Il ciclo arturiano e l’epoca vittoriana
Il ciclo arturiano e l’epoca vittoriana
Il ciclo arturiano e l’epoca vittoriana – due parole d’introduzione
Le leggende che riguardano la mitica figura di re Artù sono numerosissime e la loro origine si perde nel tempo, fra miti celti e storia della conquista romana. Fin dal Medioevo la poesia ha cantato le gesta di questo sovrano, la storia del suo governo dalle radici cristiane e magiche nel contempo, dei suoi amori e delle sue imprese.
Il percorso storico attraverso il ciclo arturiano è perciò lunghissimo e ancora in pieno corso, in quanto anche oggi sono tanti gli autori che narrano di re Artù; cinema e televisione si lasciano spesso sedurre dal suo fascino e ci propongono nuove e vecchie versioni dei miti.
Oggi di questo lunghissimo viaggio vi propongo una breve tappa, quella dell’epoca vittoriana, particolarmente fertile nel raccontarci di Artù sia con le parole che con le immagini.
Il ciclo arturiano e l’epoca vittoriana – perché
Perché l’età vittoriana è stata così sensibile al mito arturiano?
L’era della regina Vittoria si è avvantaggiata di una felice congiuntura, classificandosi secondo vari storici all’apice del potere e dello sviluppo dell’Inghilterra.
Un periodo di relativa pace, di grande crescita economica, di cambiamenti, ma di stabilità politica che ha permesso alle arti di fiorire e di regalare grandi opere.
Mentre in Italia i temi politici del Risorgimento entravano prepotentemente in poesia, musica, pittura, in Germania la filosofia intrideva di nuovi tormenti e di antichi moti interiori le opere dei grandi, in un romanticismo vibrante e cupo (perdonate l’eccessiva superficialità, ma sono costretta a rapide pennellate), l’Inghilterra costruiva in questi decenni la sua nuova identità artistica e letteraria.
Da sempre, il recupero del mito è parte integrante della nobilitazione nazionale: ritrovare le radici, specie se “di sangue blu” è il primo passo per assurgere a nuovi onori.
Il ciclo arturiano e l’epoca vittoriana – una visione europea
In Germania, in questo stesso periodo, i Grimm stanno compiendo una ricerca analoga: il loro ambizioso progetto passa attraverso la fiaba (vedremo questo percorso nei particolari, a breve). Per dare unità alla nazione, i Grimm lavorano sulla lingua, compilando un grandioso dizionario per dare uniformità e regolamentazione alla lingua tedesca. Il recupero delle fiabe, per loro, è parte di questa ricerca, una necessità per ritrovare nella divisa Germania l’unità e l’identità.
In tutta Europa, in realtà, si vedono ricerche simili. In questo contesto, i letterati inglesi hanno addirittura il vantaggio di poter far risalire le proprie origini al regno quasi mistico di Artù, legato per sangue al popolo fatato e sovrano per diritto divino. Un connubio unico, una figura talmente complessa da poter fornire infinite interpretazioni, da poter essere usato soprattutto per dare incredibile lustro alla Corona inglese.
Il ciclo arturiano e l’epoca vittoriana – la poesia
Il rinnovato interesse per il ciclo arturiano inizia in Inghilterra prima del periodo vittoriano e arriva con l’ondata culturale del romanticismo, interessato e affascinato dagli ideali cavallereschi e dall’amor cortese.
Nel 1816 esce la ristampa dell’opera di Mallory, La Morte d’Arthur, edito nel 1634.
Il successo di questa pubblicazione è tale che nel 1834, quando il Parlamento viene ricostruito a seguito di un incendio, la Robing Room della Camera dei Lord viene decorata con immagini ispirate a questo libro, e quindi cavalleresche.
Nel 1835 è Wordsworth il primo a riprendere il tema, nell’opera “The Egyptian Maid”.
Fra gli autori maggiormente interessati ad Artù cito William Morris, poeta e scrittore amico dei preraffaelliti Edward Burne-Jones e Dante Gabriel Rossetti e dell’architetto neo-gotico Philip Webb.
Il ciclo arturiano e l’epoca vittoriana – la poesia di Tennyson
È Tennyson, però, il vero cuore della poesia arturiana e vittoriana.
In vari poemi egli riprende i miti su Artù, in particolare ispirandosi a Mallory, e li rende di grandissima moda.
Ricordo la Lady of Shalot, del 1832, una delle prime opere di Tennyson legate al ciclo arturiano, che tuttavia non ebbe immediato successo, ma che, in seguito alla fama degli Idilli de Re, fu fonte di grande ispirazione per la pittura preraffaellita. In questo poema viene narrata una vicenda collegata a Lancillotto, ed è una leggenda parallela alle più importanti narrazioni su re Artù. Vi rimando all’articolo di approfondimento, qui.
Gli idilli del re furono pubblicati nel 1859 e vendettero più di 10.000 copie nella prima settimana. In questi poemi Arthur viene presentato come un simbolo di virilità ideale, incapace però di raggiungere la perfezione di un regno terreno perfetto.
Il successo di Tennyson, che gli avvalse la nomina a poeta laureato (ossia di poeta ufficiale della Corona) portò un gran numero di imitatori a occuparsi del ciclo arturiano, e di conseguenza anche il pubblico si interesserà sempre di più a questi miti.
L’opera di Mallory ebbe una nuova ondata di fama e nel 1862 ne fu pubblicata una nuova versione, a cui seguirono varie altre edizioni prima della fine del secolo.
Il ciclo arturiano e l’epoca vittoriana – la pittura
Come già accennato riguardo la Lady of Shalott, il recupero letterario del ciclo arturiano in epoca vittoriana attirò l’interesse anche dei pittori, in particolare del movimento preraffaellita, che nei miti legati alla figura di King Arthur trovò perfetta corrispondenza con i propri intenti artistici.
Fra i più prolifici artisti a raffigurare il ciclo arturiano furono Edward Burne-Jones, William Bell Scott, Arthur Hughes, Waterhouse, Walter Crane, James Archer, Edmund Blair Leighton.
Opere legate al ciclo arturiano appartengono anche a Millais e a Lizzie Siddal, che fu colpita dalla triste Elaine, forse sentendosi vicina alla sua drammatica storia.
Ma davvero gli artisti che hanno legato il loro nome a opere sulla tavola rotonda e sui suoi cavalieri sono davvero innumerevoli: John Henry Frederick Bacon, Eleanor Fortescue-Brickdale…
Walter Crane illustrò l’edizione del 1858 della Lady of Shalott.
Fra gli illustratori che si dedicarono ai libri dedicati ad Artù troviamo Dante Gabriel Rossetti, Louis Rhead, Arthur Rackham, Florence Harrison, Elizabeth Forbes, NC Wyeth, HJ Ford… e ultimo ma non ultimo, il grandissimo Dorè.
Il ciclo arturiano e l’epoca vittoriana – il pittorialismo
Anche la fotografia vittoriana ha reso il suo omaggio a re Artù, in particolare grazie alla corrente dei pittorialisti.
La Cameron, importantissima espnente del movimento, in numerose immagini rappresentò scene tratte dal ciclo arturiano.
https://en.wikipedia.org/wiki/King_Arthur