Il tè del venerdì: Serena Vis

Il tè del venerdì: Serena Vis e Matilde Cuore di Lupo

Oggi torna Serena Vis, autrice di Matilde cuore di Lupo, che abbiamo avuto il piacere di ospitare per Parole d’Autore, per raccontarci in prima persona del suo romanzo storico fantastico.

matilde cuore di lupo

 

Ciao Serena e benvenuta al tè del venerdì.

Cominciamo sempre con le domande personali, perciò ti chiedo qualcosa di te: come sei arrivata alla scrittura? Che cosa cerchi quando scrivi? Che cosa vorresti invece trasmettere?

Sono arrivata alla scrittura attraverso la lettura, come capita a molti. Sono stata sempre un’appassionata lettrice, fin da piccolissima: nessun giocattolo mi rendeva felice quanto un libro. Da qui al desiderare di saper fare altrettanto il passo è stato breve, trasformare il desiderio in aspirazione concreta invece ha richiesto tempo.

Quando scrivo mi sento bene, sia con me stessa che con il resto del mondo. Sono centrata, me stessa al 100%, per questo non ho mai rinunciato a scrivere anche se qualche volta l’idea di scrivere un romanzo mi sembrava del tutto irreale.

Vorrei trasmettere ai miei lettori un po’ di quello che io stessa ho ricevuto dai libri: speranza, coraggio, conforto. Se riuscissi anche a regalare un momento di serenità e di distensione in una vita in affanno, sarei contenta. Voglio trasmettere emozioni, far germogliare idee, curiosità.

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 Parliamo di Matilde Cuore di Lupo: com’è nata questa storia?

È nata dalla lettura di una biografia di Matilde di Canossa, parecchi anni fa, nel 2006. Leggendola mi sono detta: “Qui ci sarebbe materiale per un romanzo!”. Era così differente da quanto si studia normalmente su di lei a scuola e su quanto viene trasmesso dalla tradizione, c’erano stati così tanti avvenimenti nella sua vita e al tempo stesso non c’era nulla che dicesse che cosa aveva pensato e come li aveva vissuti sul piano umano: in altre parole c’era spazio per l’immaginazione.

Quando nel 2011 ho deciso di cominciare finalmente il romanzo storico che avevo sempre desiderato scrivere, questa storia mi è sembrata la più interessante tra tutte quelle a cui avevo pensato. Da tempo custodivo nella mente l’incipit, l’immagine di Matilde bambina che corre e fugge attraverso la foresta, e gli elementi fantastici erano germogliati naturalmente da questa idea. Avevo ben chiaro in mente anche il finale: si trattava solo di riempire i buchi in mezzo! Ci è voluto molto più tempo di quello che avevo immaginato e la storia è risultata più lunga di quello che avevo pianificato, tuttavia corrisponde esattamente a quella che si era delineata spontaneamente in quei primi momenti.

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Che cosa ti ha colpito maggiormente della figura di Matilde di Canossa? Che cosa ti colpisce in particolare di questo periodo storico?

Di Matilde mi ha colpito la sua attualità: è una donna sola, una donna di potere ma soprattutto una donna che pretende che il mondo riconosca il suo essere se stessa. Quando si firma semplicemente “Matilde per Grazia di Dio, se è qualcosa” non sta sfidando soltanto l’Imperatore utilizzando la firma che storicamente è appartenuta a Carlo Magno, sta anche affermando che il suo essere, semplicemente, se stessa è un valore. Non reclama niente altro che questo diritto: lo trovo straordinariamente attuale e non solo in campo femminile.

Oggi più che mai le persone si sentono spinte a “giustificare” la propria esistenza attraverso i ruoli che ricoprono, le persone con le quali si legano, gli status che acquisiscono e quando perdono tutti questi “accessori” spesso cadono in depressione e sentono che la loro vita è priva di valore.

Quando perdono un lavoro, quando fallisce un matrimonio, quando si rompe un’amicizia, quando un progetto non dà i risultati sperati: il primo pensiero è sempre “non valgo abbastanza”, “Non sono niente”.

Matilde ci riporta alla dimensione dell’essere, non del fare, né dell’avere.

Sul piano umano vive un percorso difficilissimo: costruisce se stessa, la propria personalità matura, la propria libertà, attraverso i fallimenti, le perdite, le calunnie, la solitudine. È qualcosa con cui tutti siamo chiamati a misurarci prima o poi e possiamo solo sperare di riuscire ad avere il coraggio di Matilde e reclamare noi stessi e la nostra libertà come un valore, nonostante le difficoltà.

Sono sempre stata affascinata dal Medioevo: da bambina trascorrevo ora a costruire castelli sotto assedio, costringendo le mie amiche a interpretare vari ruoli, poco più tardi o scoperto i saggi di Le Goff e Duby che mia madre custodiva nella sua libreria ed è stato amore a prima vista. Sono stata fortunata perché nonostante fossi giovanissima sono sempre stata incoraggiata a leggere tutto quello che desideravo, se non capivo qualcosa lei era sempre pronta a spiegarmelo. Con l’adolescenza è venuta la scoperta delle leggende arturiane e del materiale fantastico dell’immaginario medievale, dell’apporto celtico e della trasformazione che aveva subito in ambito cristiano.

Divoravo libri su tutte queste materie. Per un po’ ho pensato di fare lo storico, ma non sono abbastanza sistematica e meticolosa! Una cosa che spesso passa inosservata è quanto anche il Medioevo sia attuale: certo i vestiti, il cibo, i luoghi hanno diversità che affascina ma quello che ci trattiene nelle storie è l’attualità dei sentimenti e delle emozioni, della natura umana che si scopre nella storia. 

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Storico, fantasy, fantastico: come definiresti il tuo romanzo? A quale pubblico pensi si rivolga in particolare?

Un crossover tra storico e fantasy, anche se le definizioni mi stanno sempre un po’ strette.

Desideravo scrivere un libro che potessero leggere con piacere i ragazzi, come gli adulti. Penso che il punto di vista femminile possa toccare di più le donne ma credo di aver scritto un libro che potrebbe interessare ugualmente entrambi i generi e tutte le età purché piaccia loro l’argomento.

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La scrittura storica: quali sono le difficoltà maggiori che hai incontrato? Quali consigli daresti a chi si accosta alla scrittura scegliendo di raccontare il passato?

Per me la più grande difficoltà è sempre la ricerca: come ho detto non sono né meticolosa, né sistematica. Conoscevo bene il periodo storico in generale ma ho dovuto fare ricerche sui personaggi principali, scovare biografie (ed è incredibile come quando ti servono siano sempre fuori catalogo), confrontare date e luoghi, tenere a mente documenti.

È facile fare confusione, soprattutto quando padri, figli e nipoti portano tutti lo stesso nome!!! Ma forse l’ostacolo più difficile da superare è calarsi in una mentalità così lontana, soprattutto nelle piccole cose. Per esempio cercare di capire come percepissero il tempo, vista la totale assenza di misurazioni di precisione; come custodissero i ricordi senza fotografie e video, ecc.; come percepissero le distanze.

Sembra una sciocchezza ma per noi è molto difficile immaginare a che velocità svanisce il ricordo di una persona amata se non c’è nulla che ce la possa ricordare.

Consiglierei di leggere tanto, ovviamente, e documentarsi bene. Ma soprattutto di evitare di imporre ai personaggi categorie mentali del tutto antistoriche: detesto quando in un romanzo storico si sentono pronunciare discorsi che i personaggi non potevano assolutamente pensare!

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Progetti futuri?

Sto pensando e progettando un nuovo romanzo storico, completamente diverso da “Matilde”. Prima di tutto per la scelta del periodo: la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, poi perché non coinvolgerà personaggi famosi e storicamente documentati, se non in modo marginale, ed infine perché sarà un romanzo corale, con tanti personaggi.

In Matilde Cuore di Lupo, volevo focalizzarmi sul punto di vista di Matilde, compenetrarlo completamente: doveva essere la sua storia. Gli altri punti di vista sono volutamente accennati o ignorati. Nel nuovo libro invece la molteplicità sarà un punto di partenza.

Avevo già cominciato a raccogliere materiale la scorsa estate, mentre rivedevo “Matilde” per la pubblicazione e avevo già approcciato i primi capitoli. Problemi personali mi hanno poi imposto uno stop ma voglio riprendere in mano questo progetto a breve: ho stabilito di “ricominciare” in Giugno. Anche a “Matilde” cominciai a lavorare in Giugno, è un buon mese per un nuovo inizio.

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E infine la domanda di rito: come lo prendi il tè?

Preferisco il tè nero, senza zucchero né latte e rigorosamente senza limone. Amo gli Earl Gray e gli aromatizzati alle spezie e agli agrumi, mentre tranne rare eccezioni detesto il tè verde. Tazza e teiera sono i miei consueti compagni di lettura e scrittura. Non c’è niente come una buona tazza di tè!

Grazie Serena di essere stata con noi!

 

Matilde Cuore di Lupo è, come ci spiega la sua autrice Serena Vis nella presentazione del romanzo, sia un romanzo storico incentrato sulla figura di Matilde di Canossa che un romanzo di formazione: la trama segue la protagonista dalla prima infanzia al suo grande trionfo sull’Imperatore Enrico IV quando, dieci anni dopo l’umiliazione di Canossa lo scaccerà definitivamente dalle sue terre.

Ma Matilde Cuore di Lupo è anche un romanzo fantastico, grazie ad alcuni elementi tipici della narrativa di genere.

Un connubio affascinante, che oggi avremo modo di conoscere attraverso alcune pagine scelte per noi da Serena, per portarci con sé nel passato, a conoscere Matilde.

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Matilde Cuore di Lupo – Sinossi

Matilde Cuore di Lupo è la storia di una regina, di una guerriera, di una donna che ha saputo tener testa a Papi, Imperatori e guidare eserciti ma è anche una storia di fate, incantesimi e rapimenti. Prima della Regina Vittoria, prima di Elisabetta I, Matilde di Canossa ha scelto di vivere la sua vita liberamente, di governare senza l’aiuto o il sostegno di un uomo, di guidare un esercito. Di essere se stessa. Muovendosi liberamente tra fantasy e storia l’autrice descrive la vita di una donna eccezionale e libera, di un’epoca selvaggia, di grandi uomini divisi tra aspirazioni celesti e brame terrene.


Matilde Cuore di Lupo
è, a un tempo, romanzo storico incentrato sulla figura di Matilde di Canossa e romanzo di formazione: la segue dalla prima infanzia al suo grande trionfo sull’Imperatore Enrico IV quando, dieci anni dopo l’umiliazione di Canossa lo scaccerà definitivamente dalle sue terre.

Nel testo sono presenti anche elementi fantastici: Matilde viveva in un mondo che conservava ancora una forte impronta fantastica, demoni, fate, spiriti, camminavano ancora sulla superficie del mondo e nell’immaginazione degli uomini. Il popolo di Matilde si era cristianizzato da poco più di cent’anni, lo spazio di tre generazioni, e si era quindi accostato solo in tempi recenti alla cultura greco romana; insieme alle nuove credenze però soprattutto negli strati più bassi della popolazione e tra le donne, due categorie maggiormente legate alla tradizione orale del sapere, continuavano a vivere storie, leggende, idee pagane e magiche che sarebbero più tardi confluite nel grande patrimonio del romanzo cortese e della fiaba europea. Non è quindi un azzardo pensare che abbiano popolato anche i sogni e le visioni di Matilde.

Dal punto di vista storico la vicenda si attiene strettamente agli eventi della vita di Matilde nei luoghi e negli anni nei quali, secondo i suoi biografi, si sono effettivamente svolti: dall’infanzia a Mantova, all’esilio in Germania, alla giovinezza a Canossa, al matrimonio in Lorena, fino al ritorno in  Italia ho seguito Matilde nei numerosi viaggi e nelle vicissitudini politiche storicamente accertate ma poiché non si conservata alcuna testimonianza intima dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti, in essi come nei dialoghi e nelle lettere, ho dato libero corso alla mia immaginazione dando un’interpretazione della donna Matilde radicalmente diversa da quella tradizionale ed incentrata invece sulla sua solitudine, prima umana e poi anche politica, e sulla sua rivendicazione di essere soltanto se stessa, di agire solo secondo il proprio giudizio, la propria coscienza.

È giusto dire che anche Matilde guerriera è frutto della mia interpretazione personale o, se vogliamo, immaginazione: Bonizone, suo contemporaneo e primo biografo, specifica che pur conducendo le truppe in battaglia Matilde non si sporcò mai personalmente le mani di sangue. È credibile? Di certo è funzionale alla Matilde che Bonizone costruisce nella sua narrazione ma non era funzionale alla mia perciò ho cambiato questo particolare.

Matilde è unicum nella storia del Medioevo: nessuna delle grandi regine della sua epoca e persino delle successive, le sta alla pari per indipendenza. Bisogna arrivare ad Elisabetta I d’Inghilterra, quasi 500 anni dopo la sua vita, per trovare una figura altrettanto vitale, altrettanto consapevole del proprio valore e incurante del giudizio altrui, altrettanto decisa a regnare da sola.

Matilde, a differenza di Elisabetta, si sposò non una ma ben due volte, nessuno dei suoi consorti tuttavia regnò accanto a lei: il primo fu ripudiato e abbandonato ed il secondo, mero strumento politico, allontanato dalle sue terre ancor prima che fosse trascorso un anno. Matilde fu molte cose: Capitano della Chiesa, consigliera di tre Papi, mediatrice del grande compromesso di Canossa (che resse meno di un anno), condottiera di eserciti, governante attenta al benessere del suo popolo, giudice spietato, … per la sua originalità già durante la sua vita le narrazioni su di lei si moltiplicarono.

Fu Bonizone il primo a fare di lei un’eroina della Chiesa, interpretazione che venne poi ripresa dalla Controriforma che, a corto di esempi adatti ai tempi nuovi, la riesumò e ne traslò la salma in S.Pietro dove riposa ancora oggi.

Tradizione perpetuata dai libri scolastici che ancora oggi la dipingono come una “quasi santa” e della sua vita menzionano solo la Grande Umiliazione dell’Imperatore a Canossa ignorando completamente la quasi totalità degli avvenimenti che la composero, ricchissima di eventi, e il giudizio dei contemporanei spesso tutt’altro che tenero quando non addirittura calunnioso: Matilde donnaccia, Matilde assassina, Matilde donna demoniaca,…

Ho voluto riportare Matilde ad una dimensione umana, leggendo la sua biografia vi ho scorto un percorso di scoperta di sé e di autoaffermazione che culmina nella firma che userà dal momento in cui l’Imperatore la priverà di tutti i suoi titoli: “Matilde per grazia di Dio, se è qualche cosa”. Una rivendicazione del sé senza pari: Matilde, senza altra “giustificazione” che essere se stessa e agire secondo la propria coscienza avrebbe negli anni successivi trascinato l’Imperatore ad una guerra per lui rovinosa e lo avrebbe sconfitto. Definitivamente.

Il libro si chiude su questo evento anche se Matilde visse altri trent’anni altrettanto interessanti durante i quali cambiò per sempre il volto dei suoi possedimenti cominciando la trasformazione che avrebbe portato alla fertile pianura e al territorio a vocazione fortemente agricola e commerciale che li caratterizza oggi.

Ho cercato di descrivere i luoghi e gli ambienti (oggi irriconoscibili e profondamente mutati) ed il contesto storico in maniera chiara anche al lettore non appassionato di storia medievale pur senza verbose descrizioni; tanto nei dialoghi quanto nei pensieri espressi dai personaggi ho cercato di rispettare la loro “medioevalità” e ho cercato di evitare di mettergli in testa pensieri storicamente improbabili perché basati su ragionamenti e idee date per acquisite a noi contemporanei ma ancora di là da venire per loro. Qua e là ho inserito delle note chiarificatrici.

Infine: perché Matilde Cuore di Lupo?

I lupi erano animali ben noti agli uomini medievali: gran parte di quelli che oggi sono campi coltivati erano allora una vasta foresta fittamente abitata e percorsa nella quale i lupi e gli altri animali convivevano con i pastori, i porcari, i raccoglitori di legna, i banditi, i mendicanti, i pellegrini, i viaggiatori, i cacciatori, i soldati, …. Di tutti gli animali il lupo era certamente il Principe: il più forte, più temuto e temibile. Ma quegli uomini per i quali la caccia era una risorsa primaria conoscevano bene anche le caratteristiche più positive del lupo: la sua fedeltà al branco, la cura verso i suoi membri, il coraggio, le stesse caratteristiche resero grande Matilde.

Biografia:

Nata a Milano ma trasferitasi sulle rive del Po all’età di cinque anni, Serena Vis è da sempre innamorata delle terre basse fra il Grande Fiume e le colline, delle quali è originaria la sua famiglia. Tra i suoi primi amori si annoverano la storia, l’arte e la letteratura, passioni che le mantengono accesa la vita. Trascorre gran parte delle ore di veglia leggendo e il tempo che rimane è dedicato, non equamente, alle attività necessarie a vivere, al compagno, alla famiglia e agli amici. Sogna di trasferirsi in collina e intanto scrive.

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