L’attesa non è dolce

Ho perso per strada la poesia.

Me ne sono accorta poco fa, quando ho ascoltato la canzone di Laura Pausini “Celeste”, che un’amica mi ha postato su facebook.

Una canzone che è, appunto, pura poesia dedicata all’arrivo di una nuova vita, un inno d’amore a un figlio atteso.

Ascoltavo le bellissime parole e sentivo la differenza fra il livello della Pausini e il mio.

Devastante, scoprire di essere diventata prosaica quanto una pattumiera.

Sarà che la mia creatura nascerà in gennaio, un mese che ispira pochissimo sentimento, tuttavia pensavo a come sarebbe diverso un testo scritto da me sull’argomento: no, non si potrebbe scrivere una canzone con gli elementi che ho a disposizione.

Il cielo, prima di tutto, sarà grigio, e grigio farebbe rima con Gigio o con ligio, oppure con litigio.

Non ci saranno rondini, ma al massimo qualche corvo, non molto adeguato a una canzone romantica.

Io penso solo a come sarà complicato portare e andare a prendere mio figlio a scuola, con un neonato in carrozzina a zero gradi, su strade senza marciapiede e con macchine parcheggiate in doppia fila perchè tutti vogliono depositare i pargoli direttamente davanti al portone della scuola.

Penso che, se ci sarà la neve, dovrò mettere le catene alla carrozzina.

E già, quando mi allungo a riflettere su questi particolari, uso tutto il mio romanticismo, perchè di solito non arrivo nemmeno a considerare la logistica del “dopo parto”: queste cose sono già oltre l’ottimismo che mi rimane, che si ferma molto prima. Un pargolino in carrozzina lo si mette quando è sano, quando tutto il resto va bene, e io non arrivo ancora a fare valutazioni sul “vissero felici e contenti”, sono ancora nella fase “c’è una creatura nella mia pancia, solo Dio sa come sarà”.

Una sola ecografia in quattro mesi non mi ha rassicurata, per quanto la mia decisione di non fare altri esami più specifici per evidenziare malformazioni fosse l’unica possibile per me, la fede che mi ha condotta a questa decisione non mi ha messo al riparo dall’angoscia, dai dubbi, dalla paura.

Quanto invidio la Pausini e tutte le mamme da forum! Le leggo, quando scrivono “non vedo l’ora di vedere il mio *** (segue sempre il nome già definito), e sarà bellissimo, avrà un bel nasino, sarà così, sarà cosà… e fanno progetti.

Io no, non ci riesco.

Non riesco nemmeno ad accostarmi da lontano al pensiero di quando potrò vedere questa creatura. Non so se sarà maschio o femmina ( la prossima ecografia sarà in settembre), non oso nemmeno ripensare alla meraviglia di quello che ho visto nella prima.

Ho paura della felicità che potrei provare all’idea di questa vita nuova e al dolore che mi porterebbe una storia avversa. Ho solo paura, paura di non farcela, paura di non saper amare abbastanza, paura di non riuscire ad affrontare quello che mi aspetta.

Forse le mammine dei forum sono più giovani, molte sono in attesa del primo figlio… io mi sento solo vecchia e ridicola con la mia pancia spropositata per un quarto mese… mi sento sbagliata, inadeguata, in preda a un sottile e costante panico.

Avevo messo in conto che la gravidanza non sarebbe stata una passeggiata, non lo sono state nemmeno le altre, ma ho l’impressione che il tempo non passi mai, come quello che separa l’insonne dall’alba. La mia è una notte lunga mesi e mesi.

Pensieri confusi, affastellati gli uni sugli altri mi tormentano in continuazione, le emozioni si ingigantiscono a causa degli ormoni che sballano ogni percezione, da quella degli odori a quelle della sfera emotiva.

No, non c’è niente di dolce nella mia attesa. Non riesco a permettermi neanche di sognare che le cose andranno meglio.

Non mi concedo speranza.

Mi sento così sbagliata, rispetto a tutte le madri on line che leggo. Mamme che bacchettano le altre se vogliono fare la tinta ai capelli (il mio gine dice che non si può, è un sacrificio da fare per i nostri piccolini), o che dispensano consigli a quelle che hanno qualche settimana di gravidanza in meno. Sembra che tutte sappiano cosa vogliono, che cosa si aspettano, che cosa faranno una volta mamme.

Io so a malapena che cosa farò per arrivare a sera.

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