Perché quando leggo (e scrivo) amo il lieto fine

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Perché quando leggo (e scrivo) amo il lieto fine

È da un po’ che desidero scrivere qualche post sulla scrittura. E ho deciso di cominciare… dal finale.

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Amo il romanzo rosa storico: potete darmi torto????

Negli ultimi anni sono diventata selettiva nelle letture, prediligendo opere che mi assicuravano un lieto fine. Anche a costo di penalizzare la qualità o la varietà dei romanzi letti. Per essere esplicita, mi sono fatta una cultura nei romanzi rosa, in particolare storici.

Per rosa, e qui tutti lo sappiamo, si intende un romanzo che ha al centro una storia d’amore, che si dipana per tutta la durata del libro e che trova compimento nel finale.

Il lieto fine nel romanzi e nella fiaba

In generale il romanzo rosa ha una struttura simile a quella identificata da Propp per la fiaba, con protagonista femminile e maschile, antagonista, aiutante. La trama ha struttura semplice, con situazione iniziale, rottura dell’equilibrio, peripezie, situazione che facilita il proscioglimento, epilogo positivo.

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Lui salva lei e vivono felici e contenti

E anche qui, possiamo vedere molte analogie con la struttura delle fiabe.

Sì, sto dicendo esattamente quello che sembra: leggo rosa perché cerco ancora le fiabe. Cerco,  nelle mie letture, qualcosa che mi faccia pensare che il lieto fine sia possibile, che l’amore eterno esiste, che ogni traversia ha senso e compimento nel risultato a cui porta.

Posso aggiungere che leggo e scrivo rosa perché nonostante sappia bene come vanno le cose nella realtà, amo ancora credere che il sogno sia fondamentale.

Il lieto fine nel (mio) fantasy

Qui devo fare una precisazione, perché chi ha letto qualcosa di mio potrebbe obiettare che ho scritto fantasy e non rosa: vero. E non so più dove mi ero imbattuta in una recensione abbastanza feroce in cui il lettore si lamentava che i romanzi scadevano  in romanzetti rosa nel terzo episodio.

Forse dovrei abbandonare definitivamente il fantasy e dedicarmi a questa adorabile letteratura di serie B, ma purtroppo quella che va di moda  adesso, il Chick lit, non mi entusiasma molto. Me ne dovrò fare una ragione, temo. Ma sono sempre alla ricerca di una storia mia e sono convinta che per me valga la pena scrivere solo qualcosa che vorrei leggere e che ancora non ho trovato.

Tutto, alla fine, si riconduce a un solo fatto: che sia rosa dichiarato o che la storia d’amore sia solo parte di una trama più complessa e d’altro genere, per me è fondamentale che ci sia. Ecco perché la mia saga è fatta di magia, amore, e un po’ di omicidi per sfogare i miei istinti di casalinga frustrata.

La magnifica avventura

Nei romanzi che leggo e che scrivo cerco quella che amo definire “la magnifica avventura”, che è quel momento, nella vita dei protagonisti, che dà valore a tutta la loro esistenza. Non può non esserci l’amore!

La magnifica avventura può essere, in termini di tempo, brevissima (il primo esempio che mi viene in mente è “il codice da Vinci”, che ha un ritmo serratissimo, di pochi giorni), oppure essere più dilatata, come in “via col vento”, che segue le peripezie di Rossella in dodici anni della sua vita.

Il lieto fine e la vita

A volte guardo alla mia vita e mi chiedo dov’è, o dove è stata, la mia magnifica avventura e sotto sotto, spero che sia ancora in corso, Perché ho ancora tanto che vorrei fare del mio destino e provo la forte sensazione che alla mia età sia tardi, per darmi compimento. Come se avessi sprecato la mia occasione di vivere il mio romanzo, troppo occupata in una battaglia anonima e quotidiana.

La vita, ahimé, non è mai, o non è solo, magnifica avventura. È un romanzo che finisce sempre con la morte del protagonista e non trova quasi mai nessuno che la immortali rendendola speciale, regalandola ai posteri. Penso ai miei bisononni di cui so così poco, di cui non mi restano foto.

Soprattutto, penso a mia madre. Tutti la definivano una persona speciale, una di quelle che sembrano destinate a cambiare il mondo. Avrebbe potuto fare tanto, fare tutto.

Invece è stata bruciata da un tumore ancora prima di compiere cinquant’anni, senza aver scritto il grande romanzo che ci si aspettava da lei, senza aver compiuto nessuna impresa se non quella di fare l’insegnante e la mamma. Deludente?

No, straziante.

Straziante, soprattutto pensando che tutte le sue aspettative erano per me. perché lei considerava me la sua magnifica avventura e io sono ancor meno di nulla, un mucchio di sogni e di ansie soltanto. E niente di realizzato.

Dov’è il lieto fine? La mia fede cristiana mi sussurra sempre che devo aprire il mio sguardo, allargare l’orizzonte e vedere il cielo. La vita non ha senso in sé, ma nell’ottica dell’eternità. Nell’ottica della nostra vocazione ad aderire a Cristo, nel piccolo e nel grande, nel grandioso e nel mediocre, e di renderla una magnifica avventura.

Per dirla come Giovanni Paolo II, “dobbiamo prendere la nostra vita e farne un capolavoro”: non importa quanti saranno i lettori che ne conosceranno il valore, perchè il nostro Autore ha per questa nostra piccola impresa uno sguardo d’amore inimmaginabile. Per Lui, vale comunque la pena.

Alla fine, tutta la mia saga voleva solo dire questo. Ma lo dimentico così facilmente… La storia d’amore voleva essere proiezione di quella fra Dio e l’uomo. La pazienza di Nimeon, le infedeltà di Ester, la capacità di lui di accettare ogni incostanza e le difficoltà di lei a trovare un equilibrio: tutto voleva raccontare quella che era la mia esperienza di fede. Mi è stato detto che Nimeon era troppo perfetto ed Ester troppo odiosa. Ho incassato, perché non poteva essere altrimenti.

Così come non poteva mancare il lieto fine.

Aerys e Laryn sono una faccenda più complessa. Ho voluto rappresentare un tipo d’amore meno ideale. È certamente meno spirituale, ma in soldoni il messaggio non cambia. Quello che finisco sempre col dire è che non importa quali terribili vicende uno viva. La magnifica avventura è sempre e solo quella che si vive nel proprio cuore, nella propria anima, dove si compie la vera battaglia per la vita e dove tutto acquisisce senso solo in un modo. Solo amando.

 

Cookie Law: i biscotti meno amati del web

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Cookie Law, che cos’è

Cookie law, la legge sui biscotti.
Da qualche mese a questa parte nel web qualcosa è cambiato. In tutti i siti italiani, avrete notato, sono comparsi banner e scritte un po’ inquietanti che dicono “questo sito contiene cookie”… e altre frasi di questo genere.

Non spaventatevi: non sono virus, non sono azioni maligne a danno del vostro PC, ma l’adeguamento a una nuova legge che dal 2 giugno scorso obbliga tutti i siti web italiani a richiedere agli utenti un consenso informato all’utilizzo di cookie.

Vediamo insieme di che cosa si tratta, che cosa sono questi misteriosi cookie e che cosa succede quando si entra in un sito che li rilascia.

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Cookie law, che cosa sono i cookie

I cookie sono piccoli programmi, brevi codici che all’apertura di alcune pagine web o di alcune parti dei siti, si scaricano sul pc dell’utente.

Hanno moltissime funzioni, per esempio sono loro che riconoscono un utente che ha già visitato il sito, che permettono di loggarsi, di visualizzare particolari menù di tipo responsive o svolgono altre funzioni tecniche dei siti; alcuni cookie tengono memoria degli acquisti fatti in un sito commerciale, permettono ai vari carrelli di funzionare…

I cookies servono per poter usare i pulsanti dei social nel siti, servono per i programmi di analisi e statistica… per esempio, nei siti dove sono presenti le mappe di google, ci sono molti cookie rilasciati proprio da queste. Anche i video di youtube ne rilasciano, perché il sito youtube tiene traccia delle visite, delle scelte, dei video guardati.
Poi, ci sono i cookie della pubblicità. Spesso, navigando, ci si accorge che i prodotti che abbiamo guardato in un sito commerciale ci “seguono” in altre pagine. È vero: Google ha un vero e proprio sistema di memoria e riconoscimento dei movimenti degli utenti per facilitare le scelte di acquisti. Questo, se da un lato ci può far sentire spiati, dall’altro è un vantaggio anche per chi naviga, che non viene bombardato di pubblicità di ogni tipo (quella ci sarebbe lo stesso) ma almeno vede prodotti che potrebbero rivestire un interesse in base alla sua navigazione. E questo, soprattutto se uno è abituato a fare acquisti on line, è abbastanza comodo, perché le ricerche vengono molto facilitate.
I cookie, in base alle funzioni che svolgono, si dividono in Tecnici, quando servono alle funzionalità del sito, di profilazione, quando servono invece a delineare un profilo degli utenti che accedono, e i cosiddetti “di terze parti” quando non è il sito in sè che li rilascia, ma i cookie provengono da altri siti e fanno parte di qualche servizio utilizzato nel sito visitato.

Per capirci, i cookie tecnici compaiono quando si fa un login, o quando i siti hanno template particolari con alcune funzioni aggiuntive; quelli di profilazione di solito si trovano in siti commerciali come Amazon, i cookie  di terze parti sono un po’ ovunque: sono generati dai pulsanti social di facebook, twitter, google +, sono nei video, nelle mappe, in moltissime funzioni ospitare dai blog e dai siti personali di tanta gente, grazie ai Plugin che rendono più piacevole o semplice la navigazione.

I cookie, poi, in base alla durata, si dividono in cookie di sessione, quando, uscendo dalla pagina visitata, spariscono da soli, e cookie persistenti, quando rimangono sul PC dell’utente anche al termine della sessione. Alcuni possono durare anche anni.

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Cookie law, la legge – parte prima

Da tempo in Europa si stanno mettendo a punto varie cookie law, perchè il fenomeno dei social e l’aumento dell’e-commerce hanno portato una serie di domande sulla privacy.

In effetti, pensare di essere tracciati, seguiti, ricordati e riconosciuti nei siti ci può fare un po’ paura. Sapere, poi, che questo accade perchè sul nostro PC, senza che noi lo sappiamo, arrivano zitti zitti dei pezzi di programmi, è davvero terrificante.

Per questo, l’UE ha deciso di mettere un po’ di paletti e di spingere perchè gli utenti si informino e capiscano che cosa accade durante la navigazione. Soprattutto, perché non TUTTO sia consentito a chi rilascia i cookie.

I paletti sono stati messi in molti Paesi, ma a seconda di come è stata recepita la direttiva, la situazione può essere molto variabile.

In Italia, il Garante della Privacy ha scelto di applicare le norme nel modo più restrittivo possibile. Nel prossimo articolo vedremo cosa accade nei nostri siti e che cosa comporta, per chi naviga e per chi gestisce i vari domini. Vedremo anche come gestire dai vari browser la presenza dei cookie (e se vale davvero la pena di bloccarli).

Per approfondire: http://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/3585077

Alla prossima!

 

Qui trovate il secondo articolo, dedicato alla cookie law. 

 

 

 

Primavera! Una pagina di diario.

Sono molti mesi che non scrivo più su questo blog.

Il motivo è presto detto: la vita. da gennaio sono diventata mamma per la terza volta e, visto che non amo riempire il web con foto e prodezze dei miei figli, non ho avuto molte occasioni per aggiornare queste pagine.

In realtà, da raccontare ce ne sarebbe… sono stati mesi difficili e splendidi, di cui vorrei serbare ogni istante come un tesoro. Ma proprio perchè la vita è stata così intensa, non me la sento di condividerne i particolari con la rete. Strano, ma la mia voglia di comunicare i miei pensieri è passata, ha perso significato.

La gravidanza è stata molto pesante, la nuova maternità, al contrario di quanto immaginavo, è stata un sollievo rispetto a questi nove mesi di crisi, di fatica; eppure, per motivi diversi, solo adesso riesco a riaffacciarmi qui, a dire alla rete “ehi, sono ancora viva!”. Incredibile quanto, smettendo di scrivere idiozie sui social, si venga dimenticati in fretta, quasi come se non si fosse mai esistiti.

Ho visto come la nostra esistenza on line sia fragile, debole come una foglia secca nel vento: si scompare, si viene sommersi dal nulla di mille vacuità.

In questi mesi anche i miei libri sono svaniti: l’ho voluto io. Ufficialmente, infatti, è terminata la mia collaborazione con il mio primo editore e ho recuperato i diritti dei due volumi pubblicati con lui.

Vorrei davvero aver desiderio di dire di più, ma… no. Non ne ho alcuno.

So solo che piano piano sto riemergendo, sto ritrovando me stessa o per lo meno ci sto provando con tutte le mie forze. Mi ero persa, completamente, in quei durissimi nove mesi e ora mi ripeto “rivoglio la mia vita”, in continuazione, perchè non posso permettermi di perdere altro, di perdermi la prima infanzia di questo piccino, di lasciarmi trascinare ancora dalla corrente.

Cercherò di scrivere qualche riga qui ogni giorno. Non so di che parlerò, ma so che devo ricominciare a cercare anche qui i fili perduti.

E’ come se tutto stesse ripartendo da zero, una nuova primavera anche della vita.

 

Forse tornerò a essere una scrittrice, forse no. Forse non la sono mai stata. Forse la diventerò.

jane austen primavera

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