella che conosciamo anche oggi, un viaggio che i novelli sposi intraprendono per riposarsi dopo lo stress della preparazione delle nozze. Ma come nasce questa tradizione e in particolare perché ha questo nome?

La luna di miele nel 1800 e non solo…

Quello che forse ci stupisce è scoprire che la definizione “luna di miele” è comune in diverse lingue: in inglese è honey moon, in francese lune de miel, in spagnolo luna de miel, in gallese (mis mêl) e persino in arabo (shahr el ‘assal). Dunque si tratta di una tradizione diffusa e condivisa da culture diverse.

Ancora oggi, però, si dibatte sull’origine di questa locuzione.

Una delle teorie addirittura la fa risalire all’epoca preistorica, quando il novello sposo “rapiva” la moglie e si nascondeva con lei per un mese circa, nutrendosi con miele.

Più plausibili sono altre interpretazioni, che collegano la luna di miele al primo mese di matrimonio, fondamentale per la coppia, durante il quale gli sposini possono finalmente stare da soli: un mese lunare perché è collegato al ciclo della donna. Il miele, la dolcezza, il periodo “magico” durerebbe, secondo alcuni, assai poco: una volta entrati nel matrimonio la felicità durerebbe giusto un mese, prima che gli sposi si ritrovino a fare i conti con le difficoltà quotidiane.

La luna di miele nell’antichità.

Ma perché proprio il miele? I babilonesi usavano regalare alla coppia di sposi novelli una bella quantità di idromele, un liquore ricavato dal miele, dal valore anche sacrale.

Gli sposi lo consumavano nell’arco di un mese: aveva un valore di buon augurio, di fertilità, ma era anche una bevanda corroborante e… inebriante.

Questa tradizione babilonese non ha grandi documentazioni, ma i romani, e molti altri popoli antichi l’idromele lo producevano e lo consumavano: era chiamato anche “nettare degli dei”. Il miele era facilmente reperibile e infatti l’idromele si trova nelle tradizioni alimentari di egizi, celti, greci e persino vichinghi.

Essendo alcolico, era associato alla festa ed è probabile che già nell’antichità fosse una delle bevande servite ai matrimoni e che appunto, gli sposi novelli ne facessero largo uso nel periodo subito successivo alle nozze, un mese lunare, facente parte dei festeggiamenti del matrimonio (un mese lunare, d’altra parte, è il periodo di frequenza del ciclo femminile).

Nelle tradizioni nordiche, gli sposi trascorrevano un mese da soli consumando ogni giorno idromele, i romani solevano regalare ai novelli sposi idromele.

luna di miele nel 1800

La luna di miele nel medioevo

Se la tradizione di regalare idromele agli sposi si conserva nel medioevo, ma qui si aggiunge anche la tradizione che la sposa regali allo sposo  un vaso di miele, come segno d’augurio e di ricchezza.

La prima sera trascorsa insieme dagli sposi era chiamata “luna di miele”: una sera sola, dunque, e non un mese intero.

Per trovare comunemente diffusa la “luna di miele” bisogna però aspettare il 1700, quando la locuzione viene abitualmente utilizzata.

La luna di miele nel 1800

Per trovare un viaggio associato al termine “luna di miele” dobbiamo aspettare il 1800, quando si diffonde l’abitudine di concedere ai novelli sposi un periodo di vacanza.

Già nei primi anni dell’800, in epoca Regency, si trovano coppie in viaggio subito dopo le nozze, e, anche se ci sembrerà strano, erano solite partire in compagni di amici o parenti. In Manfield Park, infatti, Julia segue sua sorella Maria in viaggio di nozze.

luna di miele 1800

Chi poteva stava via a lungo: le mete preferite erano l’Italia – in particolare Venezia, Roma, Firenze – e la costa del sud della Francia. Erano dunque viaggi impegnativi in periodi precedenti all’avvento delle ferrovie.

Il viaggio di nozze diventa consuetudine in epoca vittoriana fra le classi sociali che si possono permettere di viaggiare.

Quando si partiva in viaggio di nozze nel 1800?

Di solito gli sposi partivano subito dopo la cerimonia oppure dopo il taglio della torta.

Spesso li attendeva un piroscafo o un treno da prendere, per cui c’era chi si sposava direttamente in abito da viaggio, con in testa una cuffietta invece del velo. In tal caso, l’abito della sposa non doveva essere troppo “nuovo” perché non stava bene che gli altri viaggiatori capissero che i due erano sposi novelli.

Se la sposa optava per un abito bianco, si cambiava aiutata da una damigella, in particolare da quella che l’avrebbe accompagnata in viaggio: in cambio dell’aiuto riceveva il bouquet.

Il testimone dello sposo, invece, aveva il compito di far recapitare i bagagli degli sposi a destinazione, sulla nave o sul treno. Era l’unico a conoscere la destinazione degli sposi.

La carrozza che accompagnava gli sposi era di regola trainata da cavalli bianchi e all’uscita della chiesa, se i due partivano subito, veniva lanciato come oggi riso, ma anche grano e… pantofole.

Se una pantofola entrava nel finestrino della carrozza, e soprattutto se era quella sinistra, era di ottimo auspicio (ovviamente, la sinistra solo da quando le pantofole e le scarpe cominciano a essere diverse!).

Solo a partire dal 1860 le coppie cominciano a viaggiare da sole, prima venivano organizzate anche piccole comitive. Dalla seconda metà dell’800 il viaggio prende la connotazione romantica che mantiene ancora oggi, diventando a partire dalla Belle époque una delle principali forme di turismo.

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http://victorian-era.org/victorian-era-honeymoon.html

 

 

 

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