Aspettando Triagrion: il racconto parte 2

saga delle terre, lexon e dert
Dert e Lexon, Illustrazione di Elena Garzilli

“Dert!” esclamò Elena, rischiando di far cadere la tazza che ancora teneva fra le mani. Improvvisamente sentì la gola riarsa.

Il vecchietto si illuminò tutto, allargando la bocca, in cui mancavano parecchi denti, in un ampio e gioviale sorriso. La pelle già rugosa si accartocciò tutta, dandogli un aspetto raggrinzito come quello di certi cucciolotti.

“Madama Elena! Che fortunata coincidenza trovarvi giusto al nostro arrivo nelle vostre misteriose lande!” disse, tutto felice.

Elena, invece, si rabbuiò e gli rivolse una delle sue occhiate più truci, che usava in tribunale quando voleva mostrare tutta la propria riprovazione.

“Non è una coincidenza: è logico che il passaggio vi porti dove sta il libro, e io sono una dei custodi. Che cosa ci fate qui? È accaduto qualcosa nelle Terre?”

Dert lasciò cadere a terra tutto il cibo che aveva arraffato e si affrettò ad assumere un’espressione rassicurante, mentre avanzava, da vero teatrante, verso di lei per afferrarle le mani.

“Assolutamente no! Che vai a pensare, ragazza? Va tutto a meraviglia: la nostra Magistra regna saggiamente col suo giovanottone muscoloso, le creature esterne sono… be’, nei loro regni (e questo è già un’ottima cosa, direi)… il Supremo si diverte un mondo a Palàistra coi suoi studenti e noi…” un altro ampio sorriso, “siamo in vista qui!” terminò in un gioioso crescendo.

“Non ci rimarrete un solo minuto!” sbottò lei. Poi si accorse del viso abbattuto di Lexon. “Intendo dire, siete i benvenuti, soprattutto tu… voi… insomma: principe Lexon. Ma, Dert, sei una mina vagante. Forse non ti ricordi, ma hai abbandonato me, mio marito e i Dini a Ghidara, dopo averci fatto fare un viaggio a dorso di mulo per settimane, quando potevamo volare e arrivare in pochi giorni! Il povero Alberto Dini deve fare ancora fisioterapia, lo sai? Non so come dite nelle Terre, ma qui uno come te si definisce…”

“Ma cara ragazza” la interruppe Dert, “ero impegnato col mio allievo, qui” e indicò il ragazzo, “che necessitava di attenzioni. Insomma” la prese a braccetto e la condusse in giro per la stanza, mentre Elena, troppo sorpresa per reagire, si lasciava guidare come una marionetta. “Lexon non sta molto bene” le sussurrò. “Ho passato gli ultimi due anni in giro con lui per i regni esterni e per le Terre: siamo andati ovunque ci guidasse la magia, ma egli è senza pace. Senza allegria. Non so come riesca a  essere così serio standomi accanto. Avete presente me? Potete pensare a un compagno migliore per fare bisboccia? Ma lui, no. Serio, triste. Sempre. Le Feiirie più belle gli si buttavano addosso: nulla, neanche una seratina allegra. E alla sua età, accidenti! Perbacco, avrei fatto di meglio io alla mia!”

Elena arrossì e si divincolò dalla presa del vecchietto libertino. “E avete pensato di portarlo qui? E per quale motivo?” Era perfettamente inutile ricordargli che fra i due mondi avevano deciso di interrompere i contatti. Che soprattutto i maghi naturali, in particolare, avrebbero dovuto evitare di giungere nella sua dimensione. Quando andava bene, la magia non varcava il passaggio, ma le cose erano cambiate e Lexon, più di ogni altro mago, costituiva un caso eccezionale.

Guardò il ragazzo che, avvolto nel suo manto nero, si era limitato a mettersi in un angolo, attendendo silenzioso e cupo che loro due parlassero. Sembrava assorto nei suoi pensieri con una concentrazione tale da metterla a disagio.

Il mago più potente delle Terre. Da quando era ancora un ragazzino. Quanto doveva essere pesante avere una simile responsabilità?

Aveva subito pesanti lutti, aveva vissuto esperienze che lei non immaginava neppure. Di lui avrebbe narrato la storia, era destinato a divenire leggenda nelle Terre.

“Speravo che perdendo la magia per un po’ gli ritornasse il sorriso” spiegò Dert. “Che poi è un modo educato per dire che l’ho portato qui a cercare una donna, perbacco!”Aspettando Triagrion:

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