Il mio canto di Natale, ma non è un racconto.

Il mio canto di Natale, fra passato, presente e futuro. Una riflessione sul Natale e su questi giorni di festa.

Il mio canto di Natale arriva un po’ in ritardo, quest’anno: Natale è arrivato e passato.

Come sempre, il periodo natalizio è accompagnato per me da emozioni fortissime e contrastanti. Più passano gli anni più sembrano sovrapporsi i ricordi dei natali passati a quello presente, e più aumenta l’angoscia verso il futuro.

Era questo, forse, ciò che realmente accadde a Scrooge? Era questo che Dikens ha voluto raccontarci?

Una storia di conversione che abbiamo travisato, edulcorato, rovinato?

Sì.

Natale è la festa che ci pone davanti, inesorabile, lo scorrere del tempo, ci mette davanti alla realtà che nulla dura per sempre.

È una festa malinconica, che la nostra società ha caricato di aspettative come un enorme, deformato “sabato del villaggio” che appena giunge perde significato.

Lo spirito del Natale che ci raccontano e ci hanno rifilato, che ci hanno fatto credere a suon di panettoni tutti più buoni, di regali tutti più chic, di profumi e vestiti e trucco e profumo che per una notte ci rendono tutti più belli… non, non sono veri.

E invecchiamo, anno dopo anno, e i figli non guardano mai i giocattoli nuovi per più di dieci minuti, e a tavola i vecchi rancori covano sotto la sabbia. E no, la magia non funziona.

Ci abbiamo provato e creduto, ma non ha funzionato.

Sapete che cosa funziona? Amazon.

Amazon che ha venduto un sacco di regali, che ha mandato in giro una moltitudine di babbi natale col camioncino.

Sono qui, stamattina, prima che la famiglia si svegli e cominci una nuova giornata, a guardarmi intorno. Sono dotata di una fervida fantasia ed è come se li vedessi, tutti questi Natali passati che mi danzano intorno. Avverto l’ombra dei futuri e mi terrorizza.

E com’è il mio presente? Già, perché anche oggi è Natale. È Natale se non voglio darla vinta alla stupida storia della magia, che dura meno di un battito di ciglia e non ti accorgi che c’è.

Il presente.

Il presente, ce lo spiega il maestro di Kung fu Panda, è un dono.

E sapete qual è il dono del Natale? Un annuncio.

Tutto qui. Poche, semplici parole, portate in una notte, in un giorno come tanti altri.

Tutta questione, ahimè, si riduce a poche frasi, prese qua e là nella Paola delle messe della veglia e del giorno di Natale:

Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza!

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce.

E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;

Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Tutto qui. L’unica cosa che mette a tacere l’angoscia, che fa risplendere i Natali passati e dà un senso al presente.

Cartolina natalizia di fine Ottocento, Library of Congress

Vedo il mio corpo sfiorito e combatto per contrastare i segni del tempo, e guardo con invidia la gioventù delle donne televisive. Poi penso che se oggi sono ridotta così, è anche perché il mio corpo si è donato alla vita. Se il mio seno è uno straccio è perché ha lottato per nutrire, se la mia pelle non è tonica è anche per tutte le fatiche che ha sopportato.

In fondo, tutto passa. Vorremmo non fosse vero, ma è così. E ciò che ci rimane, dopo tutto, è solo l’amore. Tutto si misura su quanto abbiamo amato, su quanto abbiamo dato e pazienza se abbiamo fatto errori: siamo umani.

Ma la mia misura non sarà sulla taglia che porto, ma su quanto avrò abbracciato i miei figli.

La mia bellezza non sarà ricordata per la perfezione del trucco, ma per i miei sorrisi.

Che belli i piedi di chi porta buona notizie!

Il bimbo che è nato nella mangiatoia è venuto a sollevarci di tanti pesi: è venuto a dirci che la nostra misura è solo l’amore.

Sant’Agostino scrive “ama e fa’ ciò che vuoi”: ecco l’annuncio che ci è arrivato ieri nella notte.

Ci è stato dato un bambino.Dio si è lasciato cadere nel tempo, si è fatto carne. Se mi fermo un attimo e contemplo questa enormità, anche le mie angosce si placano.

So che non durerà molto. Sono una creatura fragile, immersa nel tempo, schiava delle paure e terrorizzata dai mutamenti.

Questo canto di Natale è fragile come me. Questo canto di Natale non risuona alto come il coro possente in una cattedrale.

È più simile a un piccolo coro stonato, ma è tutto ciò che riesco a fare.

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