La biancheria in epoca vittoriana

La biancheria in epoca vittoriana: come denudare un’eroina di un romanzo rosa senza incappare in errori storici.

la biancheria in epoca vittoriana
Un abito vittoriano. un uomo impaziente. Ma sarà così facile come sembra?

In epoca vittoriana le cose, per quanto riguarda la biancheria, si complicano parecchio.

Care autrici, mettetevi il cuore in pace: la scena romantica di lui che con due dita tira un nastrino, molla il corsetto e trova una venere è del tutto fuori dalla realtà storica: fra camiciole, corsetto, bolerino, sottogonne, gabbia, cuscini e altre diavolerie la donna era come il seme della matrioska. Qui di seguito troverete alcuni video che illustrano cosa significava per una dama vestirsi in epoca vittoriana: la biancheria era davvero abbondantissima.

La donna vittoriana, insomma, indossava una straordinaria quantità di biancheria intima. Gli elementi di base consistevano nella camicia, nei mutandoni, nel corsetto e in un numero variabile di sottovesti.

Questi indumenti rimangono fissi in tutta l’epoca vittoriana, altri, invece vengono aggiunti o tolti in base alla moda: in particolare, pensiamo alle crinoline, che a seconda del periodo saranno di forma, foggia e struttura diversa.

La biancheria si può dividere in base alla funzione: quella “intima” – la cui utilità è quella di scaldare e di separare gli abiti dalla pelle e dalle crinoline – e quella strutturale che serviva a dare al corpo la forma richiesta dalla moda.

A contatto della pelle si portava una prima camiciola, eredità delle epoche precedenti. Poteva essere corta al ginocchio o più lunga. Era piuttosto semplice, di lino, seta o cotone. Talvolta in lana, se faceva molto Freddo.

La biancheria in epoca vittoriana – La chemise o camiciola.

Chemise del 1840, dal web (pinterest)
Chemise del 1840, dal web (pinterest)

Si portava a contatto della pelle sotto al corsetto, per evitare che il busto stretto ferisse o provocasse arrossamenti.

In un primo periodo la camiciola era voluminosa e piuttosto rigida, di lino bianco, di solito non decorato. Spesso era maniche corte e arrivava al polpaccio. La scollatura era rotonda o quadrata, come quella degli abiti; quella che si portava sotto agli abiti da sera i a quelli estivi era più profonda, a volte ovale. Alcuni modelli erano plissettati.

Dal 1860 la camiciola cambia stile (come tutto l’abbigliamento e diventa più scollata, elaborata, decorata da ricami. Anche la spallina si stringe, forse perché i corsetti ormai non hanno più alcun appoggio sulle spalle.

Nel corso del 1870 il corpetto dell’abito (chiamato cuirasse) diventa molto lungo e stretto.

La camicia è diventata meno voluminosa, più corta e spesso senza maniche. Si trovano modelli con pinces verticali, quindi con accenno di svasatura e con cuciture laterali sotto al seno: i corsetti sono sempre più stetti e le camiciole si adeguano alle nuove linee.

Entro la fine del secolo, la camicia diventa senza maniche; presenta un taglio molto semplice, con le spalle strette e vari tipi di scollo: rotondo, quadrato, a V o a cuore.

La semplicità delle linee è bilanciata dalle decorazioni: abbondano pizzi e ricami. La stoffa è sempre cotone, lino o seta. La chemise da sera è dritta nella parte superiore, con spalline sottili. Questo stile è diventato sempre più popolare nel corso del ventesimo secolo. Dopo il ’70, nasce una chemise – mutandone, antenata dei nostri body.

La biancheria in epoca vittoriana – I mutandoni

download (1)La vera innovazione dell’epoca vittoriana sono però i mutandoni: optional in periodo Regency, i mutandoni diventano necessari con l’avvento delle crinoline che rischiano di sollevarsi mostrando grazie in abbondanza a causa della loro rigidità.

Abbiamo visto qui che fino agli anni ’30 dell’Ottocento i mutandoni arrivavano al ginocchio, sotto al quale si allacciavano le calze. Erano chiusi, sia in vita che al ginocchio, da nastri e fettucce, e spesso decorato da un bordo ricamato o in pizzo.

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I mutandoni avevano funzione di riparare dal freddo, che risaliva facilmente sotto alle gonne: i primi modelli erano poco più di due gambali separati, a volte allacciati come un pareo da fettucce e coulisse. Le parti intime erano scoperte, o comunque libere. Far pipì era già abbastanza complicato. In realtà, in epoca vittoriana tornano quanto mai prima in auge… i vasi da notte portatili. Si tratta di piccoli vasi da notte, simili a delle salsiere, che potevano essere infilati fra le gambe senza troppe manovre e utilizzati in piedi. In porcellana, argento o metalli meno nobili, erano la via di salvezza delle signore impalcate e rese impedite nei movimenti più banali.

la biancheria in epoca vittoriana
Un’immagine di copertina, da Pinterest. Sotto al vestito, nulla. Una copertina realistica non era pensabile.

In un secondo momento i mutandoni divennero dritti, poi dopo la metà del secolo entrarono in voga modelli “alla zuava”, simili al pantalone maschile.

Entro la fine del secolo, alcuni mutandoni arrivavano a mezza coscia, ed erano di forma svasata: questo sarà il modello in voga in epoca edoardiana, affiancando il Knickerbocker (alla zuava). In quest’epoca, in cui le donne riprendono la vita all’aria aperta si dedicano alle attività sportive, i mutandoni possono essere a volte in lana o anche in pelle di camoscio. Entrambi i modelli si allacciano nella parte posteriore, presentano ai lati uno o due spacchi.

Una nota divertente: in epoca vittoriana, parlare di mutande non stava bene: era considerato impudico. Le donne si vergognavano tanto di questo indumento che quasi sempre se le cucivano da sole, e non si rivolgevano a sarte.

In Italia, le mutande erano biancheria da… poco di buono. Le portavano prevalentemente le prostitute: le signore per bene, chissà perché, non ne avevano bisogno.

La biancheria in epoca vittoriana – Combinazioni

Combinations, da Pinterest
Combinations, da Pinterest

Dopo il 1870 le signore si fecero pratiche e sotto al corsetto cominciarono a indossare un unico capo d’abbigliamento che riuniva camiciola e mutandone. Questo tipo di biancheria però si affermò a fatica i corsetti erano così stretti da impedire molti strati, ma solo quando le donne si liberano di qualche sottogonna, per una maggior praticità, anche la biancheria sotto al busto fu ridotta a un unico capo. La loro popolarità arrivò alla fine del 1880 dal Dr. Jaeger e dalle sue versioni di intimo di lana fine. E torniamo a ricordare la popolarità della lana come toccasana per la salute, e al mito della maglietta di lana che ancora resiste. Grazie Dr. Jeager!

I “combinations”, prima di questa lana salutare e pizzicorina, sono stati inizialmente realizzati in lino, seta, lana merino, calicò, batista o nainsook in toni rosa carne o colori crema.

La biancheria in epoca vittoriana  – Sottoveste (petticoats o Jupon)

la biancheria in epoca vittoriana
Sottoveste 1860, Pinterest.

Abbiamo indossato il corsetto. Ora cominciamo a vestirci? No. Il viaggio attraverso strati e strati di biancheria è appena cominciato.

E tu! Tu, che ti lamenti del pantalone e della maglia a mezza manica, e vorresti girare in costume perché soffri il caldo! Pensa a una povera signora ottocentesca e ammutolisci.

Sottoveste , 1876
Sottoveste , 1876

La sottoveste non era un optional, ma aveva ben due funzioni, sia come biancheria intima che strutturale: se faceva caldo, evitava che il vestito si sporcasse col sudore, se faceva freddo scaldava. Insomma, era un “mai più senza”.

In più, era un aiuto a non mostrare troppe grazie camminando o sedendo: dopo l’avvento delle crinolette evitava che si intravedesse la troppo sensuale sagoma della gamba. Senza contare che dava una forma più bella al vestito.

Stai per correre su internet a comprare una sottoveste? Sì, è bene. Ma una, in epoca vittoriana, non bastava. Troppo facile.

Le sottovesti potevano essere in due pezzi separati, gonna e corpetto, oppure pezzi unici. A seconda della moda, de ne potevano indossare da una a tre, da tre a sei… prima dell’invenzione delle crinoline, il peso delle sottovesti sovrapposte era divenuto insostenibile per le povere signore.

Sottoveste con crinolette integrata
Sottoveste con crinolette integrata

La sottoveste più importante era quella rigida: inamidata o attraversata da crine (la mamma delle crinoline), doveva dar forma all’abito.

Con l’avvento della crinolina nel 1850, si pensa generalmente che il numero di sottovesti sia stato ridotto a un minimo di due: una sotto la crinolina, per fornire protezione dagli sguardi indiscreti e calore, e una seconda, con spesse balze, sopra la crinolina, per ammorbidire il contorno degli anelli in acciaio. La sottoveste esterna poteva essere decorata sull’orlo, parte che poteva essere visibile, con sangallo o ricami.

Nel corso degli anni ’60, al bianco si alternarono nelle sottovesti altri colori: chi non ricorda la sottoveste che Rhett regala a Mamy, di taffetà rigido e rosso?

!869, sottoveste brutta!
1869, sottoveste brutta!

Fra le tinte predilette c’erano rosso e nero, che andavano per la maggiore (ricordiamo la quantità di abiti da lutto: una bella sottoveste nera non si nega a nessuno!).

Il 1870 segna l’arrivo delle prime crinolette: sottovesti con cascate di balze lungo la schiena, che servivano a proiettare la gonna indietro e a mascherare la struttura del “bustle” (il fratello della crinolette).

Nel 1876, il bustle fu abbandonato temporaneamente: la gonna e sottoveste salirono al top della moda. Le linee degli abiti erano molto più morbide e naturali, ma si trattava di una moda temporanea: il vestito aveva ancora da crescere nella parte posteriore con grandi impalcature. In questa fase è la sottoveste a farla da padrona, con un sistema di balze o un’impalcatura removibile.

Nel corso del 1870 divenne di moda una sottoveste chiamata princess petticoats, in onore della principessa Alexandra: un pezzo unico, senza cuciture in vita, svasata nella forma ed elegante nei particolari. Col ritorno del bustle e delle crinolette, nel 1880, le gonne e sottogonne tornarono a crescere nelle misure e ad avere tagli più svasati.

Gonne e sottogonne scampanate tornarono nel 1890. La silhouette della sottoveste venne esaltata da un ulteriore volant di pizzo sul fondo. Seta rigida e alpaca col cotone, sono i tessuti più usati.

La seta, però, sarà la stoffa che negli anni ’90 darà il fruscio tipico delle gonne, che darà origine al termine frou-frou. E se già state sognando tessuti lucidi e impalpabili, ve lo dico subito: anche la flanella andava per la maggiore.

Verso la fine dell’Ottocento, le linee si ammorbidiscono, si accentua la svasatura sotto al ginocchio, aiutata dalle sottovesti con balze circolari sul fondo. E siamo pronti per il Novecento, nel quale la sottoveste diventerà il vero simbolo della seduzione femminile, tutta pizzi, merletti e nastri

La biancheria in epoca vittoriana – Corpetto, copri- corsetto e canotta

Camiciola, copri corsetto, da Etsy.com
Camiciola, copri corsetto, da Etsy.com

Amiche amanti e sostenitrici della maglia della salute: eccoci a parlare del vostro capo d’abbigliamento preferito. Abbiamo visto che la prima sottoveste, in alcuni periodi, poteva essere sostituita da due pezzi, corpetto e sottogonna. E qui, ecco nascere la canotta! Questo indumento prese il anche il nome di copri-corsetto, visto che la sua funzione principale era quella. La canotta risolveva anche il problema di avere nella parte superiore del vestito duecento strati ottenendo l’effetto Heidi che sale la montagna: un solo canottino e tante sottogonne. Coi tagli aderenti dei corpetti dei vestiti, era tanta bellezza guadagnata.

Se pensate che non servisse a niente, vi sbagliate! Mostrare il corsetto era indecoroso e coi vestiti estivi, o quelli da sera, di stoffe leggere, senza la canotta si rischiava di mostrare troppo. Ecco perché le canotte erano tutte ricamate, infiocchettate, pizzettate: si potevano vedere, dunque… facciamole vedere!

E le calze?

A fine Ottocento arrivano le giarrettiere, attaccate al corsetto o libere. Prima, si portano dei reggicalze.

La biancheria in epoca vittoriana – La camicia da notte

Camicia da notte, da Etsy.com
Camicia da notte, da Etsy.com

Spesso la camiciola veniva usata come camicia da notte, specie se non ci si potevano permettere dei corredi esagerati. Dal 1825, compaiono camicie da notte molto semplici, di taglio lineare, che nel corso dell’epoca vittoriana, come tutto il resto dell’abbigliamento, si riempiranno di nastri, pizzi, merletti e trine.

Gli scolli sono rotondi o quadrati, poi la fantasia si scatena.

Spesso i mariti non vedevano della moglie nulla di più intimo: la pelle era una questione privata.

Per aiutare la pudicizia, esistevano pure quelle con fori appositi, in modo da non dover sfilare nulla ed evitare imbarazzi.

 

Spero di non avervi fatto troppo arrossire, d’avervi un poco fatto divertire.

E quando scriverete la vostra prossima scena osé, armatevi di sana pazienza e un paio di cameriere personali, oppure di un protagonista maschile molto, molto ingegnoso.

Bene. Ricapitoliamo il nostro viaggio:

Qui le mutande e la biancheria fino all’epoca Regency

Qui trovi il corsetto

Qui crinoline e crinolette

Manca qualcosa?

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