I macchiaioli – Quando il colore diventa poesia

I macchiaioli – Il colore, la Storia e la Poesia

Primi macchiaioli al caffè Michelangelo

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I macchiaioli hanno un nome che sembra quasi volerli canzonare. Chi sono questi pittori che dipingono a macchie, quasi a “sporcare” la tela?

Gli impressionisti li conosciamo tutti, a scuola ce li fanno studiare bene, ma chissà perché di questo movimento artistico, certo, più limitato, locale, piccolino, si parla molto meno.

Io credo di averli scoperti, o forse riscoperti, perché spero che la Storia dell’Arte delle Superiori non li abbia trascurati, ma solo la mia mente temporaneamente accantonati, quando ho incontrato Stefano Bruzzi alla Galleria Ricci Oddi. Di questa galleria vi racconterò prossimamente, ora il viaggio nel tempo seguirà antiche orme sulla neve, anzi… macchie di colore che ci racconteranno di luci e di ombre del passato.

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La pubblciazione inerente alla mostra presso la Ricci Oddi dedicata a Bruzzi, alcuni anni fa.

I macchiaioli a Firenze

La storia dei macchiaioli, come nelle migliori fiabe sugli artisti, inizia in un luogo di grande fermento culturale, il caffè Michelangiolo, dove, intorno alla metà dell’Ottocento, si incontrano letterati, artisti, politici: insomma è il cuore pulsante della cultura fiorentina.

Mentre in Inghilterra attorno a Ruskin e alle idee innovative di Millais, Rossetti, Hughes, si forma il movimento dei preraffaelliti, in contrasto con la cultura e la pittura accademica, qui, quasi in un magico parallelismo, attorno al critico d’arte Diego Martelli nasceva la corrente dei macchiaioli, che proprio come la fratellanza preraffaellita decideva di compiere scelte artistiche di rottura nei confronti della tradizione accademica italiana.

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Serafino da Tivoli, Al pascolo, 1859.

In questo periodo, in Italia, sono principalmente tre le correnti artistiche che predominano: il Romanticismo, il Neoclassicismo e il Purismo, nelle quali, tuttavia, anche rispetto alle corrispondenti interpretazioni europee, prevale un certo formalismo. Questa arte composta e compassata sta stretta ai macchiaioli, in particolare la scelta dei puristi di andare sempre più verso un simbolismo troppo lontano dalla realtà, sempre più idealizzato e ideale.

I macchiaioli hanno una visione diversa della realtà, un modo diverso di rappresentarla sulla tela.

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Cristiano Banti, Pioggia, 1904.

La ricerca stilistica i questi pittori si incentra sul colore, sui suoi contrasti, in una nuova interpretazione del reale e nel visivo non più ingabbiato in linee e forme, ma come contrasto cromatico.

Macchie, appunto, di colore puro, in contrasto, nel quale il bianco e il nero si fanno luce e ombra, confine e spazio.

Cristiano Banti, nei suoi studi, inizia a utilizzare la tecnica dello “specchio nero”: un vetro oscurato viene utilizzato come filtro, in modo che la visione si arricchisca ulteriormente nel contrasto delle tinte.

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Giuseppe Abbati, L’Arno alla Casaccia

 I macchiaioli – i soggetti

Non solo nella forma i macchiaioli entrano in rottura con l’arte contemporanea accademica, ma anche nei soggetti. In questo periodo l’Italia è guardata come il cuore del Neoclassicismo, grazie alle sue rovine e ai suoi reperti. L’Italia, e in particolare Firenze, è una delle mete predilette dei Gran Tour, alla ricerca dell’architettura e della pittura del passato.

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Cristiamo Banti , Paesana toscana

Giotto, Raffaello… a questi artisti anelano avvicinarsi i puristi. I macchiaioli cercano, anche con lo sguardo, il vero e scelgono di dipingere una realtà più umile, scomoda, non certo nobile: è quella dei campi e delle campagne. Nelle loro immagini troviamo gli ampi panorami della campagna italiana, ma anche gli angusti spazi degli ovili, scene di vita quotidiana fermate nel tempo e l’eterna bellezza della natura.

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Silvestro Lega, Il canto di uno stornello, 1868

I ritratti preferiti non sono più quelli delle nobildonne, ma i visi espressivi e vivaci delle contadine, le donne colte nella loro quotidianità.

Nei quadri macchiaioli la natura non è una semplice cornice, ma è materia, è protagonista: i soggetti umani, in primo piano, sono parte integrante di essa.

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Giovanni Fattori 1894

I macchiaioli e la Storia

Quella dei macchiaioli è una visione della realtà diversa, non solo una diversa rappresentazione. Il contesto storico in cui i macchiaioli si muovono, d’altra parte, non è lo stesso dei preraffaelliti, che invece il simbolo cercano e su cui indugiano: quella dell’Ottocento italiano è una Storia molto diversa, a cui i macchiaioli partecipano attivamente.

Come scrive magistralmente il sito dedicato a Giovanni Fattori, questa è una generazione di pittori soldati, di artisti che depongono temporaneamente i pennelli per imbracciare il fucile e diventare partigiani nella seconda Guerra di Indipendenza Italiana.

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Giovanni Fattori, la battaglia di Magenta

L’arte dei macchiaioli tuttavia non si ferma, ed ecco che attraverso i loro colori, potremmo quasi dire le loro impressioni, ci giungono le immagini delle battaglie e del Risorgimento italiano.

Non sono immagini composte, né inni enfatici, ma scene di vita spesso drammatiche e reali, nelle quali si può quasi sentire lo scalpiccio degli zoccoli, sentire l’odore acre della polvere, udire il clangore della battaglia o il gemito dei feriti.

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Telemaco Signorini, la lettera

I macchiaioli e l’arte che sussurra

Quella dei macchiaioli è un’arte che va guardata, ma non solo: è un’arte che va ascoltata.

Che siano i clamori delle grandi battaglie o la quiete dei campi toscani, che sia un panorama ampio e arioso o la solitudine di un sentiero innevato, ogni quadro macchiaiolo nasce per trasmettere emozione. Immagini che catturano non solo il colore, ma anche la luce, il suono, persino il sapore del tempo che raccontano, i dipinti di questi artisti sembrano nascere per depositarsi sull’anima.

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Raffaello Sernesi, Pratone alle Cascine

I macchiaioli – gli artisti maggiori

Seguono brevi schede sui maggiori artisti macchiaioli:

Serafino de Tivoli

Telemaco Signorini

Giovanni Fattori

Giuseppe Abbiati

Giovanni Boldini

Stefano Bruzzi

Odoardo Borrani

Vincenzo Cabianca

Giuseppe De Nittis

Silvestro Lega

Raffaello Sernesi

Federico Zandomeneghi

Serafino de Tivoli

Serafino De Tivoli (Livorno, 22 febbraio 1825 – Firenze, 1º novembre 1892) è considerato il padre del movimento dei macchiaioli. Fondamentale l’incontro al caffè Michelangiolo con Saverio Altamura, con il quale visitò l’Esposizione Universale di Parigi, dove poté confrontarsi con la pittura di Delacroix e degli impressionisti.

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Serafino da Tivoli, Al pascolo, 1859.

Lavorò nella campagna senese assieme a Lorenzo Gelati e Saverio Altamura prendendo parte alla cosiddetta Scuola di Staggia.

Dipinse la realtà così come appariva, usando la tecnica della macchia, ma rimanendo, più di altri pittori macchiaioli, alquanto legato alle fusioni tonali dei pittori di Barbizon (una scuola di paesaggisti aderenti al realismo, nata nella zona di Barbizon in Francia).

Nel 1864 ritornò a Londra, dove rimase alcuni anni. Nel 1873 si recò a Parigi per studiare il movimento degli Impressionisti.

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Serafino De Tivoli, Paesaggio “seconda maniera” (fonte: http://www.teladoiofirenze.it)

Telemaco Signorini

Telemaco Signorini (Firenze, 18 agosto 1835 – Firenze, 10 febbraio 1901).

Fu pittore e patriota, arruolandosi come volontario garibaldino. Di indole agitata, viaggiò molto, riportando sulle tele e su altri supporti meravigliosi panorami pieni di luce. È il più noto dei macchiaioli, influenzato negli ultimi anni anche dagli impressionisti con cui venne a contatto a Parigi.

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Telemaco Signorini , la via del fuoco, 1882.

Dopo aver frequentato i corsi di disegno dal nudo all’Accademia di Belle Arti fiorentina, e dopo aver dipinto dal vero con Odorado Borrani e Vincenzo Cabianca, inizia a frequentare il Caffè Michelangelo.

Dopo un periodo a La Spezia, di riflessione e di studi, tornò a Firenze dove si scontrò con il mondo accademico per il nuovo stile delle sue opere.

Nel 1860, dopo un anno di vita militare, l’Accademia di Belle Arti di Firenze accetta di esporrre numerosi suoi quadri a soggetto militare, acquistati da un pubblico entusiasta, ma nel conempo sperimenta con Cabianca nuove tecniche per la resa pittorica dei valori cromatici e luminosi, dipingendo dal vero nella campagna di Montelupo e a La Spezia e ritornando sui luoghi delle battaglie dell’anno precedente.

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Telemaco Signorini, Chaicciere a Riomaggiore, 1893

Un viaggio a Parigi arricchisce di nuovi spunti la sua pittura, ma sarà poi con il gruppo dei macchiaioli, che attornia in questo periodo il teorico Martelli che giungerà alla maturità come artista, divenendo il più importante esponente della pittura dei macchiaioli.

Insieme a Martelli nel 1867 fonda “Il Gazzettino delle Arti e del Disegno” che però ha breve vita.

Nel 1871 Telemaco Signorini, con Adriano Cecioni e Giuseppe De Nittis, si sposta a Roma e Napoli per dipingere, ampliando così la già ricca tematica dei suoi quadri.

Negli anni successivi Signorini si reca più volte a Parigi, Londra in varie città italiane.

Nel 1896, ormai anziano, si ferma a Riomaggiore, in provincia di La Spezia.

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Telemaco Signorini, la toeletta del mattino.

Giovanni Fattori

Giovanni Fattori (Livorno, 6 settembre 1825 – Firenze, 30 agosto 1908) è stato un pittore e incisore italiano. È considerato tra i maggiori pittori italiani dell’Ottocento e tra i principali esponenti del movimento dei Macchiaioli.

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Giovanni Fattori, la battaglia di Magenta

Fu al centro dell’attività artistica e culturale toscana fin dalla metà dell’Ottocento, ricevendo molti ocnsensi sprattutto per le sue rappresentazioni dei campi di battaglia risorgmentali, fra cui la celebre Battaglia di Magenta.

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Giovanni Fattori, autoritratto, 1852

La produzione pittorica di Fattori, tuttavia, si interessò a numerosi altri soggetti oltre a quello militare. Un tema ricorrente è il paesaggio, in particolare la sua terra, la Maremma toscana; fu autore di numerosi e apprezzati ritratti.

Giuseppe Abbati

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Giuseppe Abbati, casa sul fiume, 1863

Giuseppe Abbati (Napoli, 13 gennaio 1836 – Firenze, 21 febbraio 1868):   La sua poetica macchiaiola è realista, sulle orme di Courbet e della scuola di Barbizon; gli oggetti rappresentati da lui sono il risultato della sensazione primaria dell’osservatore, che è sensazione di luce e di ombra colorata.

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Giuseppe Abbati, ritratto di signora

Giovanni Boldini

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Giovanni Boldini, Luisa Casati con levriero

Giovanni Boldini (Ferrara, 31 dicembre 1842 – Parigi, 11 gennaio 1931).  Per molto tempo quasi dimenticato, oggi è considerato uno dei pittori più rappresentativi della pittura italiana. Dal soggirono a Firenze e dall’Accademia delle Belle Arti acquisì la tecnica, dai macchiaioli la poetica. Fu ritrattista molto noto nel periodo.

Negli anni ’70 si trasferì al Parigi, dove il contatto con impressionisti e altri movimenti pittorici deidero nuovi impulsi al suo stile. Fun entsiasta pittore della Belle Epoque, di cui oggi ci restituisce la gioia di vivere.

Più vicino agli impressionisti, dal movimento dei macchiaioli prende lo spunto per iniziare la sua particolare ricerca stilistica, con un uso del tutto personale del colore e della luce, fino a giungere a imprimere nelle sue tele persino movimento.

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Boldini, Marthe Bibesco

Stefano Bruzzi

Stefano Bruzzi (Piacenza, 1º maggio 1835 – Piacenza, 4 gennaio 1911) è stato un pittore italiano figurativo, paesaggista. Nei suoi paesaggi si ritrova, anche prima del suo incontro coi macchiaioli, il mondo contadino appenninico, la campagna piacentina, il mondo contadino oggi perduto.

Stefano Bruzzi, I primi a far rotta, 1884

Dagli anni ’70, in seguito al trasferimento della famiglia a Firenze, nel movimento macchiaiolo trovò piena corrispondenza col suo modo di sentire l’arte.

Bruzzi piacenza pittore
Stefano Bruzzi, una pubblicazione Tipleco

Odoardo Borrani

Odoardo Borrani (Pisa, 22 agosto 1833 – Firenze, 14 settembre 1905). Forse il più òegato alla tradizione dei macchiaioli, i suoi dipinti manifestano un ceto gusto romantico per il particolare, il suo interesse per l’antichità.

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Borrani, appuntamento al Museo, 1878

Fu tra i primi a dipingere all’aperto, intorno a Firenze, poi sull’Appennino pistoiese con Sernesi e a Castiglioncello, ospitato da Diego Martelli.

Si distinse per una instancabile e fruttuosa ricerca di effetti di luce, frutto di continui spostamenti e appostamenti a contatto con la natura.

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Borrani, Vista allo studio (fondazione cariplo)

Vincenzo Cabianca

Vincenzo Cabianca (Verona, 20 giugno 1827 – Roma, 22 marzo 1902). Iniziò a dipingere a Verona, continuando poi presso l’Accademia di Venezia e dal 1851 a Milano sotto la guida e l’influenza di Domenico Induno.

Pur essendo a stretto contatto con Telemaco Signorini e Odoardo Borrani dal 1853 (anno in cui si trasferì a Firenze anche per sottrarsi alla persecuzione della polizia austriaca per i suoi ideali patriottici) fino al 1855 dipinse soprattutto interni.

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Cabianca, Venezia

Solo nel 1858 aderì completamente alla poetica dei Macchiaioli, evidenziandosi per il marcato gusto chiaroscurale. Assieme a Cristiano Banti effettuò nel biennio 1859-60 una lunga serie di studi nella località di Montemurlo, nelle vicinanze di Prato.

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Cabianca, Le monachine

Nel 1870 si trasferì a Roma e cominciò a dedicarsi anche agli acquerelli che ebbero un particolare successo in Inghilterra, rinunciando quindi al passaggio alla seconda fase delle ricerche del gruppo di pittori dei macchiaioli, che il Signorini definì “realismo migliore”.

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Cabianca, Lungomare

Giuseppe De Nittis

Giuseppe Gaetano De Nittis (Barletta, 25 febbraio 1846 – Saint-Germain-en-Laye, 21 agosto 1884), di indole indipendente e insofferente verso qualunque tipo di schema, si mostrò disinteressato alle nozioni ed esercitazioni accademiche, tanto che fu espulso per indisciplina due anni più tardi.

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De Nittis, autoritratto 1883

A Firenze, nel 1866, si avvicinò ai Macchiaioli e, dopo aver girato l’Italia toccando Napoli, Palermo, Barletta, Roma, Firenze, Venezia e Torino, si trasferì nel 1867 a Parigi dove conobbe Ernest Meissonier e Jean-Léon Gérôme e sposò due anni più tardi la parigina Léontine Lucile Gruvelle, che influenzerà notevolmente le scelte sociali ed artistiche del marito.

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De nittis – Colazione in giardino

Silvestro Lega

Silvestro Lega (Modigliana, 8 dicembre 1826 – Firenze, 21 novembre 1895) è stato un pittore italiano. È considerato, insieme a Giovanni Fattori e a Telemaco Signorini, fra i maggiori esponenti del movimento dei macchiaioli.

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Silvestro Lega

Insoddisfatto della preparazione che gli veniva offerta all’Accademia, nel 1845 o forse nel 1846, Lega passò alla scuola privata del purista Luigi Mussini. Il ’48 tuttavia lo vide fra i protagonisti degli eventi bellici, che per un periodo lo tennero lontano dall’arte. Al ritorno dal fronte, Lega entrò in contatto con i movimenti artistici del Michelangiolo, con cui tutavia non ebbe immediato affiatamento.

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Silvestro Lega, Il canto di uno stornello, 1868

Lega tornò a combattere anche la seconda guerra d’Indipendenza, riprendendo a dipingere una volta ritornato a Firenze. Riavvicinatosi ai macchiaioli, la sua pittura fu influenzata da varie vicissitudini personali che ne affinarono lo stile e ne influenzarono la scelta dei soggetti.

Raffaello Sernesi

Raffaello Sernesi (Firenze, 29 dicembre 1838 – Bolzano, 11 agosto 1866) dipinse la maggior parte dei quadri nell’Appennino fiorentino e pistoiese con la tecnica del macchiaiolo; nelle sue ultime opere si appassionò al Realismo.

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Raffaello Sernesi, Abetelle

Studiò in gioventù all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove in seguito insegnò, appassionandosi alla pittura.

Fervente garibaldino, nel 1866 durante la Terza Guerra d’Indipendenza si arruolò volontario nel 6º Reggimento del Corpo Volontari Italiani del colonnello Giovanni Nicotera e combatté in Trentino. Ferito alla gamba il 16 luglio a Cimego, nel corso della battaglia di Condino e fatto prigioniero degli Austriaci, morì di cancrena per aver rifiutato troppo a lungo l’amputazione.

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Raffaello Sernesi, Pratone alle Cascine

Federico Zandomeneghi

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Federico Zandomeneghi Palazzo pretorio, 1865

Federico Zandomeneghi (Venezia, 2 giugno 1841Parigi, 31 dicembre 1917) fu figlio e nipote di scultori. Nel ’60 seguì Garibaldi nell’impresa dei Mille. trasferitosi nel ’62 a Firenze, entrò in contatto coi macchiaioli da cui rpese ispirazione. Combatté con Garibaldi anche nella Terza Guerra di Indipendenza, per poi viaggiare attraverso l’Italia sperimentando la pittura macchiaiola in una fusione col cromatismo veneto.

Nel 1874 si trasferì a Parigi, dove, dopo un infruttuoso tentavo di ingresso nel mondo della moda,  entrò nell’ambiente degli impressonisti con cui espose e dipinse, con alterni favori da parte della critica.

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Frederico Zandomeneghi, Place d’anvers, 1880.
(Ricci Oddi)

http://www.giovannifattori.com/

http://www.giovannifattori.com/contesto-storico-italiano/pittori-combattenti/

http://www.giovannifattori.com/contesto-storico-italiano/pittori-combattenti/

https://it.wikipedia.org/wiki/Caff%C3%A8_Michelangiolo

https://it.wikipedia.org/wiki/Purismo_(pittura)

https://it.wikipedia.org/wiki/Diego_Martelli

http://www.frammentiarte.it/2014/20-02-il-romanticismo-fracese-italiano/

http://www.settemuse.it/pittori_scultori_italiani/telemaco_signorini.htm

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