Cosmic Dancer: Parole d’autore

Cosmic Dancer: Parole d’autore

parole d'autore

Cosmic Dancer è il romanzo protagonista oggi di Parole d’Autore. Opera prima di Arianna Calandra. Forse definire fantasy questo libro, però è riduttivo: sono tante le influenze, gli spunti, i sentieri da percorrere che trovate fra queste pagine.

Come sempre, cedo la parola all’Autrice e alle pagine scelte per voi, che vi condurranno attraverso questa storia affascinante.

Cosmic Dancer, Arianna Calandra.

Cosmic Dancer

Cosmic Dancer – gli estratti 

Estratto dalla seconda parte di Cosmic Dancer (Daniel/Wambli)

Daniel fu investito dall’odore mellifluo e pungente del tabacco che Grande Quercia, seduto sulle pelli a gambe incrociate, triturava per riempire una grossa pipa scura.

L’ambiente era rischiarato solo dal braciere al centro, le cui ceneri incandescenti creavano sulle pelli bagliori di luce mistica. Daniel sentì mancare improvvisamente l’aria, poi si calmò abituando il respiro all’ambiente.

Alzò lo sguardo e incrociò quello severo di Grande Quercia, che senza proferire parola, afferrò dal pestello una manciata di erbe e le passò con cura a sua nonna assieme alla pipa.

Daniel iniziò a capire, sapeva molto delle cerimonie indiane e quella che Grande Quercia si apprestava ad iniziare, era il rito Inikagapi. Ne ebbe conferma quando sua nonna compì i primi giri sacri attorno al tepee, seminando tabacco nelle quattro direzioni. Daniel aveva già sperimentato altre due cerimonie Inikagapi, ma entrambe le volte era stato preparato e sopratutto consapevole, non gli era mai successo di ritrovarcisi per caso. Ebbe giusto il tempo di sfilarsi la maglia per lasciar scorrere il sudore, poi la cerimonia ebbe inizio.

«Hau Kola (ciao amica)». Iniziò Grande Quercia, picchiando con un bastone sulle pietre. Le parole del vecchio si susseguivano in un insieme di preghiere e invocazioni in Lakota, rincorse dal tamburo, mentre sua nonna di tanto in tanto, versava acqua sulle pietre incandescenti, annebbiando la capanna.

Daniel lasciò che la cerimonia facesse il suo corso, accordandosi ai tempi e ai ritmi della musica e alle parole sacre di Grande Quercia. Il vapore gli salì ben presto alla testa, gettandolo in uno stato di contemplazione fuori dal suo controllo. Con il volto che grondava sudore, percepì l’acqua scorrere fuori dai pori e scivolare nella terra e il vapore delle pietre bagnarlo di nuovo in un ciclo senza fine.

Suo padre, Nuvola Rossa e Kari, pregarono per il destino di Daniel-Wambli, qualunque esso fosse. Wambli invece pregò per qualcos’altro, perché oramai sapeva cosa lo attendeva.

«Prego per la mia Visione» disse «affinché si mostri a me chiara e precisa e affinché io possa realizzare il compito che mi verrà affidato». 

Estratto dalla terza parte di Cosmic Dancer (Adam) 

Adam aveva otto anni la prima volta che vide una Luce. Al tempo però l’aveva chiamata fantasma, spettro, una cosa orribile.

Benjamin, il suo amico di scuola investito da una macchina, era comparso quella sera stessa ai piedi del suo letto. Ricordava di essersi svegliato di soprassalto, come in un incubo e di aver urlato tanto forte da svegliare i vicini. Benjamin si era spaventato più di lui e non era mai più tornato.

Da quel momento, ogni volta che la casa di funerali H. accoglieva un nuovo cliente, Adam era costretto ad incontrare il festeggiato. Durò qualche mese, in cui ogni singola sera se ne stava con gli occhi sbarrati dalla paura, rannicchiato nel letto, in attesa del fantasma di turno. Per la maggior parte erano anziani ed erano i peggiori, perché non lo lasciavano mai in pace con le loro raccapriccianti storie di giovinezza perduta.

Adam aveva smesso di mangiare, non aveva voglia di andare a scuola e non aveva neanche un amico. I suoi genitori lo portarono da ogni genere di specialista, “mutismo infantile”, “carenza di attenzioni”, erano di solito le diagnosi e Adam, nonostante la tenera età, aveva avuto il buon senso di non dire la verità.

Aveva pianto molto, da solo nella sua stanza, aveva combattuto contro quelle Luci, tentando di tutto purché non venissero a disturbarlo, compreso cospargere di sale la soglia della stanza. Poi finalmente, le Luci smisero di venire e Adam non le vide più aggirarsi per casa con fare inquietante, come questuanti in pena.

Quello stesso giorno, decise che non avrebbe mai lavorato all’impresa di famiglia, ma che anzi avrebbe fatto di tutto per tenere in vita le persone, perché aveva visto che la morte era una cosa penosa e tutto fu accuratamente seppellito nei meandri più reconditi della sua memoria. Se avesse potuto farsi estirpare i ricordi, lo avrebbe fatto senza indugio. Talmente convincenti furono le sue giustificazioni e la sua realtà alterata, che Adam dimenticò quanto era accaduto e costruì una nuova vita, fatta di normalità e scelte oculate.

Ogni costruzione, ogni perfetta impalcatura creata in anni di lavoro, crollò improvvisamente in quel solo giorno, in quel singolo istante. 

Cosmic Dancer

Estratto dalla quarta parte di Cosmic Dancer (Keo) 

Keo si adagiò a terra, il busto posato contro un tronco, poi chiuse gli occhi.

La foresta adesso era meravigliosa e il modo in cui i suoi occhi l’avevano vista fino ad oggi, non era che un pallido archetipo. Ogni stelo e ogni albero, erano vivi e pulsavano di energia. Aloni di luce brillavano attorno a quelle forme di vita immobili e non, il flusso continuo e instancabile, si propagava da uno all’altro, da una foglia a un insetto, dalla terra ai ristagni d’acqua, ogni cosa era lucente e in movimento.

Keo si sentì fluttuare, sospesa in mezzo a quel vortice quieto, abbandonò il suo guscio umano accanto al tronco e s’inoltrò nella vegetazione.

Non seppe dire se stesse camminando o volando, tutto scorreva veloce e non aveva bisogno di cercare, perché sapeva dove ogni cosa era collocata nelle immediate vicinanze. Le foglie baluginanti le sfrecciarono accanto, assumendo l’aspetto di strie luminose e quando la roccia le si parò davanti, non fu necessario deviare, perché anch’essa era viva e piena di energia, che lenta e antica, le permise di passarci attraverso.

Si fermò solo una volta giunta in prossimità di una casa di legno vecchia e fatiscente; le assi erano marce, le pareti imbrattate di una sostanza nera e densa e il tetto era crollato per metà. Attorno alla casa, la luce della vegetazione era come spenta e le piante, seppur vive, apparivano avvizzite e grigie come polvere.

Lo trovò lì, il monaco, seduto a terra accanto a un braciere spento, a rimestare la cenere morta. Ovunque erano sparsi resti di cibo avariato e animali decomposti. Le vesti dell’uomo, una volta lucenti di giallo zafferano, erano fruste e imbrattate di nero, nulla in confronto al suo viso logoro e ai suoi occhi, vuoti e rassegnati.

Il monaco non poteva vederla, ma alzò comunque lo sguardo, certo nel suo delirio, che qualcosa stava cambiando.

Poi Keo la vide, delinearsi tra i contorni bui della casa, prendere forma tra la polvere e il sudiciume, grande quanto tutta la casa e forse di più, curva sotto il tetto che mezzo crollato, permetteva all’Ombra del Gigante di ergersi nella sua colossale mole di oscurità.

Keo lo osservò senza sentimento alcuno. Quella cosa esisteva, come esistevano lei e il monaco, ma qualcosa si era infranto in quell’equilibrio, perché se Keo non poteva aiutare il monaco sotto forma di pura Luce, l’Ombra poteva però avvelenargli il cervello. Keo non afferrò il perché, ma non se ne preoccupò, certa che una volta tornata nel suo guscio umano, molte domande le avrebbero affollato la mente.

L’ombra del Gigante era vuota come un abisso e densa come una palude. La sua mastodontica figura se ne stava ogni giorno china sul monaco, infettandogli la mente, deviando le sue azioni e lacerando la sua anima. L’Ombra si accorse subito di lei, la guardò incredulo e nei suoi occhi morti, percepì la Luce di Keo. Lo vide alzarsi, un corpo una volta fatto di roccia e alberi, ora a brandelli, stracci di nero viscoso pendevano dagli arti avvelenando le vite più deboli attorno a lui.

Nonostante Keo si trovasse fuori dai dubbi della mente umana, rimase comunque ottenebrata dall’oscurità di quell’essere, che forse non si poteva più chiamare Ombra, perché era mutato in qualcos’altro, qualcosa di più oscuro e terribile.

L’Ombra si protese verso di lei, attirato dalla Luce come una falena dalla luna, ma Keo non poteva aiutarlo. Per millenni quell’essere aveva vagato solo sulla terra, dimenticando chi fosse e cosa cercare, ma qualcosa doveva essere cambiato e la sua oscurità si era fatta tanto profonda, da risvegliare una coscienza meccanica e spaventosa, qualcosa fatto di puro odio, una creatura mossa da tutto ciò che mina la Luce degli uomini.

Sinossi Cosmic Dancer

È possibile impedire la distruzione della Luce sulla terra?

In un mondo in cui un massacro non fa più notizia e distruggere gli ultimi paradisi è parte del progresso, le persone nascono con sempre meno Luce e una volta morte, si tramutano in Ombre. Esseri senza coscienza che vagano in eterno, senza possibilità di passare oltre. Gli spiriti, che osservano il destino del mondo, decidono d’intervenire contattando le ultime Luci intatte sulla terra.

Saranno questi quattro giovani a dover invertire gli equilibri, percorrendo un cammino fatto di Ombre, amori spezzati e regole cosmiche infrante. Un compito impossibile per dei semplici umani, ma capiranno presto di essere molto di più.

Luna abita a Roma, è una ragazza solitaria e un po’ strana, le piace andare in giro per i vicoli della città eterna in cerca di prove del destino. In una di queste passeggiate, s’imbatte in uno strano ragazzo e nelle circostanze più strane, lui le confesserà di essere il suo spirito guida. Dalle parole di lui, Luna comprende che il suo male di vivere non è che un sintomo della sua natura di Luce intatta.

Daniel vive in una riserva indiana dell’Oklahoma, ha una famiglia numerosa e amici che considera fratelli. Questo equilibrio verrà sconvolto dall’arrivo di un vecchio e leggendario capo, Grande Quercia, che lo guiderà verso la sua Visione, un’antica cerimonia indiana. Nella Visione incontrerà uno spirito sacro al suo popolo, che gli mostrerà la verità sulle Luci e le Ombre.

Daniel sarà poi costretto a fuggire per le minacce di misteriosi uomini in nero, interessati alle sue Visioni. Una volta tornato, scoprirà di essersi lasciato dietro un pezzo della sua anima. 

Adam vive a Gerusalemme, passa le giornate sui libri per fuggire dalla sua ingombrante e ricca famiglia e dai suoi ricordi di bambino, in cui Luci e Ombre popolavano la casa di funerali in cui abita. Dopo aver seppellito per anni questi ricordi, tutto riaffiora con l’arrivo dello spirito guida, suo nonno. Grazie all’aiuto di suo fratello Zach, farà strani e fortunati incontri, tra cui una vecchia eremita che lo guiderà nel suo cammino e una ragazza, che farà breccia nel suo cuore, con il solo problema che non è più in vita.

Keo vive in Laos sulle rive del Mekong, dove passa le sue giornate da quando era piccola, tanto da essere una rematrice esperta. Questo talento la condurrà a lavorare per due inglesi che organizzano gite turistiche in Laos.

Keo è libera, selvaggia e priva di etichette, vive alla giornata ed è sempre in ritardo. Uno dei due inglesi, Bill, è il suo opposto e i bisticci sono all’ordine del giorno. Una sera i due fanno un incontro che cambierà le loro vite. Una creatura leggendaria diventerà il suo spirito guida, dopo averli salvati dalla furia del fiume. Da lì le pigre giornate di Keo, diventano un susseguirsi di avventure alla ricerca del suo destino, attraverso un viaggio sul Mekong, fino ad arrivare in Giappone, dove un altro come lei, custodisce una Luce intatta.

http://amzn.to/2m6FscO

Biografia Arianna Calandra

Sono nata a Roma, classe 1989. Ho iniziato a scrivere i primi racconti all’età di dodici anni, ispirata dai grandi autori fantasy come Tolkien e da saghe come Harry Potter. Le prime creazioni erano quindi di stampo puramente fantasy, nei quali i giochi di ruolo dell’infanzia (D&D, Warhammer, ecc), hanno avuto una grande parte in questo primo approccio alla scrittura.

Con l’adolescenza e infine l’età adulta, gli interessi si sono spostati verso l’ambito spirituale e metafisico delle nostre esistenze. Religioni, storia, credenze e tradizioni, hanno condizionato i miei studi archeologici e antropologici, culminati con una Laurea in Archeologia all’Universita La Sapienza di Roma. Cosmic Dancer è figlio di questo lungo processo di crescita.

Attualmente sono al mio ultimo anno di accademia per diventare restauratrice e in parallelo lavoro al seguito di Cosmic Dancer. 

Pubblicità