La ristorazione nel 1800 –  donne e sale da tè in epoca vittoriana

La ristorazione nel 1800 –  donne e sale da tè in epoca vittoriana

Come funzionava la ristorazione nel 1800? Oggi scopriamo il rapporto fra le donne e le sale da tè in epoca vittoriana. I ristoranti in epoca vittoriana erano luoghi molto frequentati e amati da tutte le classi sociali, ma le donne potevano andarci? Le donne e i ristoranti nell’800.

Ricchi e poveri non frequentavano gli stesso locali, c’erano però ristoranti per tutte le tasche e per tutti i gusti.

La Londra vittoriana è una metropoli, è il cuore del commercio nazionale, le sue vie offrono infinite possibilità.

C’erano ristorante eleganti e dai menù sorprendenti come il Trocadero, ma anche locali più alla mano, locande, caffetterie, sale da tè… in ciascuno era possibile trovare tavoli pronti ad accogliere tutti… o quasi!

ristorazione vittoriana

Le donne e i ristoranti nell’800.

Ci avete fatto caso nei film ambientati in epoca vittoriana? Le donne a tavola nel ristorante sono una rarità Accompagnate da mariti e fidanzati, magari, ma mai da sole.

Fino alla fine del secolo, infatti, le donne non erano ben viste nei ristoranti, considerati luoghi pubblici adatti a una clientela maschile, un po’ come i club.

Chiaro che se le signore devono fare l’angelo del focolare o il generale di casa, il loro posto non è a spassarsela fuori, ma fra le mura domestiche proprie o di altri selezionati amici e parenti.

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alimentazione vittoriana
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Cenare fuori, perché no?

La cena fuori è, insomma, un privilegio maschile: una donna, in effetti, non ha motivo di uscire di casa a mangiare, o cucina o si fa servire la cena dalla propria servitù. Può ovviamente andare a cena come ospite, ma sempre in case.

Nelle bettole più squallide dei bassifondi, le donne mangiano e bevono, senza che qualcuno se la prenda. Già, se sei arrivata nei bassifondi e non hai una casa tua dove fare il generale, c’è ben poco da salvare della reputazione. Nelle locande e nei pub frequentati da classi sociali basse si trovano dunque donne, ma per lo più le clienti sono prostitute, senzatetto e alcoliste. Se una donna appena può stare altrove, ci sta più che volentieri.

Una cosa diversa era invece frequentare sale da tè e pasticcerie: da Gunter’s, per esempio, le donne potevano incontrarsi e riunirsi senza dare scandalo alcuno, ma solo nelle ore diurne… una cena fuori casa era impossibile.

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la sala da tè ricavata nella Pump Room di Bath

Il Trocadero e le donne nei ristoranti nel 1800

Solo a partire dalla fine degli anni ’70 dell’800, finalmente, la presenza femminile nei ristoranti viene sdoganata, a partire dal Trocadero, che fin dalla sua nascita si fa notare per eleganza, classe e lusso.

Qui le signore sono le benvenute, anche senza uomini, e possono perfino fumare, ma solo dietro appositi paraventi.

A metà del diciannovesimo secolo, le donne perciò erano una rarità nei ristoranti. The American Stranger Guide to London and Liverpool at Table (1859) evidenziò che a Londra e in altre città era difficile trovare ristoranti dove le donne potessero cenare: “È vero che ne sono stati aperti alcuni dove i gentiluomini possono portare le loro mogli e figlie, ma non è ancora diventata un’usanza riconosciuta, sebbene a Blackwall, Greenwich, Hampton Court, Windsor, Slough, Richmond e a Londra da “Verey’s” in Pall Mall e Regent Street le signore si trovino come nei caffè parigini, per fare una cena privata con le signore, è necessario andare all'”Albion” o alla “London Tavern”, luoghi elegantissimi dove nulla può superare la magnificenza delle stanze.”

Bisogna arrivare negli anni Ottanta dell’Ottocento perché diventi accettabile per donne e ragazze mangiare fuori, anche non accompagnate da uomini: il mondo dei ristoranti dominato dagli uomini non esisteva più.

Diversa era invece la questione negli Stati Uniti. Qui i grandi ristoranti di lusso ammettevano anche le signore in gruppi senza chaperon maschile, arrivando, come nel celeberrimo Dalmonico di New York, a offrire stanze separate per sole donne e soli uomini.

Sally Lunns’

Donne e sale da tè: la strada dell’emancipazione.

Dove andavano allora le donne, se costrette da impegni o commissioni a  mangiare fuori casa?

Ovviamente nelle sale da tè!

La sala da tè è, nel mondo anglosassone, un punto di ritrovo fondamentale quanto il tè stesso è la bevanda di universale consumo.

Le sale da tè nascono insieme alla diffusione del tè, intorno al 1600, e alcune risalenti all’epoca sono ancora attive, come per esempio Sally Lunn’s di Bath.

Al contrario dei ristoranti, le sale da tè sono considerate adatte alle signore che vogliono rifocillarsi, e a noi oggi fanno pensare a un mondo dorato di tazze di porcellana, alzatine ricoperte di delicati tramezzini, argenteria e cristalli.

In realtà, proprio come i ristoranti, le sale da tè erano per tutte le tasche e per tutte le clientele, con la differenza, rispetto ai ristoranti, di avere un orario di chiusura anticipato.

Il tè veniva servito come oggi, per il low tea e l’high tea, ossia nel pomeriggio a partire suppergiù dalla nostra ora di pranzo.

Tea time con Jane Austen

Che cosa mangiano le signore nelle tea room

Le tea room offrivano cibi più leggeri rispetto ai ristoranti del periodo che per lo più servivano piatti di carne e verdure o elaborati piatti alla moda.

Nelle sale da tè, oltre a infinite varietà di tramezzini, sandwich, focaccine dolci e salate (fra cui i celebri scones), accompagnati da marmellate, burro, panna rappresa e acida, ma anche salmone e salumi, insalate di frutta e di verdura, pollo, uova.

Insomma, si poteva uscire ben sazi, cosa che rendeva le sale da tè apprezzate anche da uomini che non volevano rimpinzarsi di montone.

Per l’high tea le signore potevano persino ottenere un calice o una flûte di spumante o champagne, anche se più di frequente il menù comprendeva solo analcolici.

Oltre a una grande varietà di tè, infatti, le sale da tè offrivano anche limonata, caffè, a volte cioccolata: un po’ per tutti i gusti.

I tè offerti tipicamente erano l’English Breakfast, Earl Grey, Ceylon, Russian Caravan e tè nero aromatizzati, in particolare all’arancia.

scones

L’emancipazione femminile nella ristorazione

Ma le sale da tè assumono ben presto un duplice significato nella strada dell’emancipazione femminile. Se è vero che sono luoghi adeguati alle signore, è vero anche che nessuna, come una signora… può gestirle!

Il fatto che donne gestissero sale da tè rendeva i locali ancora più rispettabili per le avventrici, e viceversa, la clientela prettamente femminile rendeva possibile il mestiere conoscono a una buona reputazione.

Se nelle città troviamo grandi sale da tè, allontanandosi dai centri abitati nell’800 nascono numerosi locali più alla buona, gestiti da brave massaie, casalinghe desiderose o bisognose di un’entrata extra che decidono di utilizzare le proprie abilità culinarie investendo nel lavoro.

Vengono affittati fienili, casette, piccoli cottage e trasformati in sale da tè, dove i turisti possono fermarsi per uno spuntino e un po’ di relax.

Il fenomeno delle sale da te si diffonde in particolare in Scozia, dove vengono proposti anche piatti più elaborati, e negli Stati Uniti, dove le donne si trasformano in vere imprenditrici, anche in seno e a supporto del movimento della temperanza.

Il movimento della temperanza e la ristorazione al femminile.

Il movimento della temperanza, sostenuto e portato avanti dalle donne americane stanche di vedersi intorno un crescente degrado morale accompagnato dall’alcolismo sempre più diffuso, scelgono le sale da tè come un sistema funzionale di ridurre la crescita dell’alcolismo.

Nelle sale da tè, infatti, viene proposta una pletora di bevande che non comprende alcolici, ma al contempo un menù ricco e vario capace di attrarre molta clientela. Si aggiungono piatti tipici come pollo e tacchino, formaggi, dolci, si offre tanto caffè, ma niente vino.

Le donne si mettono al comando, ma anche gli uomini apprezzano.

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Antica sala da tè a Bratford on Avon

Alcune fonti:

Women and restaurants in the 19th-century United States

https://daily.jstor.org/the-top-secret-feminist-history-of-tea-rooms/

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