Gravidanza: le cose che nessuno dice

Gravidanza: Alcune cose che non ti raccontano

La Gravidanza è, a quanto pare, un argomento che sta attirando un po’ di visite al blog.

gravidanza maternità
Ho notato con un certo disappunto che dai motori di ricerca sono atterrati qui utenti di vario genere, molti cercando informazioni sull’argomento gravidanza, altri nel (vano) tentativo di trovare qualcosa che riguarda una nota pornostar e le sue avventure con un cavallo. Non chiedetemi che cosa abbia spinto Google a collegare quello che ho scritto riguardo alle mamme attempate e questa chiave di ricerca, perchè ancora mi sfugge il nesso.

In ogni caso, grazie per la visita.

Oggi mi piacerebbe tirare fuori un altro dei punti critici dell’attesa: quello che le donne non dicono, o meglio che dicono solo a chi ha già avuto l’esperienza gioiosa  della maternità. E anche qui, sorry, temo che non parlerò di cavalli.

Il primo punto spinoso:

Il parto televisivo.

Le abbiamo viste tutte, le donne che partoriscono in TV. Oggi va pure di moda un reality in sala parto, che mi sono rifiutata di guardare.

Ma nei telefilm, nei film, ogni tanto capita che qualche signora entri in travaglio.

Nella maggior parte dei casi la faccenda si svolge così:

– Cielo mi si sono rotte le acque… Ohi ohi aaaaahi ah.

– Signora, spinga. Brava!

-Ohi ohi aaaaahi ah.

– Eccolo vedo la testa. E’ nato.

maternità gravidanza
Poi alla neo mamma sudatissima viene consegnato un paffuto bambino di tre mesi.

Non so che effetto faccia alle altre donne, ma a me, quando arriva il bambino viene il sudore freddo, al pensiero che un testone di quelle dimensioni sia appena passato per la sua via naturale e ringrazio il cielo che nella realtà il pargolo consegnato sia molto più piccolo, raggrinzito e bruttino.

In effetti il neonato non è affatto bellino come nei film, di solito è un cosino sparuto, rosso o violaceo, con qualche pelo sulla testa e le manine da vecchio.

Dire che è bellissimo è proprio una cosa da mamme.

Poi si riprende, anche in fretta, però ho sentito qualche neo papà confidare che, al primo impatto, il neonato non abbia poi fatto una gran impressione. Specie se poi è subentrato il frequente ittero,  che ha aggiunto un colore giallognolo all’insieme.

Anche tutto il processo del parto non funziona affatto come in TV.

Intendo dire che non è affatto vero che a un tratto la futura mamma allaga la strada e si piega improvvisamente a partorire.

A volte le acque si rompono, altre no.

A qualcuna capita di perderle piano, quasi impercettibilmente, e di solito prima si ha un’avvisaglia grazie al “tappo mucoso”, una specie di sigillo di garanzia che si stappa prima di entrare in travaglio, magari alcuni giorni prima.

A volte (a me è capitato in entrambe le esperienze) le acque si rompono appena prima di partorire, dopo aver detto per un po’ Ohi ohi aaaaahi ah, o addirittura te le rompono le ostetriche durante le ultime fasi del travaglio. Questo è un poco frustrante, se hai visto molti telefilm.

mamma

La gravidanza e il cambiamento

Un altro punto spinoso è quello che riguarda tutta la fase precedente al parto. Non tutte le donne vivono allo stesso modo il rapporto col proprio corpo che cambia.

Ci sono donne che vivono con una serenità incredibile il rapporto col nascituro, provando una totale simbiosi col bambino per tutta la gravidanza.

Ma non sempre è così, e questo genera sensi di colpa.

A me non succede, quello che sento con molta chiarezza è l’alterità della creatura che vive con me. In realtà non sento “mio” il bambino, piuttosto ho l’impressione di portare con me un alieno con una sua vita indipendente, qualcuno che si fa i fatti suoi nella mia pancia.

Nelle prime fasi della gravidanza ci sono gli ormoni che provocano la nausea, alterano le percezioni, modificano il corpo: non riconosci più i gusti dei cibi, è come se qualcun altro annusasse, mangiasse, decidesse per te quello che ti piace o meno.

Poi, quando comincio a sentire i movimenti, mi accorgo che è proprio un’altra persona a convivere con le mie interiora.

Si muove quando ne ha voglia, non quando l’amica commossa appoggia la manina per sentire. Tendenzialmente, il nascituro si muoverà solo quando l’amica è andata a casa, quando tu decidi che è ora di dormire, quando ti sei appena seduta e conti di non dover visitare il bagno per un lungo tempo: in quel caso, il piccolo troverà il modo di comprimere la vescica e farti correre a caccia della toilette.

Spesso il nascituro ama trastullarsi con gli organi interni della madre. Blocca l’intestino, schiaccia il fegato, la vescica, comprime il nervo sciatico, blocca la circolazione. Di solito quando la gravidanza arriva a questa fase le donne gravide si limitano a sorridere dicendo “non vedo l’ora che nasca”, frase che tutti interpretano così “Oh, quanta poesia c’è nell’essere incinta, sarà ancora più dolce e poetico avere il mio bambino fra le braccia”.

Sì, Ok, in parte è così, il tuo piccolo lo vuoi conoscere, ma in certi momenti, tipo quando hai fitte lancinanti e non sai più come metterti perchè hai pancia ovunque, sogni principalmente di tornare a dormire da essere umano. Col pargolo a parte.

Il parto è una cosa naturale

Anche la morte, se è per questo. Il fatto che il parto sia naturale non significa che:

– sia indolore

– sia divertente

– sia un momento meraviglioso

Ho sentito molte donne dichiarare che è stato il momento più bello della loro vita. Sospetto che abbiano avuto alte dosi di antidolorifici, o che l’ossitocina le abbia stordite parecchio.

Io ricordo i dolori, ne conservo il terrore, così come ricordo bene alcune operazioni di routine durante il travaglio che non voglio assolutamente replicare.

essere mamma

Quello che ti raccontano in gravidanza

Esperienza comune delle donne in attesa è trovare una conoscente con racconti agghiaccianti.

Finchè non resti incinta, le amiche serbano gelosamente il segreto del loro parto, poi, quando per la prima volta capita a te scopri cose che non vorresti mai sapere.

Vere o non vere (tutte noi abbiamo ricordi contaminati dall’emozione e perciò un poco falsati) ecco alcune storie.

Il dottore mi è saltato sulla pancia.

No, gente, non scherzo: a me hanno raccontato di un atletico ginecologo che, vedendo le difficoltà del bambino a uscire, è balzato sulla gestante per spingere al suo posto. Tenete conto che il lettino da parto è piuttosto alto, le parti intime sono ad altezza di manovra.

Se dunque volete vivere questa esperienza vi consiglio di scegliere un ginecologo giovane e di chiedergli se frequenta abitualmente una palestra.

Vero è che a volte l’ostetrica aiuta la spinta con qualche manovra piuttosto dolorosa e che dopo il parto si usa un’altra manovra per favorire l’uscita della placenta, ma dubito che le sia necessario balzare addosso alla paziente.

 

Le agghiaccianti esperienze delle vecchiette

Le vecchiette sono una fonte inesauribile di racconti del terrore. Hanno i loro ricordi più quelli raccolti in anni di vita. Ne avranno sicuramente uno adeguato a fomentare le vostre paure. Siete al settimo mese, ormai sicure di non perdere più il bambino. Magari avete alle spalle una storia difficile, di gravidanze non andate a termine. Ecco, la vecchietta di turno vi sciorinerà dieci o dodici aneddoti di bambini nati morti, di parti prematuri e via discorrendo, concludendo con un sorriso “naturalmente non sarà il tuo caso, cara”.

Fuggite prima che aprano bocca.

Il mio parto è stato peggiore del tuo

Comunque vada, troverete qualcuna che ha avuto un parto peggiore del vostro.

Sentirete storie di tessuti lacerati, di punti di sutura, di travagli durati settimane, di esperienze extracorporee. Vi faranno vergognare della vostra banale episiotomia e dei due punti, istigandovi a creare per la prossima amica in gravidanza un racconto abbastanza orrorifico per non sfigurare.

Alla faccia del “il dolore si dimentica”: balla colossale, dovrete ricordarlo anche voi per tramandarlo ai posteri.

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 Prima regola: sbalordire.

In conclusione, se vi preparate a essere mamme, c’è solo una cosa che dovete sapere. La prima regola, dopo il parto, sarà sbalordire.

Quando toccherà a voi raccontare la vostra grande avventura dovete avere qualcosa di entusiasmante da raccontare. Vostro figlio, se nascerà di cinque chili, vi darà un grande aiuto perchè sarà lui a fare storia. Ma non sempre si può contare su questo, perciò preparatevi a vivere qualcosa che sia degno di essere tramandato.

Mia nonna tutti gli anni racconta che quando è nato il mio papà stavano passando gli aerei per bombardare Torino. Era una splendida mattina di dicembre e c’era il sole (così posso dire con certezza che il dicembre ’43 è cominciato all’insegna dell’alta pressione), e lei urlava così tanto che mio nonno è scappato nei campi.

Questo è un buon racconto, ad esempio.

Potete dire che il vostro travaglio è durato due giorni, tutti penseranno che avete passato due giorni a spingere: anche questo è buono, ma altre madri fiuteranno l’inganno, hanno avuto anche loro le contrazioni e sanno che cominciano spesso in anticipo e tutto sommato si sopportano bene per diverse ore.

Diciamo la verità: di parto, anche ai giorni nostri, si può morire. E ci pensiamo tutte, quando stiamo lì a spingere, perchè fa un male cane.

Ci possono essere mille problemi, gestosi, complicazioni, guai… nessuna sa che cosa l’aspetta e l’incognita è sempre spaventosa.

Poi, quando ci si trova mamme, tutto cambia, tutto prende un’altra prospettiva e sì, abbiamo bisogno di sentirci dire che abbiamo compiuto un’impresa epica, abbiamo portato alla luce un essere umano. Nonostante siamo fragili, spaventate, incerte, incapaci.

Questo, in effetti, è l’unica cosa che nessuno ci dice. “Sei stata meravigliosa, a costruire tutta questa creatura in nove mesi”. Passa per un fatto naturale, siamo tutti arrivati così, ma per chi porta in sé un figlio è qualcosa di indescrivibile.

Nessuno ci paragona a Indiana Jones, ma noi ci sentiamo così.

 

 

 

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