Emily Dickinson il dolce dolore di vivere

Emily Dickinson il dolce dolore di vivere

Emily Dickinson è oggi considerata una dei maggiori poeti lirici statunitensi. Eppure, ebbe una vita relativamente breve e solitaria, vissuta quasi tutta fra le mura della casa paterna.

Come può una giovane donna così isolata arrivare a suggere così in profondità l’essenza della vita? Emily Dickinson, fra quelle anguste mura, portò l’Infinito, condusse la Vita, penetrando la realtà con uno sguardo donato a pochi.

Emily Dickinson
Emily Dickinson

Emily Dickinson nacque nel 1830 ad Amherst, Massachusetts, da una famiglia borghese di tradizioni puritane. Date le condizioni di salute precarie, i suoi studi furono discontinui e la giovane non riuscì a legare amicizie con coetanei.

La religione e la spiritualità ebbero un peso notevole sul suo pensiero e sulla sua poetica: intorno alla metà dell’800 negli Stati Uniti nascevano movimenti filosofici, spirituali e religiosi, il fermento su queste tematiche era grande e Emily Dickinson molto sensibile ai moti dell’animo: sembra che abbia deciso di dedicarsi alla poesia su questa spinta.

La primavera nell’arte ottocentesca
Clau Monet, Le printemps

Emily Dickinson e la natura

La poesia di Emily ruota spesso intorno al mondo naturale, di cui lei era attenta osservatrice. Le api, i fiori, i fenomeni della natura entravano in lei e si facevano emozione, poesia. La vita e la morte, la ricerca costante di una Salvezza, della felicità che pare solo ultraterrena permeano tutte le sue immagini, come se vivere non fosse che un dolce dolore, la morte una attesa carica di speranza e di malinconico mistero.

La primavera nell’arte ottocentesca
Claude Monet, tempo di primavera

Emily Dickinson, la dama in bianco

Emily trascorse quasi tutta la vita, ad eccezione di brevi viaggi con la famiglia, fra le mura di casa. Vestiva sempre di bianco, segno di purezza, e trascorreva quasi tutto il tempo nella propria stanza.

Nel 1855, in seguito a un un viaggio a Washington e a Philadelphia, conobbe il reverendo Charles Wadsworth, del quale si innamorò. Il sentimento rimase non corrisposto, ma arricchì la sua poesia di nuove tematiche, legate ai sentimenti.

Quel viaggio, che rese la sua poesia ancora più grande, fu anche l’ultimo, perché al ritorno si rinchiuse nella propria camera al piano superiore della casa paterna. I disturbi, di cui già soffriva, peggiorarono. Probabilmente, i suoi disturbi erano riconducibili all’epilessia, malattia che all’epoca era poco compresa e circondata da molti pregiudizi.  La salute fu anche minata dall’aggiunta di una malattia agli occhi.

La primavera nell’arte ottocentesca
DTR241624 The Four Leaf Clover, 1873 (oil on canvas) by Homer, Winslow (1836-1910); 36.2×51.8 cm; Detroit Institute of Arts, USA; Bequest of Robert H. Tannahill; PERMISSION REQUIRED FOR NON EDITORIAL USAGE; American, out of copyright
PLEASE NOTE: Bridgeman Images works with the owner of this image to clear permission. If you wish to reproduce this image, please inform us so we can clear permission for you.

Rimase chiusa nella camera persino quando morirono i suoi genitori. Credeva che con la fantasia si riuscisse a ottenere tutto e interpretava la solitudine e il rapporto con se stessa come veicoli per la felicità.

Emily Dickinson morì di nefrite (Malattia di Bright) nella stessa casa in cui era nata, e che era stata suo rifugio e sua prigione per tutta la vita, il 15 maggio 1886 all’età di 55 anni.

Henry Meynell Rheam – Sleeping Beauty

Emily Dickinson, le opere

Dopo la sua morte, in un baule all’interno della sua stanza, la sorella Lavinia trovò tutte le sie opere: ben 1789 poesie; Emily scrisse anche centinaia di lettere, che sono veri e propri testi letterari.

Quello che incantò i lettori contemporanei e postumi è la capacità di Emily Dickinson di entrare in comunione col lettore, un legame d’anime che rende chi legge per un attimo sensibile della sua sensibilità, osservatore attraverso i suoi occhi di un mondo che acquisisce d’un tratto colori e sfumature nuove.

Dal punto di vista stilistico, la Dickinson fu una sperimentatrice, dalla grande capacità di giocare con le parole e con le metafore, ma soprattutto nel ritmare il testo con una punteggiatura audace.

La sua acutezza di pensiero, quel suo essere equilibrista fra umano e divino, fra immanente e trascendente, fa di lei una dei massimi esponenti di una visione della letteratura ancorata al suo tempo, eppure immortale come la sua ricerca di eternità.

Ho sempre amato

Ho sempre amato,
e te ne do la prova:
prima di amare,
io non ho mai vissuto pienamente.

Sempre amerò,
e questo è il mio argomento:
l’amore è vita
e la vita ha qualcosa di immortale.

Se dubiti di questo,
allora io, amore,
nient’altro ho da mostrare,
nient’altro che il Calvario.

(Liberiamo.it)

emily dickinson
http://paintingsgalleries.blogspot.com/2009/01/landscapes-in-oil-hudson-river-valley.html
Bevvi un sorso di vita.

Vi dirò quanto lo pagai:
Precisamente un’esistenza.
il prezzo di mercato, dicevano.

Mi pesarono, granello per granello
bilanciarono fibra con fibra.
Poi mi porsero il valore del mio essere:
Un solo grammo di cielo.

(https://www.poesiedautore.it/emily-dickinson/bevvi-un-sorso-di-vita)

J638 (1862) / F703 (1863)

emily dickinson
Caspar David Friedrich: Frau in der Morgensonne G45
Al Mio Piccolo Focolare il Suo fuoco giunse –

E tutta la Mia Casa accesa
S’infiammò e si scosse, con improvvisa luce –
Era l’Aurora – era il Cielo –

Convocati non da un editto dell’Estate –
Con licenza di Declinare –
Era Mezzogiorno – senza l’Annuncio della Notte –
Era di più – era il Giorno –

J620 (1862) / F686 (1863)

Non cambia niente là fuori –

Le Stagioni – si succedono – uguali –
I Mattini si trasformano in Mezzogiorni –
E aprono i loro Baccelli di Fiamma –

Fiori selvatici – si accendono nei Boschi –
I Torrenti scrosciano – tutto il Giorno –
Nessun merlo trattiene il Suo Banjo –
Per un Calvario che passa –

Auto da Fé – e Giudizio –
Non son nulla per l’Ape –
La separazione dalla Sua Rosa –
Per Lei – riassume la Sofferenza –

Da: Il Ruggiero

J615 (1862) / F453 (1862)

Il nostro viaggio era prossimo alla fine –

I piedi erano quasi arrivati
A quell’estremo Bivio della Strada dell’Essere –
Che ha nome – Eternità –

L’andatura si fece d’improvviso timorosa –
I piedi – procedevano – riluttanti –
Davanti – c’erano Città – ma nel Mezzo –
La Foresta dei Morti –

D’indietreggiare – non c’era Speranza –
Alle spalle – un Percorso Sigillato –
La Fredda Bandiera dell’Eternità – di fronte –
E Dio – ad ogni Entrata –

http://www.emilydickinson.it/

Laura Theresa Alma-Tadema Laura Alma-Tadema

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