(La mia) Jane Austen

Due parole su Jane Austen

Piccola riflessione su Jane Austen, senza pretesa di critica letteraria

jane austenJane Austen. E immediatamente passano nella testa immagini, emozioni, ricordi.

Jane Austen e pensi a Mr. Darcy, alle sue diecimila sterline l’anno. Pensi a Colin Firth che esce da laghetto e speri che esca pure dalla TV e arrivi da te, che te lo meriti più di Lizzie. Anche se hai novant’anni.

Jane Austen e senti che il cuore, quando ritrovi le sue pagine, è lo stesso della prima volta che le hai lette. Ritrovi te stessa, ma sempre migliore.

Jane Austen è come ascoltare ogni volta la colonna sonora della propria vita, quella musica che ti fa sentire a casa.

Ma come ha fatto, ci si chiede?

Chi era questa donna che ha incantato milioni di lettori?

Una zitella, dicono alcuni, sopravvalutata dalle donne troppo romantiche.

Eppure nei romanzi di Jane di romanticismo ce n’è assai poco: basta leggere le dichiarazioni d’amore che vengono fatte verso la conclusione dei romanzi per capirlo: l’ardore c’è, ma viene raccontato. La passione c’è, ma non viene mostrata.

“Invano ho lottato. Non è servito. I miei sentimenti non possono essere repressi. Dovete permettermi di dirvi con quanto ardore vi ammiro e vi amo.”

Lo stupore di Elizabeth era inesprimibile. Lo fissò, arrossì, dubitò e rimase in silenzio. Fu considerato un incoraggiamento sufficiente, e seguì immediatamente l’ammissione di tutto ciò che lui provava, e aveva a lungo provato, per lei. Parlava bene, ma c’erano da descrivere sentimenti che andavano oltre quelli del cuore, e sull’amore non fu più eloquente di quanto lo fu sull’orgoglio.

(Orgoglio e Pregiudizio, cap. 11 vol. II)

il corteggiamento ai tempi di jane austenL’ironia regna invece su tutto e su tutti, ogni personaggio – buono o cattivo – non sfugge al giudizio impietoso dell’autrice, che delinea pregi e difetti di ciascuno ben cosciente di non parlare d’uno, ma della natura umana intera.

Se alcuni anni dopo Thackeray con altrettanta ironia dipingeva la fiera delle vanità, quel mondo di apparenza imperante nella buona società inglese, Jane Austen usa il suo sguardo acuto e disincantato per raccontarci l’Uomo. Sì: anche la donna e, forse a maggior ragione, il suo ricamo è quello del mondo che conosce meglio, quello femminile, delle donne prigioniere di salotti e convenzioni, costrette a fare del matrimonio il centro della vita.

Un obiettivo che lei però, non ha perseguito nonostante le occasioni.

jane austenDonna fiera ed emancipata o… altro?

Credo una donna fedele a se stessa, senza illusioni ma niente affatto priva di speranze.

Jane Austen non è stata una creatura della sua penna, non ha vissuto attraverso la vita delle sue eroine, semmai ha proiettato in loro la sua vita, le sue acute analisi, il suo sguardo lucido e la sua  brillante capacità d’osservazione.

In alcune di loro ha raccontato se stessa, attraverso loro ha raccontato i suoi valori. Attraverso altre ha sussurrato i suoi sogni e le sue speranze.

Elinor e Marianne: in una l’esaltazione di ogni buona qualità, nell’altra l’inno al romanticismo che l’autrice condannava.

Ma infine alla giovane, redenta attraverso la sofferenza, rinsavita, Jane Austen concede il trionfo di ogni felicità.

Alla fine Marianne diventa la sintesi perfetta di realismo e sensibilità.

Ma alla fine, anche se Jane Austen condanna i vari Willoughby e Wickham, non si può fare a meno di vederli come il padre di Lizzie, come sospetto li veda la stessa Autrice:

“È proprio un bel tipo”, disse Mr. Bennet, non appena furono usciti, “com’è sempre stato. Fa sorrisetti, smorfie strane, ci fa la corte a tutti. Sono straordinariamente fiero di lui. Sfido persino lo stesso Sir William Lucas, a esibire un genero più apprezzabile.”

(Orgoglio e pregiudizio, Volume III, capitolo 11 )

Amabili e consigliabili no, ma divertenti… sì.

No, Lidia, Londra e Gretna Green non sono la stessa cosa.
Sposare Lydia… una bella condanna!

Ci sono condanne peggiori, per la Austen, di quelle riservate agli egoisti e ai libertini: ci sono quelle per chi sceglie il denaro al posto della condotta onorevole (e infatti l’aspetto peggiore di Willoughby non è il comportamento da libertino, ma la scelta del patrimonio al posto dell’amore, cosa che gli garantisce l’infelicità), quelle per chi non impara dai propri errori, quelle per chi non ama.

Questo vuole essere solo un breve pensiero dedicato a Jane Austen, un modo di alzare i calici in suo onore, e non posso che chiuderlo con Persuasione, in cui maggiormente si sente l’Autrice che vuole parlarci. Già malata, già, probabilmente, conscia che la sua breve vita volgeva al termine, in questo romanzo più che in ogni altro ci parla di speranza.

Dicono che sia il romanzo delle seconde occasioni, a me invece sembra quello che esalta la maturità.

Passo dopo passo, Anne trova se stessa. Supera quella fase in cui gli altri decidono per lei, supera il dolore arrecato dalle mancanze innumerevoli della sua famiglia. Non importa a che età accade, sembra volerci dire la Austen, e non importa come. La vita comincia ogni giorno, da quando decidiamo di viverla appieno.

Jane Austen, la mia Jane, ha fatto così.

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Per approfondire:

http://www.jausten.it/

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